Più il blocco del gas russo prosegue, più il rischio di razionamento diventa reale, per questo “non possiamo farci trovare impreparati“. A lanciare l’allarme è il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, che dopo l’assemblea annuale in Vaticano e l’udienza con Papa Francesco, fa il punto sulle maggiori criticità per l’inverno che arriva.
Si rivolge al governo, anzi, direttamente al ministro Roberto Cingolani: gli industriali vanno coinvolti nel piano razionamento. “Tutti auspichiamo che non ci sia, ma nel caso in cui ci fosse, dobbiamo farci trovare preparati – sottolinea -. È fondamentale fare un piano di razionamento insieme al governo, perché, se fermiamo le imprese, fermiamo il Paese e le imprese che chiudono oggi non riaprono più“, avverte.
Prima della pandemia da Covid, ricorda, l’Italia consumava 75 miliardi di metri cubi di gas. Alla fine della guerra di Crimea, nel 2014, la Commissione europea aveva chiesto di diminuire la dipendenza da gas russo, l’Italia, però, l’ha raddoppiata. “Abbiamo chiesto di interloquire col governo per capire cosa privilegiare – lamenta Bonomi -: si interviene prima sulle utenze civili o industriali?”. Per alcune produzioni, spiega, è impossibile diminuire il consumo di gas, ce ne sono altre che riescono a gestire più facilmente una interruzione di mezza giornata che non lo stop di un’ora al giorno: “Stiamo cercando di realizzare come è meglio intervenire in caso di razionamento“, fa sapere il presidente degli industriali. Anche perché il problema delle aziende non è solo il caro energia, è anche il caro materie prime e su questo, tuona, “non stiamo intervenendo, lo stiamo facendo solo con strumenti congiunturali che non risolvono il problema“.
Quanto agli stoccaggi, non bastano. Riempire i giacimenti al 90%, afferma Bonomi, “vuol dire mettere da parte circa 10,8 miliardi di metri cubi“: utili per i momenti di picco energetico, nei mesi di gennaio e febbraio, non oltre.
La crisi energetica però, ammette, non è arrivata con il conflitto russo-ucraino, ma è figlia di “decenni di scelte sbagliate“. L’industriale recrimina una visione corta della politica interna e la totale mancanza di una programmazione europea: “Ci sono una serie di interventi che devono essere fatti per lavorare strutturalmente, uno su tutti è il tetto al prezzo del gas, lo chiediamo da mesi“.
L’energia è un “tema di sicurezza nazionale“, come lo è l’industria, osserva. A nulla è servita la lezione della pandemia: “se si fermano alcune produzioni, si ferma il Paese e si mettono a rischio migliaia di posti di lavoro“. Sul tema energetico, è la denuncia, “l’Europa è completamente assente, non solidale, non pervenuta. Ogni stato membro sta facendo la sua politica, non ci siamo“.
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