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L’indipendenza dal gas russo entro il 2025 è a portata di mano

Secondo un nuovo rapporto dell’Oxford Sustainable Finance Group, parte della Smith School of Enterprise and the Environment dell’Università di Oxford, l’Ue può sostituire il gas naturale russo con tecnologie verdi entro il 2028. Si stima che fino al 90% dell’investimento aggiuntivo richiesto, in aggiunta alla spesa attualmente prevista per il Green Deal europeo, potrebbe essere recuperato nei prossimi trent’anni eliminando la necessità di acquistare gas. Dato che il gas russo rappresentava circa la metà dell’approvvigionamento di gas naturale dell’Unione europea nel 2021, ciò avrebbe un impatto positivo significativo sulla sicurezza energetica e sulla decarbonizzazione, affermano gli autori. “La transizione dal gas russo all’energia pulita non solo è realizzabile, ma offre molteplici vantaggi. La sostituzione del gas naturale con l’energia eolica e solare elimina la necessità di pagare per il gas in futuro“, spiega Gireesh Shrimali, coautore del rapporto e responsabile della ricerca sulla finanza di transizione presso l’Oxford Sustainable Finance Group. “Eliminando la dipendenza dall’importazione di un combustibile fossile con prezzi e offerta volatili, l’Ue può alleviare i problemi di sicurezza energetica, affrontare la crisi del costo della vita attraverso i costi energetici e portare avanti i propri obiettivi per raggiungere zero emissioni nette e affrontare la crisi climatica“.

La spesa totale in conto capitale della “corsa per sostituire” il gas russo con energie rinnovabili e pompe di calore entro il 2028 è di 811 miliardi di euro. Questo totale include una spesa pianificata di 299 miliardi di euro per l’energia pulita nell’ambito del Green Deal europeo e un investimento aggiuntivo in energie rinnovabili e pompe di calore di 512 miliardi di euro. Una frazione significativa dell’investimento richiesto può essere ripagata dalla conseguente riduzione della spesa per il gas. A seconda delle ipotesi sui prezzi del gas naturale, il rapporto rileva che i risparmi potrebbero variare dal 40% fino al 90%.

Per l’Italia la situazione è leggermente diversa. Il gas è ancora il combustibile dominante nel mix energetico, con una quota del 48%, seguito dalle energie rinnovabili (34%), dal carbone (10%) e dall’idroelettrico (8%). La transizione per tanto sarebbe più lunga e probabilmente più costosa in termini di costi per investimenti in rinnovabili e maggiore rinuncia al metano per produrre elettricità, ora che tra l’altro i prezzi sono in netta discesa rispetto ai picchi di un anno fa. L’Italia rappresenta il Paese più sicuro per quanto riguarda l’approvvigionamento di gas, soprattutto perché riceve la materia prima da 5 gasdotti tutt’ora funzionanti, mentre ad esempio la Germania si è vista chiudere il rifornimento dalla Russia da Nord e da Est.

Dalla Russia tuttavia, complice la guerra e le risposte di Putin alle sanzioni, nel primo trimestre di quest’anno sono entrati da questa infrastruttura 1,4 miliardi di metri cubi, in calo del 73,6% dall’anno precedente. Potenzialmente sarebbero poco più di 5,5 miliardi di metri cubi per fine 2023, un crollo verticale nei confronti degli ultimi due anni. Se nel 2021 il maggiore partner per l’importazione era stata appunto Mosca con 29,1 miliardi di metri cubi transitati da Tarvisio, nel 2022 la quota di gas russo è scesa del 61% a 11,2 miliardi di metri cubi. Ora siamo a metà dello scorso anno. Per cui la sostituzione del gas russo, prevista per l’inverno 2024-2025 da Claudio Descalzi, amministratore delegato di Eni, è a portata di mano.

Il calo dei consumi di gas, circa un 20% nei primi mesi di quest’anno, agevola il raggiungimento dell’obiettivo. Target che sarà centrato grazie a due nuovi rigassificatori, uno già in funzione da pochi giorni a Piombino e l’altro che dovrà iniziare ad operare l’anno prossimo a Ravenna. Entrambi, a regime, dovrebbero garantire circa 10 miliardi di metri cubi.

Complessivamente, sosteneva sempre Descalzi pochi mesi fa “per il 2023-2024 porteremo 17,6 mld di forniture addizionali, che saliranno nel 2024-2025 a 22 miliardi. Bisogna pensare che solo 2 anni fa l’Algeria dava all’Italia circa 21 miliardi, adesso ha dato 25, arriveremo a 28 miliardi l’anno prossimo e poi nel 24-25 supereremo ancora l’import”. Giorgia Meloni, insieme proprio al numero uno del Cane a sei zampe, negli ultimi mesi ha siglato accordi pluriennali con Algeria e Libia per assicurarsi flussi di gas. A tal fine Snam è al lavoro per incrementare la capacità di trasporto di metano dal Sud Italia verso il Nord. A gennaio, durante la presentazione del piano strategico 2022-2026, Stefano Venier, Ceo del gruppo energetico, aveva spiegato che la capacità giornaliera della tratta adriatica “è di 135 milioni metri cubi al giorno e attualmente è usata per 100 milioni. Con il completamento del gasdotto Adriatico potremmo arrivare a una capacità di 155 milioni, potendo così trasportare un maggiore flusso dal Tap e dall’Algeria”.

Chiara Troiano

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