Gauges and facilities to receive and distribute natural gas are pictured on the grounds of gas transport and pipeline network operator Gascade in Lubmin, northeastern Germany, close to the border with Poland, on August 30, 2022. - Lubmin's industrial infrastructure includes a receiving and distribution station for the Nord Stream 1 pipeline and is also the place where the finally canned Nord Stream 2 pipeline for more gas from Russia comes to shore. The construction of a terminal to receive LNG at the site is planned. Government measures to assure supplies of gas over the winter have prepared Germany to deal with further curbs in Russian deliveries, Chancellor Olaf Scholz said on August 30, 2022, a day before Moscow is due to cut off gas supplies for three days. (Photo by Odd ANDERSEN / AFP)
La Libia è tornata a essere il principale fornitore di petrolio dell’Italia a 14 anni dallo scoppio della prima guerra civile: copre il 21,5% delle importazioni nazionali di greggio. Un ritorno che segna una netta inversione rispetto al crollo registrato nel 2011 e che racconta molto della nuova geografia energetica del nostro Paese, ridefinita dopo l’invasione russa dell’Ucraina.
È infatti a partire dal 2022 che l’Unione Europea ha accelerato la corsa per ridurre la dipendenza da Mosca e diversificare le fonti di approvvigionamento. Per un Paese come l’Italia, privo di risorse naturali significative e fortemente legato alle importazioni, trovare nuovi equilibri è diventato cruciale. Così, accanto alla Libia per il petrolio, è l’intero Nord Africa a guadagnare un ruolo strategico anche nell’ottica del Piano Mattei, che ha come obiettivo proprio il consolidamento dei rapporti con i Paesi di quest’area. Nella mappa realizzata da GEA elaborando i dati del Global energy monitor si possono vedere proprio i giacimenti di gas e petrolio dell’area e, più in generale, di tutta l’Europa.
Come emerge dai dati pubblicati dal Ministero dell’ambiente della sicurezza energetica, l’Algeria è il nostro primo fornitore di gas tramite gasdotto: ha fornito 21 miliardi di metri cubi di gas al nostro Paese attraverso il punto di ingresso di Mazara del Vallo con una crescita del 12% rispetto al 2023 (il 35% delle importazioni italiane). Un incremento che si contrappone al crollo verticale delle forniture russe transitate da Tarvisio: dai picchi di 3 miliardi di metri cubi al mese del 2021 si è passati a soli 165 milioni a novembre 2024. La Libia, invece, ha un ruolo molto più marginale sul gas: attraverso il punto di ingresso di Gela ha fornito 1,4 miliardi di metri cubi (2,3% sul totale).
Ma il riassetto energetico italiano non si limita al Mediterraneo. A guadagnare terreno è anche il gas naturale liquefatto (GNL) proveniente dagli Stati Uniti. Solo nel primo semestre del 2024, Washington ha esportato in Europa 35 miliardi di metri cubi di GNL, consolidando la propria posizione di fornitore chiave. E non mancano pressioni politiche: a dicembre, il presidente Donald Trump è tornato alla carica con un post su Truth Social, invitando l’Unione Europea a colmare «il suo enorme deficit» attraverso acquisti massicci di petrolio e gas americani.
In questo scenario instabile e in continua evoluzione, l’Italia cerca di mettere al sicuro il proprio sistema energetico puntando sulle infrastrutture: rigassificatori come quelli di Piombino e Cavarzere assumono un ruolo sempre più centrale, insieme al potenziamento delle dorsali che collegano il Sud del Paese ai principali snodi del Nord. Tuttavia, la corsa alle alternative non elimina le vulnerabilità. Guerre, tensioni e una crescente competizione globale per le risorse rendono ogni equilibrio provvisorio.
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