Crisi gas: Draghi raccoglie ciò che ha seminato Mattarella

Ormai lo sanno anche i sassi che l’Italia davanti a sé ha un obiettivo strombazzato e stringente: raggiungere il più in fretta possibile l’indipendenza dalla Russia per la fornitura di gas che nel 2021 ha rappresentato oltre il 38% dell’ammontare complessivo. Per liberarsi dal giogo di questi 29 miliardi di metri cubi di gas naturale, il premier Mario Draghi, il ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani e quello degli Esteri Luigi Di Maio hanno cominciato a battere nuove piste e a consolidare rapporti già esistenti. Contatti e contratti per guardare da distante Vladimir Putin, nel mirino delle sanzioni europee e protagonista del giochino euro-dollaro-rublo, e per garantire energia sufficiente a muovere condizionatori e – dall’autunno – riscaldare termosifoni.

Così, all’improvviso, sono diventati ‘amici’ quei Paesi che fino a qualche mese fa erano considerati simpatici ma non proprio affidabilissimi: dall’Algeria alla Libia, dal Congo all’Angola, fino all’Azerbaijan con una puntatina anche in Qatar. Siccome siamo nella condizione coatta di fare necessità virtù, forse va detto che se per il governo è stato facile chiedere aiuto ai ‘nuovi amici’, buona parte del merito va data all’opera del presidente Sergio Mattarella che in tempi non sospetti ha indossato i panni di Richelieu e tessuto una preziosissima tela di rapporti internazionali. Basta scorrere l’elenco di visite e incontri del Capo dello Stato negli ultimi due anni per capire quanto si sia rivelata preziosa la sua opera diplomatica: nel febbraio del 2020 ha ricevuto al Quirinale il presidente dell’Azerbaijan Iliam Aliyev, a giugno 2021 quello della Libia Mohammed Al-Mnefi, nel settembre il collega congolese Felix Antoine Tshisekedi Tshilombo, a novembre si è recato ad Algeri dal presidente Tebboune. È del 2019, invece, la visita a Luanda, in Angola, da Joao Lourenco. Guarda un po’, tutti nostri fornitori amicissimi…

Con lungimiranza, Mattarella si è mosso alla fine del suo primo mandato – quando era convinto che avrebbe lasciato i saloni del Quirinale per dedicarsi ad altro – con la consapevolezza che per l’Italia poteva diventare dirimente rinsaldare legami non solo con gli Stati Uniti e i partner europei ma anche con Paesi di scarso appeal. Ma adesso, alla luce della guerra in Ucraina e dell’esigenza di avere gas (e pure petrolio) da partner diversi dalla Russia, quegli incontri e quei viaggi diventano il passe-partout per aprire porte e portoni. Detta male: diamo a Draghi ciò che spetta a Draghi ma a Mattarella ciò che spetta a Mattarella.

Nadia Bisson

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