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Energia, l’Aie lancia l’allarme: Domanda di fonti fossili troppo alta, a rischio Accordo Parigi

Allo stato attuale, la domanda di combustibili fossili a livello globale è ancora “troppo alta per mantenere l’obiettivo dell’Accordo di Parigi di limitare l’aumento delle temperature medie globali a 1,5 °C”. A lanciare l’allarme è l’Aie, l’Agenzia internazionale dell’energia nel report World Energy Outlook 2023. Questo, spiega, “rischia non solo di peggiorare gli impatti sul clima dopo un anno di caldo record, ma anche di minare la sicurezza del sistema energetico, costruito per un mondo più fresco e con meno eventi meteorologici estremi”. Piegare la curva delle emissioni su un percorso coerente con 1,5 °C “rimane possibile ma molto difficile”.

I costi dell’inazione verso una transizione green delle economie mondiali, spiega l’Aie, “potrebbero essere enormi: nonostante l’impressionante crescita delle energie pulite basata sulle attuali impostazioni politiche, le emissioni globali rimarrebbero sufficientemente elevate da far aumentare le temperature medie globali di circa 2,4 °C in questo secolo, ben al di sopra della soglia chiave stabilita dall’Accordo di Parigi”.

50% DI RINNOVABILI NEL MIX GLOBALE NEL 2030. Nel 2030, per l’Aie, le tecnologie pulite svolgeranno “un ruolo significativamente maggiore rispetto ad oggi”. Lo scenario descritto include “un numero quasi 10 volte maggiore di auto elettriche in circolazione in tutto il mondo” e “il solare fotovoltaico che genera più elettricità di quanta ne produca attualmente l’intero sistema elettrico degli Stati Uniti”. Inoltre, la Iea prevede “una quota delle rinnovabili nel mix elettrico globale vicina al 50%, rispetto all’attuale 30% circa” e “pompe di calore e altri sistemi di riscaldamento elettrici che superano le caldaie a combustibili fossili a livello globale”. Per l’Agenzia, inoltre, ci saranno “il triplo degli investimenti in nuovi progetti eolici offshore rispetto a quelli in nuove centrali elettriche a carbone e a gas”. Tutti questi aumenti, spiega l’Aie, “si basano solo sulle attuali impostazioni politiche dei governi di tutto il mondo”. Se i Paesi rispettassero i loro impegni nazionali in materia di energia e clima in tempo e per intero, “il progresso dell’energia pulita sarebbe ancora più rapido”. Tuttavia, sarebbero comunque necessarie misure ancora più incisive per mantenere l’obiettivo di limitare il riscaldamento globale a 1,5 °C.

ENTRO 2030 QUOTA COMBUSTIBILI FOSSILI SCENDERA’ AL 73%. La combinazione tra “il crescente slancio delle tecnologie energetiche pulite e i cambiamenti economici strutturali” in tutto il mondo, ricorda l’Aie, ha “importanti implicazioni per i combustibili fossili”, con picchi nella domanda globale di carbone, petrolio e gas naturale visibili in questo decennio. Ed è la prima volta che accade in uno scenario basato sulle attuali impostazioni politiche”. In questo scenario, spiega l’Agenzia, “la quota dei combustibili fossili nell’approvvigionamento energetico globale, che per decenni è rimasta ferma intorno all’80%, scenderà al 73% entro il 2030, mentre le emissioni globali di anidride carbonica (CO2) legate all’energia raggiungeranno il picco entro il 2025”.

ENTRO DUE ANNI SI ALLENTERA’ TENSIONE MERCATI.  Secondo l’Agenzia, “l’area dei mercati energetici globali particolarmente colpita dalla crisi energetica mondiale è destinata ad allentare le pressioni in un paio d’anni”.  I mercati del gas naturale, infatti, spiega l’Aie, “sono stati dominati dai timori per la sicurezza e dalle impennate dei prezzi dopo che la Russia ha tagliato le forniture all’Europa, e gli equilibri di mercato sono rimasti precari”. Ma un’impennata “senza precedenti” di nuovi progetti di gas naturale liquefatto (Gnl) che entreranno in funzione a partire dal 2025 “è destinata ad aggiungere più di 250 miliardi di metri cubi all’anno di nuova capacità entro il 2030, pari a circa il 45% dell’attuale offerta globale di GNL”.

Elena Fois

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