Manometers to measure pressure are seen inside the heat pump plant run by energy company Wien Energie in the Simmering district of Vienna, Austria on March 14, 2024. In a large hall on the outskirts of Vienna, shiny pipes carry treated wastewater through three giant heat pumps, part of Austria's drive to reduce carbon emissions and its dependence on Russian gas, with more and more European cities eyeing this alternative. The plant -- billed as Europe's most powerful one -- is churning out district heat to up to 56,000 Vienna households, with operator Wien Energie planning to double its capacity to 112,000 households by 2027. (Photo by Vianey Lorin / AFP)
La Commissione europea alzerà oggi, a Strasburgo, il velo sulla sua strategia per recidere gli ultimi legami con la Russia, presentando la tabella di marcia dal qui al 2027 per arrivare al divieto delle importazioni di gas e Gnl da Mosca. Sarà il commissario europeo all’Energia, Dan Jorgensen, a dettagliare in conferenza stampa il piano che consiste in una comunicazione non vincolante a cui, nei mesi prossimi, seguirà una proposta legislativa e che offre alcune possibilità legali per le aziende europee di chiudere i loro contratti energetici con la Russia e l’azienda Gazprom.
Una su tutte: l’uso del concetto di ‘forza maggiore’ per rompere gli accordi in vigore senza incappare in penali. Lo scorso 12 marzo, durante il dibattito in aula plenaria a Strasburgo sull’accelerazione dell’eliminazione graduale del gas russo e di altri prodotti energetici russi nell’Ue, Jorgensen ha precisato che all’Unione serve “una strategia per eliminare le importazioni di tutti i combustibili fossili, qualunque sia la loro origine“. Ciò “ci renderà più sicuri e resilienti“, ha sottolineato in quell’occasione. “La nostra storica dipendenza dalle importazioni russe ha esposto l’Ue alla trasformazione dell’energia in arma e ai conseguenti rischi di approvvigionamento, consentendo alla Russia di influenzare i prezzi e danneggiare la nostra economia“, ha aggiunto.
Il progetto di porre fine alla dipendenza dell’Europa dall’energia russa è stato messo nero su bianco nel piano RepowerEu che, lanciato dalla Commissione nel maggio 2022 poco dopo l’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina, prevede il miglioramento dell’efficienza energetica, l’accelerazione della diffusione delle energie rinnovabili e la diversificazione degli approvvigionamenti. “L’Ue ha inoltre adottato 16 pacchetti di sanzioni, tra cui il divieto di importazione di carbone e petrolio russo e il divieto di ricaricare i carichi di gas naturale liquefatto russo nei porti dell’Ue“, ha sottolineato in aula il commissario secondo cui “sono stati compiuti progressi significativi”.
In base ai dati Ue, il petrolio russo rappresenta ora il 3% delle importazioni totali di petrolio dell’Ue, “con un calo notevole rispetto al livello prebellico del 25%” e le importazioni di gas dalla Russia, sia tramite Gnl che tramite gasdotto, sono passate dal 45% del 2021 al 19% del 2024. Sostituite da energia rinnovabile prodotta internamente nell’Ue e da forniture provenienti da fonti rinnovabili.
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