Il Governo vuole l’Italia hub europeo dell’energia, a ottobre il ‘Piano Mattei’

Il ‘Piano Mattei’ esiste, ma è work in progress. Nero su bianco ancora non è stato messo, ragion per cui ad oggi nessuno può stabilire dove possa arrivare il governo nel processo che, nelle intenzioni della premier, Giorgia Meloni, dovrebbe portare l’Italia a essere hub europeo dell’energia, sfruttando la posizione geografica (e geopolitica) di vera porta del Mediterraneo sul Vecchio continente. Anche di questo tema si parlerà il prossimo 30 maggio a Roma, presso l’Europa Experience-David Sassoli, durante l’evento ‘L’energia per l’Italia e l’Ue: le fonti e le regole del mercato energetico’ organizzato da Withub, con la direzione editoriale di GEA ed Eunews.

La presidente del Consiglio, nella recente visita diplomatica in Etiopia, ha però assicurato che in autunno il Piano sarà pronto. Anzi, che “l’occasione giusta” per presentarlo sarà ad ottobre, al summit intergovernativo Italia-Africa. Prima, però, vanno costruite basi e fondamenta del progetto. Che coinvolge, ovviamente e soprattutto, i Paesi del Nord Africa, dai quali possono arrivare gas, Gnl e anche energia prodotta da fonti rinnovabili, unendole poi a quella ricavata da eolico, solare e geotermico ‘italiano’, di cui può essere una preziosa ‘miniera’ il Sud del nostro Paese. Una cosa alla volta, però. Si parte dall’assunto, ripetuto più volte anche dal ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto, che la decarbonizzazione al 2030 e il net zero al 2050 restano il faro entro cui costruire ogni strategia, prevedendo se non un’uscita definitiva dalle fonti fossili, quantomeno la riduzione all’uso di una sola di queste risorse: il gas. In poche parole, non se ne può fare a meno, per ora.

Concetto ribadito in più occasioni anche dal Ceo di Eni, Claudio Descalzi, che da più di un anno è impegnato nel lavoro sulla diversificazione delle fonti di approvvigionamento energetico per liberare l’Italia dalla dipendenza russa. Il manager ha guardato da subito all’Africa, dove il Cane a sei zampe ha investito moltissimo, da diversi decenni. Non a caso, il nome dato da Meloni al dossier sull’energia prende spunto dall’indimenticato presidente dell’Ente nazionale Idrocarburi, Enrico Mattei. Che introdusse la regola di lasciare il 75% delle risorse generate ai territori dai quali veniva estratto dai giacimenti. Una regola a cui Palazzo Chigi si ispira per il proprio progetto, che “non vuole essere predatorio“, si premura di ricordare la premier ogni volta che ne parla, in pubblico o nei colloqui con i leader dei Paesi con cui sta negoziando.

Qui si innesta l’altra gamba del piano, squisitamente politica e geopolitica. Perché l’Italia ha dei rapporti più che fruttuosi con diverse nazioni del Nordafrica. “L’Italia sta lavorando per essere il ponte che da Mediterraneo e Africa porta in Europa l’energia sempre più verde, con l’idrogeno e l’elettricità che siano sempre più prodotti localmente e destinati sia alle popolazioni locali sia all’Europa”, è la sintesi di Pichetto. Spiegando che “gli obiettivi del nostro ‘nuovo Piano Mattei’ sono proprio garantire prosperità, pace e stabilità in queste regioni”. Oltre alla liaison fortissima con l’Algeria, verranno intensificati i rapporti con Mozambico, Egitto e Angola, per quanto riguarda il continente africano. Ma poi ci sono anche l’Azerbaijan, che già ci fornisce gas in arrivo in Puglia (in programma c’è anche il raddoppio del Tap), la Libia e Israele, sempreché il progetto del gasdotto Eastmed vada avanti. L’Italia, in quest’ultimo caso, è spettatore interessato, visto che a decidere dovranno essere Tel Aviv e Cipro, anche se, stando alla visione di Descalzi, servirà un accordo pure con la Turchia.

Dunque, il progetto di fare del nostro Paese l'hub di gas ed energia, sta nascendo con prospettive sicuramente interessanti. Sfruttando anche le potenzialità delle fonti rinnovabili, che possono dare un prezioso contributo per rimpinguare il mix, ma soprattutto opportunità di sviluppo economico e infrastrutturale per il Mezzogiorno d'Italia. Adesso, però, come ogni grande progetto che si rispetti, viene la parte difficile: la messa a terra. Quello sarà il banco di prova per il 'Piano Mattei' e per il governo Meloni.

Chiara Troiano

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