Nucleare ‘morbido’ per la svolta energetica ma bisogna fare in fretta

Il nucleare di nuova generazione, quello degli small modular reactor, già usato per movimentare le navi rompighiaccio, potrebbe essere la (o parte della) soluzione ai problemi energetici che stanno piegando l’Italia. Il governo è uscito allo scoperto, il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, ha raccontato negli ultimi giorni perché bisogna procedere ‘convintamente’ nella direzione dell’atomo pulito, la maggioranza – di conseguenza – ha enfatizzato questa ‘way out’ dalla crisi.

Del resto, non solo di sostegni statali a famiglie e imprese si può campare: è indispensabile trovare una strada da percorrere per allineare i prezzi italiani a quelli – ad esempio – di Francia, Germania e Spagna, in maniera da tutelare (anche) la competitività delle nostre aziende e non mettere in ginocchio le economie famigliari. Il futuro dovrebbe essere questo: un mix di nucleare, rinnovabili e gas. Poi, a tendere ma ancora sul piano teorico, sempre più nucleare e rinnovabili e sempre meno gas. I consumi di energia nei prossimi anni passeranno dagli attuali 300 miliardi di kilowattora al doppio e bisogna farsi trovare preparati, però… Però tra il lanciarsi a capofitto sui piccoli reattori modulari e renderli effettivamente operativi, dunque in grado di produrre energia pulita, rischia di passare molto, troppo tempo. Perché – al netto due due referendum abrogativi ormai vecchi di parecchi anni e ‘figli’ di tecnologie desuete che stanno comunque lì, abbastanza minacciosi – il ddl approvato la settimana scorsa ha creato un quadro giuridico che dovrà passare all’approvazione del Parlamento. Poi ci vorranno 12 mesi per i decreti attuativi. Insomma, c’è tutta una procedura burocratica di autorizzazione da rispettare e ci sono passaggi non proprio banalissimi per costruire gli Smr e i Amr, ovvero i modelli ‘advanced’.

Nelle previsioni prudenti (e non ottimistiche) di Pichetto Fratin si parla del 2030. Cinque anni, dunque, se non andiamo a complicarci la vita. Perché in Italia siamo specialisti nel farlo. Cinque anni in cui bisognerà forzatamente arrangiarsi, cinque anni in cui bisognerà spingere su eolico e solare sempre considerando, ad ogni modo, che si tratta di energia intermittente e non continua. Come, nel caso, il nucleare. Ora, se questa è davvero la via maestra per uscire da una situazione di grave impasse, va detto che c’è anche a chi si oppone al ritorno del nucleare ‘morbido’, adducendo due tipologie di problemi: i costi elevati e lo smaltimento delle scorie, anche se per bocca del ministro Pichetto i piccoli reattori utilizzerebbero proprio le scorie prodotte dalla vecchie centrali, in un perfetto sistema di economia circolare. Ma è chiaro che, come si dice, seguirà dibattito sul tema perché non tutto sarà semplice malgrado ci sia necessità di fare in fretta. Terribilmente in fretta.

Valentina Innocente

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