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Farquhar (Goldman Sachs AM): Performance green bond superiori a quelli convenzionali

Prevediamo che nel 2024 le emissioni di green bond raggiungeranno circa 600 miliardi di euro, con la crescita della diversificazione dei settori, dei Paesi di rischio e della valuta, che continueranno a favorire ulteriormente lo sviluppo del mercato. L’emissione di titoli con una scadenza intermedia negli ultimi 18 mesi ha portato ad una riduzione del rischio di duration dei green bond rispetto alle obbligazioni convenzionali, mentre gli spread dei green bond continuano ad essere superiori a quelli dei titoli obbligazionari tradizionali. Inoltre, sia nel 2023 che nel 2024, i green bond hanno sovraperformato le obbligazioni convenzionali in tutti i segmenti”. A dirlo a GEA è Doug Farquhar, lead portfolio manager for Green, Social and Impact Bonds investment strategies within Fixed Income and Liquidity Solutions di Goldman Sachs Asset Management, che ha visto il Goldman Sachs Green Bond Short Duration Fund entrare nella top ten dei fondi 100% green, stilata da Fida insieme a GEA nella seconda edizione dei Green Finance Awards.

Com’è stata la risposta del mercato?
“Il successo del GS Green Bond Short Duration Fund è determinato da due fattori: la nostra filosofia d’investimento e il team. La nostra filosofia di investimento – poiché i nostri sono strumenti ‘self-labeled’ – ci consente di ottenere un vantaggio in termini di informazioni grazie all’ampio screening interno, con il quale verifichiamo se un green bond è davvero ‘green’, e di generare alpha attraverso la gestione attiva. Il nostro team è uno dei più ampi e compenti sul mercato dei green bond, in quanto gestisce fondi di obbligazioni verdi dal 2016 e attualmente è composto da quattro portfolio manager e 5 impact analyst dedicati, che valutano e monitorano i green bond da un punto di vista ESG”.

La finanza green in Europa vive quasi due vite. Da una parte il patrimonio gestito dei fondi cosiddetti ‘verdi’ raggiunge il record di 5.200 miliardi di euro, dall’altra continua il deflusso di denaro dagli stessi fondi soprattutto nell’ultimo trimestre 2023. Come si spiega questo doppio andamento?
“I deflussi dai fondi green hanno interessato soprattutto i fondi azionari, mentre i fondi a reddito fisso sono stati meno interessati da questo fenomeno. Uno dei motivi principali è stata la sottoperformance dell’ESG a livello generale; tuttavia, per quanto riguarda i green bond, abbiamo visto una sovraperformance nel 2023 e nel 2024, quindi la strategia green bond di Goldman Sachs ha registrato flussi netti in entrata nella maggior parte dei fondi”.

Il maggior deflusso nell’ultimo trimestre 2023 è riferito ai fondi verde chiaro, art 8, mentre iniziano i prelievi anche i verde scuro, art 9. Quanto incidono le preoccupazioni di greenwashing e il contesto normativo in continua evoluzione?
“La performance sembra essere il driver principale dei deflussi, ma la regolamentazione sta effettivamente influenzando la propensione degli investitori verso i fondi sostenibili, in quanto il contesto diventa sempre più complesso. Le linee guida dell’ESMA sulla denominazione dei fondi, che entreranno in vigore nel corso dell’anno per contrastare il greenwashing (che riguarda i fondi con diciture quali green, ESG, transizione, ecc. all’interno del nome del fondo), probabilmente ridurranno il numero di fondi distribuiti con queste diciture o provocheranno un significativo turnover dei portafogli. Da una recente ricerca di Morningstar è emerso che su 2.500 fondi con queste parole all’interno del proprio nome e con i dati disponibili relativi alle partecipazioni, 1.600 presentavano almeno una denominazione non conforme e il 30% dei fondi deteneva oltre 5 partecipazioni di questo tipo”.

 Quanto incidono gli alti tassi di interesse, l’inflazione, i timori di recessione tra alcune delle principali economie mondiali e i rischi geopolitici sulla scelta di investimento e soprattutto sulla redditività?
“Per quanto riguarda il reddito fisso, i tassi d’interesse elevati hanno un effetto positivo sul credito investment grade in virtù del rendimento reale più elevato per gli investitori nella loro asset allocation. L’inflazione resta una fonte di preoccupazione e negli ultimi 3 anni gli investitori hanno visto crescere in modo significativo il rischio geopolitico in termini di scelte di investimento. Il mercato dei green bond è più overweight nel settore bancario rispetto ai benchmark tradizionali, fattore che ha avuto un effetto positivo sulla performance e sulla redditività, dal momento che le banche tendono a performare meglio in un contesto di tassi d’interesse più elevati. Anche le utility sono sovrappesate e sono state meno esposte alle pressioni inflazionistiche per via della natura fortemente regolamentata del settore. Inoltre, la sottoponderazione del settore dei beni di consumo discrezionali rispetto ai benchmark regolari è stata positiva per i green bond”.

Il mercato sembra più inebriato dall’intelligenza artificiale che dalla transizione? In America c’è stato un forte ridimensionamento degli investimenti Esg. Quanto è un problema anche per l’Europa?
.“A volte si ha l’impressione che il mercato si sposti da un tema all’altro, ed il tema ESG/green sembra essere sostituito da quello dell’AI nei titoli dei giornali. In Europa, la crescente regolamentazione ha rappresentato sia un vantaggio che un freno per gli investimenti ESG: sviluppi come la tassonomia dell’UE hanno creato una base coerente per la sostenibilità, ma negli ultimi tempi la complessità e la velocità della nuova regolamentazione hanno posto delle sfide al mercato. Tuttavia, gli effetti del cambiamento climatico continuano a essere evidenti per gli investitori europei, così come le opportunità che ne derivano, così da effettuare investimenti che abbiano un impatto positivo, obiettivo che sta assumendo una sempre maggiore importanza per gli investitori che possono ottenere effetti positivi senza compromettere i rendimenti, come nel caso dei green bond”.

Valentina Innocente

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