L’istantanea la scatta Roberto Cingolani, il ministro della Transizione Ecologica, come potrebbe fare un influencer su Instagram. Un semplice click per mettere a fuoco la situazione attuale che è bella ma non bellissima. Lo ha fatto, il grande capo del Mite, nel corso dell’informativa urgente alla Camera sulla crisi energetica, l’ennesimo passaggio per spiegare la ragione di tanti provvedimenti adottati dal governo. Il nocciolo della questione è sempre l’indipendenza da Mosca per le forniture energetiche, insomma come liberarsi dall’abbraccio soffocante di Putin. I passaggi, in concreto, sono due: “Aumentare il gas che arriva in Italia attraverso i gasdotti” perché, ad esempio, “solo dall’Algeria nell’arco di tre anni ci sarà un aumento del gas importato di nove miliardi di metri cubi”. E poi puntare “sull’aumento del gas liquefatto che arriva da noi via nave: grazie agli accordi con i Paesi africani e il Qatar, il gas liquefatto importato aumenterà di 1,5 miliardi di metri cubi quest’anno per arrivare a regime, nella seconda metà del 2024, a 12,7 miliardi di metri cubi”.
Numeri e prospettive. E se la Russia chiudesse i rubinetti oggi? “Saremmo un po’ indietro con gli stoccaggi, ma se potessimo arrivare alla fine di dicembre allora saremmo fuori dal tunnel”, la constatazione. E la questione dei rubli? Cingolani nel suo discorso alla camera ha affrontato l’argomento affermando che “i russi hanno fatto questo decreto per l’utilizzo del doppio conto. Quindi si paga in euro, poi entro un paio di giorni la Banca russa li cambia in rubli e li deposita su un secondo conto, sempre aperto dall’operatore, che deve dare l’ok a un bonifico. La Russia considererebbe concluso l’acquisto quando viene dato l’ok al pagamento in rubli, per l’operatore europeo invece è concluso quando ha ricevuto la fattura in euro. Il problema sono quei due giorni di cambio, che vanno legalmente interpretati per capire se rappresentano una violazione delle sanzioni”. L’Europa, ha sottolineato il ministro, deve dare interpretazioni chiare sul fatto che si possa o non si possa eventualmente aprire il conto e pagare in rubli. “È stato chiesto al più presto – perché già a maggio si devono fare dei pagamenti – di avere delle direttive così che gli operatori possano consequenzialmente agire”, perchè “in assenza di una direttiva europea chiara la responsabilità verrebbe scaricata sui singoli governi o sulle oil and gas company. Occorre quindi una decisione politica. Poi se la decisione non fosse ancora matura, si potrebbe prendere un po’ di tempo per capire meglio le questioni legali, ma di tempo non ce n’è tanto”.
Per quanto riguarda i prezzi dell’energia elettrica all’ingrosso, Cingolani ha osservato che “il Pun (Prezzo Unico Nazionale) ha registrato valori record: negli ultimi mesi si sono raggiunti i valori più elevati da quando la Borsa italiana è stata costituita, e negli ultimi giorni i valori si sono attestati tra i 200 e i 250 euro per megawattora“. Questo anche come diretta conseguenza dei prezzi del gas naturale, “che determinano il costo marginale degli impianti di generazione elettrica a gas, i quali fissano il prezzo del mercato all’ingrosso nella maggior parte delle ore”.
“Il governo italiano ha avanzato due proposte, un price cap e un disaccoppiamento dei prezzi di vendita dell’energia prodotta da tecnologie rinnovabili elettriche rispetto a quelli del parco termoelettrico, mediante opportuna revisione delle regole di market design”, ha spiegato Cingolani. “L’idea è quella di introdurre un tetto massimo al prezzo delle transazioni di gas naturale tra tutti gli operatori europei”, ha aggiunto. Siccome “l’Europa rappresenta il più grosso acquirente di gas in gasdotto, si può permettere di pesare sul mercato e fare un prezzo ragionevole. Il compito di questo price cap non è quello di scoraggiare gli investimenti, ma di fare il pic sharing, cioè in fasi di fluttuazioni, garantisce che non vadano a discapito di cittadini e imprese”, dunque “si deve stabilire un tetto sufficientemente alto rispetto ai valori precedenti al conflitto, in modo da continuare ad essere attrattivo per produttori ed esportatori. Il tetto potrebbe anche essere temporaneo, con revisioni regolari, potenzialmente indicizzato”. Per il ministro occorre “introdurre un meccanismo di compensazione, in particolare per l’Lng. Inoltre, sarebbe utile accompagnare questa proposta con una regolamentazione dedicata su possibili arbitraggi. Al momento c’è un gruppo di lavoro a Bruxelles che sta lavorando a queste linee guida”.
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