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Trovato l’ultimo corpo: 5 i morti nell’esplosione alla raffineria di Calenzano

Cinque morti, una ventina di feriti, di cui tre ancora ricoverati in gravi condizioni. Con il ritrovamento dei tre dispersi è salito ancora il bilancio dell’esplosione avvenuta lunedì presso la raffineria Eni di Calenzano, in provincia di Firenze. E all’indomani della tragedia “è assolutamente prematuro ipotizzare la natura” dell’incidente, come ricorda la società che, assicura, “sta collaborando strettamente con l’autorità giudiziaria per individuare quanto prima, in modo rigoroso tramite le opportune e approfondite verifiche tecniche, le cause reali dell’esplosione”. Anche il ministro della Protezione civile, Nello Musumeci, che è in contatto con il prefetto di Firenze, Francesca Ferrandino, conferma che rimangono “ancora incerte le cause che hanno determinato la devastante deflagrazione”. Sarà, quindi, compito della magistratura accertarne le cause. Il procuratore capo di Prato, Luca Tescaroli, che ha aperto un’indagine, spiega che “al momento dell’esplosione erano presenti diverse autobotti parcheggiate all’altezza degli stalli di approvvigionamento del carburante”. L’area in cui è avvenuta la deflagrazione è stata posta sotto sequestro.

Dei tre feriti ancora ospedalizzati, uno si trova all’ospedale di Careggi a Firenze e due a Cisanello a Pisa. Quattro dei ricoverati a Careggi sono già stati dimessi. I presidi ospedalieri di Prato, Torregalli, Santissima Annunziata di Ponte a Niccheri e Empoli, hanno prestato soccorso nella giornata di ieri ad almeno ventuno altri feriti, già tutti dimessi. Di questi diciannove si sono presentati autonomamente. Nel dettaglio: all’ospedale di Prato sono state assistite quattordici persone, a Torregalli tre persone, altrettante ad Empoli ed una al Santa Maria Annunziata di Ponte a Niccheri. “Continuiamo – osserva il presidente della Regione Toscana, Eugenio Giania seguire con attenzione la vicenda e la Regione, in tutte le sue articolazioni, è impegnata a partire con il suo sistema sanitario”.

Dal punto di vista ambientale, la situazione sembra rientrata. Arpat fa sapere che le concentrazioni di fumi nell’aria sono “trascurabili”. L’incendio, dice l’Agenzia, “è durato meno di un’ora e dai rilevamenti della stazione meteo della Regione Toscana più prossima all’evento (vicino alla discarica di Casa Passerini) si è evidenziato che i fumi si sono innalzati per una quota stimabile in 100-200 metri dal piano di campagna per effetto della differente densità rispetto all’atmosfera, per poi stabilizzarsi per effetto del vento teso in quota”.

Mentre le indagini seguono il loro corso, si apre il capitolo della sicurezza, sia quella dell’impianto, sia quella dei lavoratori. Con l’esplosione a Calenzano, dice il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, “si pone un tema di sicurezza sul lavoro. Purtroppo questa è una piaga nazionale che noi assolutamente dobbiamo combattere, dobbiamo essere determinati nel far rispettare quelle che sono le regole di lavoro”. E Giuseppe Carovani, sindaco del comune sede dell’impianto invita a “trovare soluzioni diverse perché la presenza del deposito Eni diventa incompatibile con un problema di incolumità che riguarda l’area circostante che è il cuore della Piana fiorentina”. “La preoccupazione per il futuro – sottolinea il primo cittadino – è evidente. Una cosa è parlare di un piano di emergenza per un’azienda a rischio incidente rilevante sulla carta, il fatto che sia effettivamente accaduto cambia il tenore della riflessione che dobbiamo fare”.

Elena Fois

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