Se il prezzo del metano per le auto non scenderà, sarà sciopero dal 4 al 6 maggio. Ad annunciarlo sono le associazioni del settore, sul piede di guerra con le istituzioni. I distributori lamentano un abbandono delle istituzioni, che “nulla hanno fatto per contrastare l’impennata del prezzo del gas naturale” che da mesi si è abbattuta sul comparto e si è acuita dopo lo scoppio del conflitto in Ucraina. Chiedono protezione, come è stato fatto contro il caro benzina, ma anche per il gas usato per il riscaldamento per cui l’Iva è stata ridotta dal 22 al 5%, mentre quella sul gas naturale per autotrazione è rimasta invariata al 22%.
Assogasmetano, Assopetroli-Assoenergia e Federmetano “da mesi ribadiscono la necessità di interventi mirati che consentano una diminuzione dei prezzi di vendita di questo carburante al pubblico, primo tra tutti una riduzione dell’Iva dal 22% al 5% (già accordata per gli usi civili e industriali), cui si aggiunge l’estensione del credito d’imposta per gli autotrasportatori anche al Cng”, scandiscono.
La filiera conta, in Italia, circa 20mila addetti, oltre 1.500 punti vendita, oltre un milione di famiglie a basso-medio reddito, autotrasportatori e aziende di trasporto pubblico locale che hanno scelto il metano per la loro mobilità, motivate dall’economicità e dai vantaggi ecologici del gas naturale, e un 30% di biometano già distribuito in rete per uso autotrazione.
“È difficile comprendere le ragioni per le quali il nostro settore sia stato sistematicamente ‘dimenticato’ nelle iniziative di sostegno che, invece, sono state adottate per gli altri carburanti”, tuona Flavio Merigo, presidente di Assogasmetano. “Abbiamo sempre sostenuto, e i fatti recenti lo confermano, che la strategia energetica del nostro Paese (come in altri Stati) non potesse prescindere dall’uso del metano (sia in fase liquida che gassosa) che, oltretutto, rappresenta un ponte strategico verso la produzione e l’uso massiccio del biometano, una delle fonti rinnovabili (di cui l’Italia ha estremo bisogno) per assicurare una sostenibilità economica, tecnica, energetica ed ambientale in linea con i requisiti dell’economia circolare. Si è parlato a lungo, in questi mesi, della necessità di decarbonizzazione del settore trasporti ma poca enfasi è stata data al fatto che i veicoli alimentati a biometano non solo sono dei veri ZEV ma addirittura, a seconda della matrice di produzione del biometano, NEV (negative emission vehicles) che rischiano di non avere futuro se il settore del metano per autotrazione dovesse scomparire per miopia energetica e ambientale o, peggio, per scelte anacronistiche o ideologiche”.
La distribuzione del metano per le auto “rischia il default”, per Andrea Rossetti, presidente di Assopetroli-Assoenergia. L’intervento chiesto al Governo, sottolinea, è “urgentissimo”, insiste, perché il prezzo del gas è “fuori controllo”. Consumatori e distributori, assicura, “sono stremati, mentre il Governo da mesi lucra un extragettito IVA dovuto all’aumento dei prezzi”. Sono risorse che “vanno restituite ai consumatori”, è la richiesta, sotto forma di taglio dell’Iva, o qualunque altro tipo di calmiere. Purché si faccia, ripeto, immediatamente. A rischio c’è un’intera filiera che è pilastro della mobilità a basse emissioni. “Anni di investimenti pubblico privati rischiano di andare in fumo: car makers a gas, settore distributivo, autotrasporto, consumatori finali. Dalla capacità di salvaguardare questi investimenti dipendono la sicurezza energetica europea e il raggiungimento dei target ambientali e climatici del Green New Deal. Il Governo non può restare indifferente”.
“Oggi il gas naturale è l’unico tra i carburanti utilizzati nel Paese a non ricevere alcuna forma di tutela e salvaguardia”, fa eco Dante Natali, presidente di Federmetano. Eppure il metano, fa presente, “è il solo a vantare una sostituzione della componente fossile con una di origine bio – dunque 100% rinnovabile – in una percentuale già oggi significativa. Sostituzione che in pochi anni potrebbe essere totale, rispondendo anche alla necessità di limitare la nostra eccessiva dipendenza energetica dall’estero”.
Sulla stessa linea Nomisma Energia. Davide Tabarelli, fondatore e presidente, considera “privo di giustificazione” il pessimo trattamento avuto da questo segmento della mobilità delle persone, tutte tradizionalmente più sensibili ai costi e, allo stesso tempo, più attente all’impatto sull’ambiente. “È dal luglio del 2021 che il Governo va in aiuto dei consumatori di energia, ma gli unici rimasti fuori sono quelli del settore metano auto – ricorda -, circa un milione di automobilisti che hanno visto i prezzi alla pompa salire del 120%, contro il più 30% della benzina”. La riduzione delle tasse sulla benzina di 30 centesimi al litro ha aggravato la disparità a danno del metano auto: “Il più che raddoppio dei prezzi alla pompa del gas auto ha originato un simile aumento delle entrate per lo Stato da Iva, da 200 a circa 400 milioni di euro su base annuale. Si impone – osserva – quanto meno una restituzione di una parte della tassazione attraverso una riduzione dell’IVA al 5% come accaduto per il gas riscaldamento per coerenza nelle politiche di tutela delle parti più colpite dalla crisi energetica”.
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