Da un anno e mezzo alla guida di Anpam, l’associazione nazionale dei produttori di armi e munizioni civili e sportive, Giovanni Ghini ha chiara la strada da percorrere per tutelare il suo settore anche nel segno della sostenibilità. “Lo stiamo facendo, ma ci vuole tempo. Abbiamo performance da rispettare, non si può cambiare dalla sera alla mattina”, ha detto intervistato da GEA nel corso dell’evento ‘How we can governe Europe?’, tenutosi martedì e mercoledì a Roma, nella cornice della nuova sede di Commissione e Parlamento europeo.
Presidente Ghini, l’Europa è in fase di discussione sulle strategie della difesa. Dal suo punto di vista questo percorso si sta svolgendo nel modo giusto o manca ancora qualcosa?
“Io credo che debba essere presa in considerazione l’evoluzione che c’è stata in questo ultimo anno. E credo che il conflitto russo-ucraino abbia creato delle nuove priorità. E a queste nuove priorità l’Europa e l’insieme delle nazioni devono dare una risposta. Per quello che riguarda l’industria, deve dare una risposta compatibile con quelli che sono i tempi dell’industria. Non sempre i piani che l’Europa propone possono essere seguiti dall’industria così come un piano quinquennale di nota memoria”.
Sul piano ambientale e della sostenibilità che progressi ha fatto l’industria delle armi?
“In generale l’industria si sta muovendo verso una completa sostenibilità. Ci sono studi e ricerche per sostituire con materiali sostenibili quelli che sono sempre stati i materiali utilizzati nel tempo. Però ci vuole pazienza perché noi abbiamo delle performance da rispettare e non possiamo dalla sera alla mattina, o nel giro di poco tempo, dare le risposte tecniche che il committente, come può essere l’esercito, si aspetta. In questo caso noi abbiamo bisogno di tempo per lavorare, anche se il nostro sforzo è cominciato ad esempio per sostituire le plastiche con materiale biodegradabile o compostabile”.
Dal punto di vista pratico, il reperimento delle materie prime per la produzione è un problema o il vostro settore non sta vivendo queste difficoltà?
“Diciamo che all’inizio è stato un problema, l’industria delle munizioni si è dovuta adeguare con tempi non propri. Nel senso che era abituata ad avere un canale che riforniva in continuazione e invece si è ritrovata a disagio per la crescita degli ordini e per la difficoltà a reperire materie prime. Il vero problema oggi è di natura strategica. Ovvero da dove le prendiamo queste materie prime, perché oggi le troviamo ma le stiamo prendendo sostanzialmente per più della metà quelle tradizionali fuori dall’Europa e quasi integralmente per quelle non tradizionali, che dovrebbero sostituire, fuori dall’Europa. Quindi siamo al 100% di dipendenza straniera”.
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