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‘Fit for 55’, a che punto è l’attuazione del pacchetto Ue sul clima

Tredici proposte legislative, di cui otto revisioni di leggi esistenti e cinque nuove proposte. Il ‘Fit for 55’ è stato presentato dalla Commissione Europea il 14 luglio 2021 come il più ambizioso pacchetto sul clima finora varato in Unione Europea, pensato con l’obiettivo di portare il Continente a tagliare le emissioni di gas serra del 55% (rispetto ai livelli registrati nel 1990) entro il 2030, come tappa intermedia per l’azzeramento delle emissioni entro il 2050 (per raggiungere la cosiddetta neutralità climatica).

Una tabella di marcia per arrivare al 2030 con il 55% di emissioni in meno (ottimisticamente, arrivare anche al 57%) attraverso una serie di iniziative legislative, tra cui la revisione delle direttive energie rinnovabili ed efficienza energetica (entrambe del 2018), l’introduzione di una tassa sul carbonio alle frontiere, ma anche la revisione del mercato del carbonio interno all’Ue. Quasi due anni dopo la sua presentazione da parte della Commissione e a un anno dalla fine della legislatura nel 2024, i co-legislatori europei (Parlamento e Consiglio) hanno già raggiunto accordi politici su una buona parte dei principali dossier legislativi del pacchetto.

Il primo dossier su cui i co-legislatori hanno raggiunto un accordo a ottobre è stato quello sui cui nelle ultime settimane il via libera formale in seno al Consiglio Ue è stato più sofferto, ovvero gli standard di emissioni CO2 per nuove autovetture che prevede, tra le altre cose, lo stop alla vendita di auto con motore a combustione interna dal 2035. Sul fascicolo, il primo del ‘Fit for 55’ su cui è stato raggiunto un accordo, si è aperto nelle scorse settimane un serrato negoziato tra Commissione europea e Germania per una esenzione sui carburanti sintetici, gli efuels. La stessa deroga voleva ottenerla l’Italia per i biocarburanti, ma non ci è riuscita.

A novembre è arrivata poi l’intesa sulla revisione del regolamento sulla condivisione degli sforzi (l’Effort sharing regulation), che fissa obiettivi annuali vincolanti in materia di emissioni di gas a effetto serra per gli Stati membri in settori che non rientrano nel sistema di scambio di quote di emissione, ovvero il trasporto stradale e il trasporto marittimo interno, gli edifici, l’agricoltura, i rifiuti e le piccole industrie. Accordo anche sulla revisione del regolamento sull’uso del suolo, sul cambiamento di uso del suolo e sulla silvicoltura (LULUCF) che stabilisce per l’Ue un impegno vincolante a ridurre le emissioni e aumentare gli assorbimenti di carbonio ‘naturali’, nei settori dell’uso del suolo e delle foreste.

Solo a dicembre (e dopo ben trenta ore di discussione) i negoziatori dell’Unione europea hanno raggiunto un accordo sui tre principali fascicoli legislativi del pacchetto: la riforma del sistema di scambio di quote di emissione dell’Ue (l’Ets – Emission Trading System), ovvero il mercato europeo del carbonio, che tra l’altro prevede la creazione di un secondo sistema Ets applicato a edifici e trasporti; poi, la creazione di un Fondo sociale per il clima per ammortizzare i costi della transizione e l’introduzione di una tassa sul carbonio alle frontiere (il cosiddetto meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere, CBAM) per tassare le emissioni di alcuni settori ad alta intensità (ferro e acciaio, cemento, fertilizzanti, alluminio, elettricità e idrogeno, nonché le emissioni indirette, ovvero le emissioni che non avvengono nel processo produttivo in sé, ma attraverso l’utilizzo di energia elettrica generata con combustibili fossili)

Ultimi in ordine di tempo, ma non per importanza, gli accordi politici raggiunti a marzo tra i co-legislatori sul regolamento per la diffusione delle infrastrutture per i combustibili alternativi (Afir), una nuova legislazione per aumentare il numero di stazioni di ricarica elettrica e di rifornimento di idrogeno accessibili per gli autisti su tutto il territorio comunitario; sulla revisione della direttiva sull’efficienza energetica e della direttiva sulle rinnovabili, aumentandone i target. Parlamento e Consiglio hanno raggiunto a marzo anche un’intesa sull’uso di combustibili rinnovabili e a basse emissioni di carbonio nel trasporto marittimo (l’iniziativa ‘FuelEU Maritime’) per ridurre l’intensità dei gas a effetto serra dell’energia usata a bordo delle navi fino al 75% entro il 2050, promuovendo l’uso di combustibili più ecologici da parte delle navi.

In sospeso resta ancora da raggiungere un accordo sulla revisione della direttiva sulla tassazione “minima” dei prodotti energetici e dell’elettricità, che attualmente è ancora ferma in discussione in sede di Consiglio. E sulla proposta ‘ReFuelEU Aviation’ che mira a ridurre l’impronta ambientale del settore del trasporto aereo, su cui i negoziati con il Parlamento europeo devono iniziare.

Chiara Troiano

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