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Draghi a Kiev con Macron e Scholz: “Sbloccare grano, scadenze avvicinano al dramma”

L’arrivo dei leader della ‘locomotiva’ europea a Kiev è un segnale fortissimo. Atteso, forse leggermente in ritardo rispetto alle aspettative, ma comunque potente in una fase delicatissima della guerra scatenata dalla Russia e che non accenna a fermarsi. Il premier italiano, Mario Draghi, il Presidente della Repubblica francese, Emmanuel Macron, e il cancelliere tedesco, Olaf Scholz, hanno viaggiato per tutta la notte dal confine polacco a bordo di un treno con arredi che definire ‘vintage’ è un complimento, ma uniti e con la voglia di portare il messaggio che l’Ucraina può contare sull’Europa.

Non a caso la prima tappa è Irpin, a una manciata di chilometri dalla Capitale: una delle città più colpite dai bombardamenti dell’esercito russo. E che colpisce al cuore i leader del Vecchio continente. “Fatti terribili, che turbano nel profondo e che condanniamo senza esitazioni – dice l’ex Bce nella conferenza stampa al termine dell’incontro con il presidente, Volodimir Zelensky. Durante la quale spiega di aver “sentito orrore ma anche speranza per la ricostruzione, per il futuro”. E dunque “siamo qui per questo, per aiutare l’Ucraina a costruire il suo futuro”. Anzi, puntualizza: “Siamo a un momento di svolta nella nostra storia”.

L’Italia sosterrà l’ingresso di Kiev nell’Ue, così come faranno anche Parigi e Berlino. Ma prima c’è un percorso di riforme da affrontare, ma soprattutto devono tacere le armi. Subito, perché oltre a morte e distruzione, il conflitto si porta appresso altre terribili appendici. Come la crisi alimentare. E su questo punto Draghi non usa affatto giri di parole, perché Mosca intenda: “Dobbiamo sbloccare le milioni di tonnellate di grano che sono bloccati nei porti del Mar Nero. Ho appreso oggi che ci sono due settimane per sminare i porti, il raccolto arriverà alla fine di settembre, e una serie di scadenze che diventano sempre più urgenti. Sono scadenze che ci avvicinano regolarmente, inesorabilmente al dramma”.

Per evitare questa ennesima tragedia, però, l’ex Bce chiede di “creare con la massima urgenza dei corridoi sicuri per il trasporto del grano”. Questo perché “la crisi umanitaria in Ucraina non deve trasformarsi in una catastrofe mondiale”, perché “il dramma di una carestia mondiale concentrata nei Paesi più poveri si sta avvicinando“. Il capo del governo italiano individua come “unico modo di procedere” quello di arrivare a una risoluzione Onu “che regoli la creazione di corridoi nel Mar Nero”. Ma, conferma Draghi, “la Russia finora l’ha rifiutata”. Il tempo, però, stringe “i nuovi raccolti arriveranno verso settembre e dovranno essere depositati nei silos oggi pieni“, poi “bisogna anche pensare alla distribuzione di questo grano nei Paesi che hanno più bisogno, quindi una delle richieste che farò al segretario generale delle Nazioni Unite, nel prossimo incontro del G7, sarà di avere una linea temporale, un programma“.

In questo scenario la visita congiunta a Kiev con Macron, Scholz e il primo ministro della Romania, Nicolae Ciucà, assume un significato geostrategicamente decisivo. “Questo è il momento dell’Europa”, avverte ancora Draghi. Che invita i partner Ue a “raccogliere le sfide che abbiamo davanti a noi con coraggio, lo stesso coraggio che ha dimostrato il presidente Zelensky, con determinazione, con unità”.

C’è un punto, però, su cui non si può soprassedere. Per dirla tutta, è cruciale. Lo individua Draghi, ma è condiviso anche dai partner europei: “Qualsiasi soluzione diplomatica non può prescindere dalla volontà di Kiev, da quello che ritiene accettabile per il suo popolo. Soltanto così possiamo costruire una pace che sia giusta e duratura”.

Nadia Bisson

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