Da un lato, misure per gli acquisti congiunti, solidarietà energetica e la promessa di un indice complementare per il gas naturale liquefatto. Dall’altro, la diffusione delle energie rinnovabili tagliando i tempi di autorizzazione. I ministri europei dell’energia si riuniscono oggi a Bruxelles in un Consiglio straordinario dell’energia con l’obiettivo di concordare sulle ultime due proposte legislative avanzate dalla Commissione europea per affrontare l’aumento dei prezzi dell’energia, ma anche per guadagnare anche terreno comune sull’idea di introdurre a livello europeo un ‘meccanismo di correzione del mercato’ per affrontare i picchi di prezzo del gas.
Dopo settimane, se non mesi, di pressioni da parte dei governi, la Commissione europea ha avanzato ieri la proposta legislativa con i dettagli per fissare un prezzo massimo “di sicurezza” da applicare in automatico sulle transazioni sul mercato olandese quando sono soddisfatte due condizioni contemporaneamente: quando il prezzo del gas sul TTF supera i 275 euro per megawattora (MWh) per un periodo di due settimane e quando i prezzi del gas sul TTF sono superiori di 58 euro rispetto al prezzo di riferimento del GNL per 10 giorni consecutivi nelle due settimane di scambi. Le condizioni per attuarlo in automatico sono talmente difficili da realizzare, che il meccanismo potrebbe non entrare in funzione mai. In particolare, è la soglia di prezzo così alta per far scattare il meccanismo di correzione del mercato ha attirato subito le critiche delle Capitali, soprattutto quelle che più in questi mesi hanno insistito perché la Commissione presentasse una proposta legislativa per il price cap.
Per l’Italia, la proposta della Commissione Ue non “è sufficiente”, ha detto il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, alla vigilia della riunione con gli omologhi europei. Insufficiente perché “rischia di stimolare la speculazione invece di arginarla. Domani valuteremo rispetto alle modalità quali posizioni prendere, ma così com’è la proposta non è di nostra soddisfazione“, ha motivato. Toni duri quelli usati anche dalla ministra spagnola per la transizione ecologica, Teresa Ribera, che ha definito la proposta una “presa in giro” e ha annunciato il suo rifiuto alla riunione di domani perché il tetto “genera l’effetto opposto a quello desiderato, provoca un maggiore aumento artificiale dei prezzi, mettendo a rischio tutte le politiche di contenimento dei prezzi”. La soglia dei 275 euro/MWh è stata stabilita dopo varie indecisioni da parte della Commissione, scelta accuratamente alta in parte perché la Commissione europea spera di non attivare mai il meccanismo (ha chiaramente dichiarato che vuole usare lo strumento come ‘deterrente’ per abbassare in automatico il prezzo del gas) in parte perché sa che nei negoziati gli Stati membri abbasseranno la cifra. La maggior parte dei governi sposa l’idea di un limite di prezzo che si aggira tra i 150-180 euro per megawattora. A detta dell’esecutivo comunitario però la proposta è un tentativo di andare incontro e trovare un equilibrio tra posizioni distanti. Tra chi, come la Germania e i Paesi Bassi, il tetto non lo vogliono proprio e chi, come l’Italia e altri 15 Stati membri, il price cap lo hanno richiesto a più riprese nel corso di tutta la crisi energetica.
A difendere la proposta è stata ancora oggi la commissaria europea per l’Energia, Kadri Simson, secondo cui i livelli di attivazione del price cap proposti dalla Commissione europea sono “sufficientemente elevati da ridurre al minimo i rischi e coerenti con la nostra intenzione di disporre di uno strumento che scoraggi episodi di picchi di prezzo molto elevati”, ha dichiarato di fronte all’Aula di Strasburgo. Domani si terrà il primo scambio di idee dei ministri sulla proposta, cui seguiranno i primi tentativi delle capitali di riscrivere in parte fatti e cifre del testo legislativo. I tempi sono troppo stretti e la materia controversa, per cui per un alto funzionario dell’Ue per quanto la presidenza ceca possa compiere “missioni impossibili”, è troppo “ottimista pensare di riuscire a chiudere” un accordo già domani. Ma il confronto di domani servirà alla presidenza ceca per “testare gli umori e la temperatura” sulla questione e capire in quale direzione andare, se rimettere la questione sul tavolo dei capi di stato e governo riuniti a Bruxelles il 15-16 dicembre.
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