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Sostenibilità, come e dove spendono gli altri Paesi per la transizione green

Sviluppo delle rinnovabili, edilizia sostenibile e mobilità pulita. Ventisette Stati membri dell’Ue, tre voci di investimento uguali per tutti, dove ciascuno interviene con modalità diverse. La definizione dei piani nazionali per la ripresa non è stata la stessa per tutti, non nello sforzo finanziario. C’è sicuramente una questione di differenti cifre, vale a dire quanto, in termini di risorse Ue, il meccanismo per la ripresa anti-pandemico ha destinato ai singoli Paesi. E poi c’è l’agenda politica, rispondente alle aspirazioni dei governi. Quelli di Cipro, Polonia e Repubblica ceca si distinguono per le politiche a sostegno dell’energia pulita. Sono questi i tre Paesi che intendono destinare oltre il 50% delle dotazioni per interventi in questi tipo. Per Cipro si tratta di 0,36 miliardi di euro, ossia l’80% dell’intero tesoretto a dodici stelle. Per la Polonia invece si tratta di impegni in Zloti per il corrispettivo di 13,4 miliardi (64,9%), per la Repubblica ceca invece interventi in Corone per l’equivalente di 2,25 miliardi di euro (68,3% del totale).

Ungheria, Germania, Lussemburgo ed Estonia i tre Paesi che invece si distinguono per investire almeno la metà di tutte le risorse per la transizione verde per la mobilità a basse emissioni di carbonio o addirittura emissioni zero. In Ungheria colonnine di ricarica, potenziamento e incentivo di auto elettrica e ammodernamento  della flotta per i servizi di trasporto pubblico vedono lo stanziamento del corrispettivo di 1,81 miliardi di euro, pari al 56,3% di tutta la torta ‘green’. In Germania questa porzione è del 50,3%, per spese da 5,93 miliardi di euro, mentre in Estonia il 50%, per azioni da 0,2 miliardi di euro. Anche il Lussemburgo riserva la metà delle risorse per la transizione verde alla mobilità sostenibile, per un totale di 0,3 miliardi di euro (50% del totale).

La Francia si distingue per fare dell’edilizia sostenibile la priorità numero uno della propria agenda. Ristrutturazioni di case, palazzi, scuole e uffici in senso di minori dispersione di calore e meno consumi, valgono oltre un terzo dell’agenda per una transizione sostenibile. Il 36,4% delle risorse del piano nazionale per la ripresa finisce in quest’area, dove sono previsti interventi per 7,32 miliardi. Solo Grecia e Lettonia, in termini percentuali, investono di più: la prima il 43% del proprio Pnrr (valore complessivo: 2,82 miliardi), la seconda il 37,1% (totale: 0,2 miliardi).

Considerando che a livello Ue la spesa destinata a interventi in edilizia è quella più ridotta rispetto ai tre macro-obiettivi, Francia, Grecia e Lettonia si mettono in mostra per essere in controtendenza e destinare quote considerevolmente più elevate al miglioramento del proprio parco immobiliare.
C’è anche un’altra voce che riguarda la transizione verde, quella di “altre spese verdi”. Queste includono interventi di diversa natura, quali la tutela della biodiversità, opere di rimboschimento, migliore gestione dei rifiuti, o anche migliore gestione delle risorse idriche. Chi investe di più qui è la Svezia. Quasi due terzi (65%) del piano di ripresa nazionale svedese è destinata è contraddistinta da “investimenti per clima”. Anche la Croazia ha deciso di investire su quest’altra voce: il governo di Zagabria mette 1,54 miliardi di euro (47,6% del totale) per gestione dei rifiuti e dell’acqua, e per il turismo sostenibile. Per la Slovenia, che dedica il 41% del totale del proprio piano per la ripresa ad “altre spese verdi”, una quota significativa va alla gestione dell’acqua e alla prevenzione delle inondazioni.

marika.demaria

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