Consumatori sul piede di guerra per il ‘rally’ dei prezzi carburanti

Qualche variazione sui prezzi dei carburanti. Ma non incisiva. Sicuramente non sufficiente per le associazioni dei consumatori, che da settimane reclamano un intervento più deciso del governo per evitare il proverbiale salasso alla pompa. “Una vergogna” soprattutto per il diesel, sostiene senza mezzi termini il presidente dell’Unc, Massimiliano Dona, dato che nonostante il taglio di 30,5 cent deciso dal governo e il petrolio ormai sotto i 100 dollari, il gasolio non è ancora sceso sotto i prezzi pre-conflitto in Ucraina. Secondo il portale Osservaprezzi del Mise (aggiornato all’11 aprile), il prezzo medio della benzina in modalità self si attesta a 1,768 euro/litro (in calo rispetto a 1,775 del precedente monitoraggio), quello del gasolio è 1,763 euro/litro (era 1,771). Per quanto riguarda il servito alla pompa, la benzina vale mediamente 1,908 euro/litro (in lieve calo rispetto a 1,911) e il gasolio a 1,905 euro/litro (era 1,908). Continua il rally del metano auto, rilevato mediamente a 2,296 euro/litro mentre per il Gpl i prezzi vanno da 0,848 a 0,869 euro/litro.

Le elaborazioni dell’Unione nazionale consumatori (Unc), non cambiano di molto: “Se la benzina in modalità self service è a 1,765 euro al litro, un prezzo inferiore a quello della rilevazione del 24 gennaio, quando era pari a 1,779 euro al litro, il gasolio è a 1,761 a euro al litro, un livello ancora maggiore al dato registrato il 28 febbraio, dopo lo scoppio della guerra, quando era 1,740 euro” ha spiegato oggi Dona, che nella sua elaborazione incrocia i dati antecedenti e successivi all’invasione russa in Ucraina. “In particolare, dal confronto tra 21 e 24 febbraio, se un litro di benzina, dopo l’intervento del governo, costa circa 8 cent in meno, con un calo del 4,6% ovvero 4,23 euro per un pieno da 50 litri, un litro di gasolio è aumentato di quasi 4 cent (+3,82), ovvero quasi 2 euro a rifornimento”. Secondo il presidente Unc, “anche la benzina resta comunque più cara rispetto all’inizio dell’anno e costa il 2,7% in più, ovvero 2,29 euro per un pieno di 50 litri, 55 euro su base annua. Un litro di gasolio è salito addirittura dell’11,1%, 8,76 euro a rifornimento, equivalenti a 210 euro annui”.

L’appello, più che un auspicio, è che il governo riduca ulteriormente le accise e prolunghi oltre il 2 maggio il provvedimento. Ciò che prevede Assoutenti, infatti, è una nuova impennata dei prezzi dopo la Festa dei lavoratori. “L’emergenza prezzi non è ancora finita – spiega il presidente Furio Truzzi – ed è necessario prorogare il taglio delle accise per altri 6 mesi o almeno fino a che i listini alla pompa non torneranno a livelli accettabili, in modo da calmierare l’inflazione e salvaguardare le tasche delle famiglie”. Il caro-carburanti continua a essere una minaccia per milioni di imprese e famiglie e ad avere effetti depressivi sull’economia italiana. Il Codacons sostiene ad esempio che peserà sulle vacanze di Pasqua degli italiani, che continuano a pagare i rifornimenti fino al 22,7% in più rispetto allo scorso anno. “Oggi la benzina costa il 12,2% in più rispetto allo stesso periodo del 2021, mentre per il gasolio si spende addirittura +22,7%, con un aggravio di spesa pari a +16,2 euro a pieno – spiega il presidente Carlo Rienzi – Il caro-carburante peserà come un macigno sulle vacanze di Pasqua degli italiani, aggravando la spesa per i rifornimenti a danno di milioni di famiglie che si metteranno in auto per trascorrere le feste fuori casa”.

Nadia Bisson

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