Tavolo Ast Terni, accordo di programma entro febbraio. Sindacati: “Agitazione resta”

Un passo avanti e un orizzonte temporale. Dal tavolo sul futuro di Arvedi-Acciai Speciali Terni emergono due sentieri: il primo porterà alla firma di un accordo di programma entro il prossimo mese di febbraio; l’altro, invece, riguarderà la nuova gara per la concessione della centrale idroelettrica nella cittadina umbra.

I problemi nascono proprio dal costo dell’energia, arrivato a toccare quote così alte da costringere l’azienda a spegnere, nel settembre scorso, uno dei suoi forni con notevoli ripercussioni sulla produzione. Un rischio, dunque, che a cascata può riverberarsi sul lavoro. Ragion per cui i sindacati avevano chiesto di anticipare il tavolo di confronto al ministero delle Imprese e del Made in Italy, inizialmente programmato per la metà del mese di gennaio 2025. “Abbiamo fatto il punto su una vertenza così importante e significativa e abbiamo condiviso un cronoprogramma che ci porterà entro il mese di febbraio a firmare l’accordo di programma con l’azienda e le varie istituzioni per il lancio di questo importante, significativo sito per siderurgico italiano”, spiega alla fine dei lavori Adolfo Urso.

Alla riunione, cui hanno preso parte, oltre al ministro, anche il sottosegretario con delega alle crisi industriali, Fausta Bergamotto, i massimi livelli del ministero, il neo assessore regionale umbro allo Sviluppo economico, Francesco De Rebotti, il sindaco di Terni, Stefano Bandecchi, i rappresentanti dell’azienda e le organizzazioni sindacali, ha definito una roadmap che porterà a gennaio a un nuovo tavolo, questa volta puramente tecnico, per definire il quadro delle agevolazioni a sostegno dell’investimento siderurgico nel rispetto delle regole europee.

Non solo, perché, come spiega il Mimit, è stato concordato un secondo ambito di intervento, in formato multilaterale con l’azienda, la Regione Umbria e il Comune, collegato all’approvvigionamento energetico, “in relazione alla gara per la nuova concessione della centrale idroelettrica di Terni che avverrà nel 2029 e su cui la Regione dovrà fornire i suoi intendimenti”. Perché l’obiettivo, sottolineato da Urso, è “convocare per febbraio un tavolo conclusivo per la sottoscrizione dell’accordo di programma”.

Al termine dell’incontro, però, i sindacati restano freddi. “E’ stato semplicemente paradossale con i diversi soggetti istituzionali che hanno fatto dichiarazioni ambigue e senza assunzioni di responsabilità effettive sul tema del costo dell’energia posto da Arvedi”, commentano Guglielmo Gambardella e Simone Lucchetti, rispettivamente segretario nazionale e segretario territoriale di Terni della Uilm. “Siamo preoccupati sul protrarsi dello stato di incertezza sulla competitività di Ast che potrebbe scaricarsi sui lavoratori che in questi anni hanno già subito la disastrosa precedente gestione dì Thyssenkrupp”, aggiungono. Sulla stessa lunghezza d’onda anche Fiom: “Le incertezze restano irrisolte” per il responsabile Siderurgia nazionale, Loris Scarpa, e il segretario generale di Terni, Alessandro Rampiconi. “Non registriamo passi in avanti, anzi una riduzione degli investimenti pubblici e privati dovuta al rinvio della produzione di acciaio magnetico – spiegano -. Inoltre, c’è una stretta sull’arco temporale per la soluzione del costo dell’energia, nella fase transitoria, che sarà possibile eventualmente solo per gli anni 2027-2028”.

Fiom chiede, in merito al “fantomatico accordo di programma”, che “gli impegni istituzionali e aziendali siano garantiti a prescindere”. Perché “il governo ha preso l’impegno di trovare delle soluzioni temporanee, in sinergia con Regione Umbria e azienda, entro il 20 gennaio 2025”. Pertanto, “continua a rimanere in atto lo stato di agitazione dei lavoratori”.

Nella riunione a Palazzo Piacentini, Urso ha anche colto l’occasione per presentare il non paper italiano consegnato alla Commissione Ue lo scorso 27 dicembre con Austria, Bulgaria e Polonia, per chiedere la revisione del meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere (Cbam), che prevede la tassazione delle importazioni da Paesi extra-Ue con regolamentazioni climatiche meno rigorose, calcolata in base alla quantità di Co2 incorporata o emessa per la produzione dei beni. “Siamo ancora una volta in prima linea per cambiare la politica industriale europea a tutela della produzione e del lavoro nel nostro continente“, dice il ministro, confermando l’impegno Ue sulla tecnologia green ma rivedendo i criteri “folli” del Green deal.

Chiara Troiano

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