Lavorare per cercare di rendere ancora più conveniente, grazie a un rapporto stabile tra prezzo dell’energia elettrica e prezzo del gas, l’uso di una pompa di calore elettrica. É questo l’obiettivo a cui guardare in vista dell’approvazione del piano europeo sulle pompe di calore, ormai slittata al 2024. La Commissione europea, infatti, sta lavorando a un piano di azione da presentare il prossimo anno, come passo successivo una volta adottata la direttiva sulle ‘case green’. Il piano sarà finalizzato ad accelerare la diffusione delle pompe di calore, e dovrebbe riguardare soluzioni di riscaldamento autonome o altre soluzioni combinate, come il teleriscaldamento e il teleraffreddamento efficienti. “Il piano ha un respiro di lungo periodo quanto il Green Deal. In una logica di lungo termine, lo slittamento di qualche mese non ne pregiudica l’efficacia. Nel frattempo siamo già al lavoro per rendere sempre più economicamente attrattiva la pompa di calore”, ha spiegato a GEA Marco Dall’Ombra, capogruppo pompe di calore di Assoclima.
Il piano europeo, il cosiddetto ‘Heat Pump Action Plan’, si basa su 4 punti cardine: un ‘accelerator’, ovvero garantire che le pompe di calore possano essere ampiamente utilizzate senza compromettere la stabilità della rete elettrica; una parte legata alla comunicazione e alle competenze; un quadro legislativo; e finanziamenti per una futura generazione di incentivi. Su questo ultimo punto, Assoclima propone che le tecnologie utilizzabili negli interventi generali di riqualificazione energetica siano raccolte in tre gruppi, in funzione delle loro emissioni di CO2, della percentuale di energia rinnovabile utilizzata e della loro efficienza (in termini di minore energia primaria utilizzata). “L’incentivo riconosciuto dovrà essere tanto maggiore quanto più elevato sarà il contributo fornito al raggiungimento di questi tre obiettivi”, continua Dall’Ombra convinto che applicando questo schema (che include le pompe di calore elettriche nel gruppo delle tecnologie più performanti) “sia possibile decarbonizzare il parco installato esistente raggiungendo, entro il 2030, valori di emissioni prossimi agli obiettivi europei previsti dal Green Deal”.
In Italia al momento si contano 18,8 milioni di pompe di calore, di cui 17,5 milioni sono rappresentate dai cosiddetti ‘split’ aria ad aria, “apparecchi molto efficienti in grado di raffrescare e riscaldare le abitazioni. Oltre 1 milione sono invece installate in negozi, uffici e in molte altre attività economiche“.“Se si considera che sono circa 18 milioni le caldaie a gas autonome installate in Italia, si può concludere che le due tecnologie sono praticamente equiparabili in termini di diffusione. Il limite? In un mercato libero dell’energia, non sempre il prezzo è tale per cui ci sia una convenienza economica nell’investire su una pompe di calore”, continua l’esperto. Assoclima ha calcolato che l’efficienza media stagionale (SCOP) del parco già installato di pompe di calore in Italia è di circa 3,6. Ogni qualvolta il rapporto tra il prezzo dell’energia elettrica e quello del gas è inferiore a 3,6 l’utilizzo di una pompa di calore elettrica è più conveniente rispetto a una caldaia a gas. In condizioni normali di mercato per l’Italia questo valore è mediamente circa 2.6/2.8. Quindi, “usare in riscaldamento la pompa di calore elettrica è sempre conveniente ma con i risparmi ottenuti recuperare l’investimento richiede tempi lunghi. Per ridurre questi tempi e sostenere la diffusione delle pompe di calore elettriche, questo rapporto dovrebbe scendere stabilmente a 2”, spiegano da Assoclima che fa parte di EHPA (European Heat Pump Association). “Questo tema quindi è già oggetto di dialogo con la Commissione Ue. Il prossimo 21 e 22 novembre porteremo la nostra proposta all’attenzione di Arera, nell’ambito delle audizioni pubbliche sul Quadro Strategico 2022-2025”, aggiunge Dall’Ombra.
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