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Sostenibilità, Ue avanti con le ‘case green’: “Aumentare tasso di ristrutturazioni”

Efficienza, sostenibilità, edifici e immobili a prova di futuro. In estrema sintesi: avanti con le case ‘green’. La Commissione europea non molla, e anzi rilancia quello che è stato uno dei cavalli di battaglia della scorsa legislatura. Il rapporto sullo stato dell’unione dell’energia insiste su un tassello del più ampio pacchetto noto come ‘Fit for 55’, contenente le misure per ridurre le emissioni di CO2 di almeno il 55% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990. Tassello che si tramuta in tasto dolente in certi Paesi, a partire dall’Italia. “Gli sforzi per l’efficienza energetica dovranno fare un ulteriore passo avanti per raggiungere l’obiettivo di riduzione del consumo energetico finale dell’11,7 % entro il 2030″, rileva l’esecutivo comunitario nel documento.

A oggi la valutazione condotta sulle bozze aggiornate dei piani nazionali per l’energia e il clima (Nepc) indica una riduzione di solo il 5,8 % rispetto alle proiezioni del 2030. Si è in ritardo. Quindi, in pratica, “i tassi di ristrutturazione e l’elettrificazione delle apparecchiature di riscaldamento in generale rimangono troppo bassi” e le misure nazionali sono “insufficienti” per raggiungere un parco edilizio decarbonizzato entro il 2050. Ai governi si fa perciò presente che “una rapida attuazione della direttiva rivista per la prestazione energetica degli edifici sarà assolutamente fondamentale”.

Raccomandazione chiara, che vale soprattutto per quei governi che, come l’Italia, sulla questione delle case sostenibili continuano a nutrire dubbi e perplessità. Maros Sefcovic, commissario per il Green Deal, ne fa però una questione di bollette. “Dovremmo attuare rapidamente la nuova politica e il nuovo quadro normativo per affrontare i prezzi elevati dell’energia”, sottolinea.
A proposito di prezzi e stangate per le famiglie, c’è un passaggio tanto delicato quanto controverso nel capitolo relativo all’Italia. La Commissione europea sottolinea come nel 2023, il 4,1 % della popolazione ha avuto difficoltà a pagare le bollette mentre il 9,5 % non è stato in grado di mantenere la propria casa adeguatamente riscaldata nel periodo invernale. “Questo sottolinea l’importanza di aumentare il tasso e la qualità della ristrutturazione degli edifici”, in particolare di quelli con le performance energetiche peggiori. Peccato che il dato citato tocchi il tema della gente che non ce la fa, quelle persone a rischio povertà ed esclusione sociale che non pagano perché non hanno soldi, un problema che solo in Italia riguarda 13 milioni di uomini e donne.
Semmai l’invito politico implicito racchiuso in questi rilievi è quello di interventi di sostegno, che passano per riforme del mercato del lavoro che garantiscano più inclusione e migliore retribuzione. Un compito assegnato al governo Meloni nello specifico di un rilievo incastonato nella pagine sull’Italia, ma che nella portata generale del rapporto vale per tutti. Come per tutti vale l’invito a mettere in sicurezza il comparto industriale e lavorare per rilanciarlo.

E’ vero che, come sottolinea la commissaria per l’Energia, Kadri Simson, a livello di Unione europea “non siamo più in balia delle condutture di Putin” vista la riduzione della domanda di gas da Gazprom. Ma per un rischio che si dissipa di nuovi se ne affacciano. “L’industria europea – avverte il rapporto – si trova ad affrontare una sfida significativa alla sua competitività a causa della crescente concorrenza della Cina, degli elevati differenziali dei prezzi dell’energia rispetto ad altri concorrenti industriali come gli Stati Uniti e delle potenziali dipendenze strategiche dalle tecnologie energetiche pulite”.

Green Deal e obiettivi economici sono a rischio. L’invito a rendere ancora più efficienti le abitazioni si deve anche all’eventualità di scenario di un’Unione europea leader nella legislazione verde e solo in quella. Certo, a Bruxelles, comprensibilmente, si guarda ai contenuti positivi del rapporto sullo stato dell’unione dell’energia. Progressi e passi avanti ci sono. Quando si parla di sostenibilità nella prima metà del 2024 metà della produzione di elettricità dell’Ue proveniva da fonti rinnovabili, mentre sul fronte della sicurezza l’importo di gas russo è sceso dal 45 % del fabbisogno complessivo nel 2021 al 18 % entro giugno 2024, riducendo, tra agosto 2022 e maggio 2024 la domanda di gas di 138 miliardi di metri cubi. Inoltre l’Ue ha raggiunto il suo obiettivo di stoccaggio invernale del gas del 90% il 19 agosto 2024, ben prima della scadenza del 1° novembre. L’Ue è certamente più solida e più sicura, ma non consolidata né messa in sicurezza. L’invito ad accelerare sulle case green risponde a questa preoccupazione di fondo.

Chiara Troiano

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