France's Prime Minister Francois Bayrou delivers a speech prior to a confidence vote over the government's austerity budget, at the National Assembly in Paris on September 8, 2025. France's parliament is expected to oust Prime Minister Francois Bayrou on September 8, 2025 after just nine months in office, plunging the key EU member into new political uncertainty and creating a painful dilemma for President Emmanuel Macron. Bayrou blindsided even his allies by calling a confidence vote to end a months-long standoff over his austerity budget, which foresees almost 44 billion euros ($52 billion) of cost savings to reduce France's debt pile. (Photo by Bertrand GUAY / AFP)
E’ nuova crisi politica in Francia. L’Assemblea Nazionale ha rovesciato il governo del premier François Bayrou, che domani quindi presenterà le sue dimissioni al Presidente Emmanuel Macron. In totale, 364 parlamentari hanno votato contro il primo ministro (solo 194 quelli a favore), che a fine agosto aveva annunciato l’impopolare proposta di bilancio, che prevedeva 44 miliardi di euro di risparmi per il 2026.
Tutti gli occhi sono ora puntati su Macron, costretto a trovare il suo terzo premier in un anno dopo la decisione di sciogliere l’Assemblea Nazionale nel giugno 2024. Le elezioni successive hanno portato alla formazione di tre blocchi (sinistra, centro-destra ed estrema destra) senza una vera in Parlamento, gettando il Paese in un’instabilità cronica. Secondo una nota diffusa dall’Eliseo, il presidente francese “ha preso atto” della caduta del governo. Di fatto, “nominerà un nuovo Primo Ministro nei prossimi giorni”.
Dopo il breve governo di Michel Barnier (99 giorni), il destino del governo di François Bayrou, succedutogli a dicembre, era forse già scritto: da alcune settimane, i partiti di opposizione, dall’estrema destra all’estrema sinistra, avevano annunciato il loro ‘no’ alla fiducia. Consapevole di essere spacciato, Bayrou ha lanciato lunedì un ultimo grido d’allarme davanti ai parlamentari sulla situazione economica della Francia, la seconda economia dell’UE. Descrivendola come una “prova di verità”, ha ribadito che la “prognosi vitale” del Paese era “in gioco” a causa del suo “sovraindebitamento”, che ha raggiunto il 114% del PIL. “Il nostro Paese funziona, crede di arricchirsi e ogni anno diventa un po’ più povero. È un’emorragia silenziosa, sotterranea, invisibile e insopportabile”, ha affermato in un discorso punteggiato da invettive da parte dei partiti di opposizione. “Avete il potere di rovesciare il governo, ma non avete il potere di cancellare la realtà”, ha detto loro, paragonando la “sottomissione al debito” alla “sottomissione con la forza militare”.
Macron ha finora escluso la possibilità di un ulteriore scioglimento dell’Assemblea Nazionale, una mossa fortemente richiesta dall’estrema destra. Indire nuove elezioni legislative “non è un’opzione, ma un obbligo”, ha affermato la sua leader Marine Le Pen. Secondo gli ultimi sondaggi, in caso di elezioni anticipate il suo partito (Raggruppamento Nazionale) e i suoi alleati sarebbero i favoriti al primo turno con il 33% dei voti, davanti alla sinistra e al campo presidenziale.
Il Partito Socialista, da parte sua, ha ripetutamente affermato negli ultimi giorni che la sinistra, vincitrice delle ultime elezioni legislative, dovrebbe prendere il governo. “Siamo pronti, che venga a prenderci”, ha detto Boris Vallaud, leader del gruppo socialista all’Assemblea Nazionale, a Emmanuel Macron. Tuttavia, i socialisti hanno avvertito che prevedono solo un governo di sinistra, senza i macronisti. Il capo dello Stato dovrebbe invece cercare di ampliare il suo blocco centrale e cercare una figura di destra o centrista che possa essere accettata dal Partito Socialista. Ma il compito si preannuncia arduo, date le posizioni radicate dei partiti. Circolano diversi nomi, tra cui quelli dei ministri delle Forze Armate, Sébastien Lecornu, della Giustizia, Gérald Darmanin, e dell’Economia, Éric Lombard.
In un contesto di diffusa sfiducia nei confronti di Emmanuel Macron, il cui indice di popolarità è al minimo da quando è salito al potere nel 2017 (circa il 77% di insoddisfatti secondo un recente sondaggio), diverse formazioni invocano lo stallo. Un movimento “cittadino” emerso durante l’estate sui social media con lo slogan “Blocca tutto”, sostenuto da alcuni sindacati e dalla sinistra radicale, ha chiesto la paralisi del Paese. Ma la vera portata della mobilitazione – che ricorda per certi versi le proteste dei “gilet gialli” che hanno scosso la Francia nel 2018-2019 – rimane incerta. Tutti i sindacati hanno anche indetto uno sciopero e delle manifestazioni previste per il 18 settembre. Venerdì Fitch dovrebbe annunciare il rating del debito francese, con un possibile declassamento nell’attuale clima di incertezza.
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