In this photograph taken on February 9, 2017, visitors walk through the UNESCO World Heritage archeological site of Mohenjo Daro some 425 kms north of the Pakistani city of Karachi. - Once the centre of a powerful civilisation, Mohenjo Daro was one of the world's earliest cities -- a Bronze Age metropolis boasting flush toilets and a water and waste system to rival modern standards. Some 5,000 years on archaeologists believe the ruins could unlock the secrets of the Indus Valley people, who flourished around 3,000 BC in what is now India and Pakistan before mysteriously disappearing. (Photo by ASIF HASSAN / AFP) / TO GO WITH: Pakistan-archaeology-Indus-science-conservations, FEATURE BY Ashraf KHAN
Di una delle prime città della storia, rischiava di non restare nulla dopo le tragiche alluvioni di questa estate in Pakistan. Mohenjo Daro è sopravvissuta, ma il sito incarna la minaccia che il cambiamento climatico rappresenta per il patrimonio mondiale dell’umanità.
Apparsa intorno al 3000 a.C., la metropoli costruita dal popolo dell’Indo, una misteriosa civiltà fiorita nell’Età del Bronzo nel bacino dell’omonimo fiume, deve probabilmente la sua salvezza al genio dei suoi ideatori. Infatti, questo vastissimo sito in mattoni con strade geometriche, costruito in alto rispetto al corso d’acqua, era dotato di antiche condutture e di un sistema fognario sorprendentemente funzionale, che ha permesso di evacuare parte delle acque dell’alluvione che ha colpito il Pakistan.
Mentre i monsoni eccezionali tra giugno e settembre, corredati da precipitazioni da sette a otto volte superiori al normale in agosto, hanno trasformato il sud del paese in un gigantesco lago, a Mohenjo Daro è stato registrato un “deflusso estremamente importante”, spiega Thierry Joffroy, specialista in terre architettura. I “20-40 cm” d’acqua che “hanno riempito stanze” e causato “molti crolli”, secondo l’esperto che ha visitato il sito in ottobre per conto dell’Unesco, sono però niente rispetto a quanto vissuto nel resto del Paese, a volte letteralmente inghiottito dal fango. Quasi 1.600 pakistani sono morti, altri 33 milioni sono stati colpiti dalle piogge torrenziali “probabilmente” aggravate dal cambiamento climatico, secondo il World weather attribution, una rete di ricercatori. Ma “la situazione non è stata catastrofica” a Mohenjo Daro, che “potrebbe essere restaurata”, stima Joffroy.
Il sito pakistano è comunque “vittima” del clima nonostante la “fortuna”, concorda Lazare Eloundou Assamo, direttore del Patrimonio mondiale dell’Unesco. Mohenjo Daro doveva infatti celebrare il centenario della sua scoperta, nel 1922, quest’anno. Ma la metropoli rischia di “essere scomparsa con tutte le tracce archeologiche” che contiene, sospira. Dei 1.154 siti del Patrimonio Mondiale, di cui 897 sono beni culturali, 218 sono aree naturali e 39 un misto delle due, molti sono minacciati dai cambiamenti climatici: inondazioni, uragani, cicloni e tifoni ma anche gli incendi “molto più frequenti” hanno un “impatto enorme” sui siti storici.
I mega-incendi boschivi, che stanno aumentando sulla costa del Mediterraneo, sono arrivati molto vicini a Olimpia, in Grecia, nell’estate del 2021. In Perù, quest’anno si sono verificate frane ai piedi di Machu Picchu.
Anche nelle sue variazioni meno spettacolari, il clima sconvolge l’equilibrio dei luoghi. In Australia, la Grande Barriera Corallina sta vivendo episodi di sbiancamento dovuti all’innalzamento della temperatura dell’acqua. In Ghana, l’erosione ha spazzato via parte del forte di Prinzenstein, utilizzato per la tratta degli schiavi.
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