E sette. Sono sette i trimestri consecutivi di crescita del Pil. È vero che c’è stato un rallentamento dell’economia nel terzo trimestre, rispetto ai mesi primaverili (+1,1%) tuttavia il dato flash diffuso dall’Istat batte le attese. Il mercato puntava su una crescita congiunturale dello 0,3%, in realtà il balzo è stato dello 0,5%. Rispetto al terzo trimestre del 2021 si segnala un +2,6%. Da sottolineare inoltre che, nello stesso periodo, il prodotto interno lordo è salito dello 0,3% in Germania, dello 0,2%% in Francia, stessa percentuale di crescita della media Ue.
Nel dettaglio il boom delle bollette e dell’inflazione ha appesantito la domanda, tanto che “la variazione congiunturale è la sintesi di una diminuzione del valore aggiunto sia nel comparto dell’agricoltura, silvicoltura e pesca, sia in quello dell’industria”, spiega l’istituto di statistica. Mentre “i servizi hanno registrato un aumento”. Il turismo estivo insomma ha salvato l’economia. Turismo tricolore, nostrano, poiché – precisa sempre Istat – “dal lato della domanda, vi è un contributo positivo della componente nazionale e un apporto negativo della componente estera netta”.
Il dato fondamentale, anche in prospettiva, è tuttavia quello della crescita acquisita. In sostanza anche se nel quarto trimestre ci fosse una variazione pari a zero, il Pil per il 2022 è pari a +3,9%. Sei decimi percentuali in più rispetto a quelli diffusi recentemente dal governo, in base ai quali sono stati presi degli impegni con la Commissione Europea. Nel Def l’ex premier Mario Draghi aveva promesso a Bruxelles che non avrebbe sforato il 5,6% nel rapporto deficit/Pil. L’ultimo aggiornamento contenuto nella Nadef ha abbassato questa percentuale al 5,1%, il che tradotto significano 10 miliardi circa di risorse spendibili – senza fare scostamenti di bilancio – per intervenire contro il caro bollette.
Ora, con una crescita acquisita del 3,9%, i margini di manovra sono superiori. Altri miliardi, forse 10, che rimpolperanno la dote del ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, il quale inaspettatamente potrà beneficiare anche di un calo del prezzo di gas ed energia elettrica.
Il governo, visto il crollo delle quotazioni di metano e corrente, potrebbe addirittura tenersi delle cartucce in vista del 2023, che comunque partirebbe da un dato più alto del Pil 2022, agevolando così il rispetto degli impegni presi: deficit/Pil al 3,9% secondo Def, poi ridotto al 3,3% un mese fa.
Tutto in discesa? Dipende. A parte il tema inflazione e bollette, c’è un punto che potrebbe sfavorire le finanze del governo Meloni: l’aumento dei tassi d’interesse, che vuol dire più interessi sul debito da pagare. E quindi meno soldi in cassa. E’ vero che grazie all’azione della Bce, lo spread resta sotto controllo. Però lo spread misura il differenziale sui rendimenti tra Bund tedeschi e Btp italiani. Si tratta di un dato che guardano i mercati, meno quelli che devono redigere le leggi di bilancio. Gli interessi, col costo del denaro salito nel giro di tre mesi da 0 al 2%, sono aumentati fino a oltre il 4% per l’obbligazione decennale.
Sono fondamentali, in questo senso, le parole del governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, intervenuto oggi all’Acri per la giornata del risparmio. “L’elevata incertezza richiede di procedere in modo graduale, valutando con attenzione l’adeguatezza dell’orientamento monetario sulla base delle evidenze che si renderanno via via disponibili. Non va comunque sottovalutato – evidenzia Visco – il pericolo che il deterioramento delle prospettive economiche si riveli peggiore del previsto, rendendo sproporzionato un passo eccessivamente rapido nella normalizzazione dei tassi ufficiali. Si tratta di un rischio di cui il Consiglio dovrà tenere conto nei prossimi mesi, al pari di quello di lasciare che l’inflazione resti eccessivamente alta per troppo tempo”. O meglio: nessuno può mettere in discussione che bisogna aumentare il costo del denaro per frenare la corsa dei prezzi – sostiene il numero di Via Nazionale – ma “si può certo discutere del ritmo al quale far salire i tassi ufficiali”. Sull’argomento era intervenuta proprio il premier Meloni e il ministro Giorgetti, avvertendo la Bce di considerare i rischi di una accelerazione delle politiche restrittive. Per ora infatti la recessione è rinviata, ma se il peso degli interessi dovesse essere eccessivo per l’economia, si aprirebbe lo scenario della stagflazione: prezzi alti e contrazione.
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