Secondo il nuovo studio realizzato da Asvis e dal centro di ricerca internazionale Oxford Economics, che verrà presentato domani a Ivrea nell’ambito dell’evento di apertura del Festival dello sviluppo sostenibile, una transizione energetica tardiva sarebbe più costosa. E l’azzeramento delle emissioni inquinanti al 2050 porterebbe meno benefici al Pil nazionale se il cambiamento venisse concentrato in solo due decadi, quindi a partire dal 2030 e senza sfruttare i prossimi sei anni. Lo riporta il Sole 24 Ore. Quattro gli scenari futuri ipotizzati, oltre a quello di base che parte dalle stime attuali sul Pil: i primi due (net zero e net zero transformation) simulano entrambe investimenti ‘verdi’ e innovazioni per il raggiungimento della neutralità nel 2050, il secondo in particolare grazie all’introduzione di riforme strutturali e incentivi per stimolare gli investimenti privati in grado di generare uno shock economico; il terzo scenario è quello della transizione tardiva, in cui processi e investimenti vengono posticipati al 2030 e rafforzati per ottenere gli stessi obiettivi in tempi più stretti; infine nel quarto scenario si prospetta la “catastrofe climatica”, in caso di inazione e fallimento delle politiche.
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