I ‘compiti a casa’ sono stati fatti, ora per Enel si apre un “nuovo capitolo della crescita”. Sono le parole usate dal ceo, Flavio Cattaneo, per presentare il Piano strategico 2025-2027 dell’azienda, che resta in linea con il precedente, ma compie un upgrade, senza lasciare il sentiero dei tre pilastri: redditività, efficienza, sostenibilità. La base di partenza è la riduzione dell’indebitamento, atteso a fine anno in discesa al 2,4 in rapporto all’Ebitda (nel 2022 era al 3,1), mentre la stima al 2027 del costo complessivo è del 3,9% e un apporto delle fonti di finanza sostenibile che sale di cinque punti, al 75%. Numeri che portano a sostenere come Enel sia tra le migliori nel settore, grazie anche alla scelta di puntare su geografie e attività “core”, dunque riducendo i rischi.
Con questi risultati l’obiettivo del nuovo Piano è sì ambizioso, ma realizzabile: circa 43 miliardi di euro di investimenti totali lordi, di cui 26 miliardi (+40%) nelle Reti, asset su cui l’azienda punta molto per il prossimo triennio.
“Saranno la colonna di questo processo, qualunque sia il quadro politico”, scandisce l’amministratore delegato. Il 78% degli investimenti sarà realizzato tra Italia (oltre 16 miliardi) e Spagna (4 miliardi), mentre il 22% in America Latina (6 miliardi). Con la previsione di un incremento della Regulated Asset Base (Rab) del gruppo a circa 52 miliardi nel 2027.
La novità del Piano è, però, la newco che sarà creata per “consolidare gli asset di connessione esistenti e quelli nuovi, sia di proprietà che di terzi, gestendo attività di Operation and Maintenance (O&M) e di costruzione”. Esplorando, allo stesso tempo la strada dei Data Center, un modello di business in crescita, che lo stesso Cattaneo definisce “molto promettente”. Del resto, sebbene la mission iniziale sarà consolidare gli asset già presenti in Italia e Spagna, la stima sul valore della società a 1 miliardo fa ben sperare. Così come le lettere di interesse già pervenute, circa 50, “da differenti fondi e aziende”. Inoltre, essendo “la connessione vitale” la location gioca a favore: “Stare dove c’è già è un vantaggio non di poco conto” spiega infatti Cattaneo, aprendo all’ipotesi di poter utilizzare le centrali a carbone chiuse o in chiusura, come Trino, Civitavecchia e Brindisi, che dal punto di vista infrastrutturale sono già pronte.
Per la newco non è escluso affatto il coinvolgimento partner in questa società, ma “non di private equity”, chiarisce il ceo. Meglio le municipalizzate o quelle che possono portare know-how e strutture. Profili, insomma, alla A2A: “Penso che lo proporremo anche a loro, vedremo cosa ci risponderanno”.
Nel nuovo Piano strategico sono previsti anche 12 miliardi di euro per le rinnovabili, con un aumento di capacità pari di 12 GW e un migliorato del mix tecnologico che prevede oltre il 70% di eolico onshore e tecnologie programmabili (idroelettrico e batterie), arrivando a un totale di circa 76 Gw di capacità e incrementando di oltre il 15% la produzione rinnovabile al 2027. Ancora, circa 2,7 miliardi di euro saranno investiti nei Clienti, di cui circa l’85% nei Paesi con presenza integrata, offrendo un portafoglio di soluzioni bundled con energia, prodotti e servizi.
Tutti fattori che portano a stimare un Ebitda (margine operativo) di gruppo con “aumenti fino a un valore compreso tra 24,1 e 24,5 miliardi” e un utile netto in crescita per un valore compreso tra 7,1 e 7,5 miliardi.
Buone notizie anche per gli azionisti, perché i buoni numeri raggiunti permettono all’azienda di proporre alla prossima assemblea la distribuzione di un dividendo di 0,46 euro per azione, in aumento rispetto allo 0,43 euro del Piano precedente. Inoltre, Cattaneo, che usa più volte la parola “flessibilità” per gli investimenti durante il Capital Markets, assicura che “laddove non riuscissi a trovare investimenti redditizi, i fondi verrebbero usati come remunerazione per gli azionisti. Facciamo impresa – spiega -, quindi ‘investo per guadagnare’”.
Resta alta l’asticella anche per quanto riguarda i temi ambientali, perché il gruppo conferma la volontà di chiudere tutti i rimanenti impianti a carbone entro il 2027 e la “ambizione di raggiungere zero emissioni in tutti gli Scope entro il 2040”, continuando a “salvaguardare il tessuto socio-economico attraverso il proprio piano di Just Transition”.
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