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Draghi: “Avanti con il price cap e le rinnovabili”

Accelerare lavori sul price cap del petrolio e del gas, senza dimenticare la transizione ecologica e guardando verso il futuro. Al termine del G7 a Elmau, il presidente del Consiglio Mario Draghi fa il punto illustrando accordi e decisioni prese insieme a una parte dei leader che governano il pianeta. Nonostante rappresenti ormai una “minoranza nel mondo“, il vertice è stato come sempre un punto di raccordo della politica ‘tout court’, con temi portanti come quelli connessi alla sicurezza e alla difesa: “Abbiamo confermato il nostro impegno sul fronte delle sanzioni alla Russia, che è essenziale per portare Putin al tavolo dei negoziati”, dichiara il premier. Al summit dei ‘Grandi’, in Baviera, sono state prese in considerazione anche le emergenze riguardanti il grano fermo nei porti ucraini, oltre alla situazione legata agli sviluppi della guerra.

ENERGIA

Al vertice si è trovata una larga intesa sulle misure per limitare i costi dell’energia. “Abbiamo dato mandato ai ministri per lavorare con urgenza a un tetto del prezzo di gas e petrolio e a come applicarlo”, dichiara Draghi. La Commissione Europea, a quanto pare, accelererà il lavoro sul price cap: “Una decisione che accogliamo con favore”, la sottolineatura. Il rapporto Ue sarà pronto a settembre e la discussione avverrà a ottobre, ma…. “Se si farà prima? Ce lo auguriamo, l’importante è che la base sia solida“, chiarisce il presidente del Consiglio.

E l’Italia? Alle prese con la riduzione degli approvvigionamenti da Mosca e l’aumento vertiginoso dell’inflazione, il rischio di sbandamenti è alto. Invece “l‘economia funziona”, riferisce il premier, specificando in seguito il motivo delle sue parole con dei numeri esplicativi: “Abbiamo già sostituito buona parte del gas russo. Lo scorso anno, in questo periodo, la nostra dipendenza era del 40%, ora siamo al 25%”. Anche sul fronte delle rinnovabili le stime sono positive: “Abbiamo potenziato gli investimenti, nei primi 6 mesi dell’anno abbiamo prodotto energia pulita tre volte di più di quanto è stato fatto negli ultimi 4-5 anni”.

L’ex presidente Bce rassicura poi tutti coloro che temono la regressione della transizione ecologica a causa della necessità dell’utilizzo fonti non rinnovabili come gas, petrolio e carbone: “Alcune persone temono che visto il nostro bisogno di energia potremmo tornare indietro sui nostri obiettivi sul clima, ma non sta succedendo”.  Guardando al futuro, ad esempio, il premier vede una possibile riconciliazione degli obiettivi a breve periodo con quelli a lungo periodo con i paesi in via di sviluppo: “Se dobbiamo investire in infrastrutture gas, si deve fare in modo che possano trasportare anche l’idrogeno incrementando i nostri investimenti in rinnovabili in Africa e Africa del nord“.

GRANO

Secondo il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres, “siamo ormai vicini al momento della verità“. La situazione del grano in Ucraina “deve essere sbloccata in tempi rapidi, anche perché occorre immagazzinare il nuovo raccolto“, ribadisce Draghi. Ma la soluzione sembra essere più vicina di quanto si possa pensare: “Molti di noi credevano che occorresse sminare i porti per riuscire a portare fuori il grano, ora invece ci sono dei corridoi sicuri attraverso cui far passare le navi. Questo – aggiunge – significa guadagnare dalle due settimane a un mese di tempo, perché questi erano i tempi per far fare uno sminamento”. In ogni caso, la situazione in real-time è questa: “La Russia ha accettato che ci sia un gruppo di 3 Paesi, Ucraina, Turchia e Nazioni Unite. Quello che tutti stanno aspettando ora è il sì finale del Cremlino”. E si tratta di una conferma che, come assicurato da Guterres, dovrebbe arrivare presto.

La situazione, dunque, è più incoraggiante di quella che conoscevamo fino a una settimana fa ma occorre rimanere con i piedi per terra. Infatti, nonostante queste notizie facciano ben sperare, per il premier, “è prematuro essere troppo ottimisti”.

AFRICA

Durante il G7 “siamo tornati sulla questione climatica e sulle conclusioni raggiunte“, spiega l’ex presidente Bce. Il presidente dell’Unione Africana ricorda che “l’Africa con il 30% della popolazione mondiale contribuisce solo per il 3% alle emissioni totali. Se usasse tutti i combustibili di origine fossile a disposizione, le emissioni sarebbero al 3,4%“. Sono stime – considera Draghi – ma si capisce che il peso di questi provvedimenti per salvare il clima ricade sproporzionatamente sull’Africa e sui Paesi più poveri.

 

Nadia Bisson

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