US President Donald Trump departs after addressing a joint session of Congress in the House Chamber of the US Capitol in Washington, DC, on March 4, 2025. (Photo by ALLISON ROBBERT / AFP)
Un calcolo che rientra nell’ambito dell’astrologia? Gli economisti di tutto il mondo sembrano sbalorditi dalla formula scelta dall’amministrazione Trump per valutare i dazi doganali imposti dagli Stati Uniti al resto del mondo. “Questo è per l’economia ciò che il creazionismo è per la biologia e l’astrologia per l’astronomia”, ha scherzato l’ex Segretario al Tesoro Larry Summers su X. Il presidente Donald Trump ha annunciato mercoledì una serie di dazi doganali senza precedenti sulle importazioni statunitensi, che vanno da un minimo del 10% per tutti, al 50% per un paese povero come il Lesotho.
A sostegno della sua decisione, il capo della Casa Bianca ha presentato un grafico a due colonne, che elenca a sinistra i dazi applicati secondo lui alle esportazioni statunitensi dai partner commerciali di Washington, e a destra i nuovi dazi che saranno imposti dagli Stati Uniti a partire da sabato a ciascun paese. Per “gentilezza”, come ha spiegato Trump, i nuovi dazi doganali saranno circa la metà di quelli praticati da Washington nei confronti dei paesi stranieri. Ad esempio, la Casa Bianca ha calcolato che l’Unione europea tassa le importazioni statunitensi al 39%. In risposta, gli Stati Uniti intendono quindi tassare le esportazioni dell’UE al 20%. Il problema è che il calcolo non corrisponde alle statistiche dell’Organizzazione mondiale del commercio (OMC). Secondo quest’ultima, l’UE applica in media un dazio doganale dell’1,7%, molto lontano dal 39% avanzato da Donald Trump.
Per quanto riguarda la Cina, secondo la Casa Bianca, applicherebbe una tassa del 67% sui prodotti americani. Ma nel 2024, secondo la WTO, essa applicava una tariffa doganale media del 4,9%. Per il suo calcolo, la Casa Bianca afferma di aver preso in considerazione altre barriere commerciali oltre ai semplici dazi doganali, citando in particolare le norme ambientali o la manipolazione dei tassi di cambio. Ma è difficile capire come queste barriere non tariffarie possano essere tradotte in cifre.
Il rappresentante americano per il commercio ha pubblicato una formula con molteplici variabili espresse in caratteri greci. L’amministrazione Trump ha diviso la bilancia commerciale (la differenza tra importazioni ed esportazioni) per il valore delle importazioni, indipendentemente dal paese. Una formula che non tiene conto delle specificità dei legami commerciali. “La formula si basa sul valore relativo del surplus commerciale con gli Stati Uniti”, confermano gli economisti della Deutsche Bank. “Questo approccio è talmente pieno di errori che è difficile capire da dove iniziare”, ha scritto sul suo blog il premio Nobel per l’economia Paul Krugman, sottolineando che i calcoli tengono conto solo dei beni scambiati, tralasciando i servizi. Alla fine, questo metodo è “stupido”, ha concluso. Applicando la formula pubblicata dall’amministrazione alle statistiche americane del 2024, l’AFP ha ottenuto le cifre presentate dal presidente americano. I nuovi dazi doganali annunciati per ogni paese corrispondono a questo risultato, diviso per due. Se la formula dà meno del 10%, o in caso di surplus commerciale, gli Stati Uniti applicano uniformemente un tasso minimo del 10%. È il caso di oltre un centinaio di paesi o territori, tra cui il Regno Unito e l’Australia. Per un motivo sconosciuto, solo l’Afghanistan, tassato solo al 10%, non corrisponde a questo calcolo, dato che Kabul ha un ampio surplus commerciale con gli americani. “È ormai evidente che l’amministrazione Trump non ha utilizzato i dati doganali per calcolare i dazi reciproci”, afferma Larry Summers. “Questa politica tariffaria non ha alcun senso, anche se si crede nel protezionismo”.
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