Ukrainian President Volodymyr Zelensky and US President Donald Trump participate in a meeting in the Oval Office of the White House in Washington, DC, on August 18, 2025. European leaders join Ukrainian President Volodymyr Zelensky in talks with US President Donald Trump on August 18, as they try to find a way to end Russia's offensive. The leaders heading to Washington on Monday to appear alongside Zelensky call themselves the "coalition of the willing." (Photo by Mandel NGAN / AFP)
Donald Trump è nuovamente ‘deluso e frustrato’ da Kiev e Mosca. Le parti in causa non sembrano voler davvero arrivare alla pace, sostiene il presidente americano come riporta la portavoce della Casa Bianca Karoline Leavitt. Trump è dunque “stanco di incontri che non servono ad altro che a incontrarsi” ma “vuole agire”.
Nel frattempo a Kiev, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, incontrando i giornalisti, ha confermato che le trattative di pace sono incagliate principalmente sul destino del Donbass, il Donetsk in particolare. Gli Usa vorrebbero che le forze ucraine si ritirassero e che la regione nell’est del Paese divenisse una “zona economica libera”. A Mosca però non viene chiesto altrettanto nella parte che occupa attualmente. Uno squilibrio che per Zelensky è inaccettabile. Di certo, ha affermato, in ogni caso sarebbero necessarie “elezioni” o “referendum” in Ucraina per decidere sulle questioni territoriali. Martedì si era dichiarato pronto a indire elezioni presidenziali se la sicurezza del voto potesse essere garantita dagli Stati Uniti, in collaborazione con gli europei.
L’amministrazione Trump ha proposto un piano di pace quasi tre settimane fa per risolvere la guerra durata quasi quattro anni, innescata dall’invasione su larga scala della Russia nel febbraio 2022. Questo piano è stato poi discusso separatamente da russi e ucraini con gli americani. Secondo Zelensky, le due questioni chiave ancora da negoziare sono il controllo della regione orientale di Donetsk, dove si sta svolgendo la maggior parte dei combattimenti, e lo status della centrale nucleare di Zaporizhzhia, occupata da Mosca nell’Ucraina meridionale. Per Kiev, Washington “si aspetta che le forze ucraine si ritirino” dalla parte della regione di Donetsk ancora sotto il loro controllo, che verrebbe trasformata in una “zona economica libera” o “zona smilitarizzata”. In cambio, l’esercito russo si ritirerebbe dalle aree sotto il suo controllo nelle regioni di Sumy, Kharkiv e Dnipropetrovsk (nord, nord-est e centro-orientale), ma manterrebbe la sua presenza nelle regioni di Kherson e Zaporizhzhia (sud). La regione di Donetsk, controllata per oltre l’80% dalla Russia, e la vicina regione di Luhansk, quasi interamente sotto il suo controllo, sono l’obiettivo principale del Cremlino in Ucraina. Mosca ne rivendica l’annessione dal 2022, così come quella di altre due regioni meridionali, Kherson e Zaporizhzhia, parzialmente occupate dalle forze russe. Per quanto riguarda il piano, due funzionari ucraini hanno confermato che Kiev aveva presentato agli Stati Uniti la sua versione aggiornata, in un momento in cui il presidente americano stava ribadendo la sua impazienza nei confronti di Kiev e degli europei.
La versione del piano americano rivista dagli ucraini durante i negoziati a Ginevra e in Florida non è stata resa pubblica. Un documento in quattro parti è stato inoltre presentato al Cremlino durante la visita dell’inviato statunitense Steve Witkoff a Mosca la scorsa settimana. Questi sforzi americani giungono in un momento difficile per l’Ucraina: la presidenza è stata destabilizzata da un vasto scandalo di corruzione che coinvolge collaboratori di Volodymyr Zelensky, l’esercito è in ritirata in prima linea e la popolazione sta soffrendo per le interruzioni di corrente dovute ai raid aerei russi. Riguardo alle garanzie di sicurezza promesse all’Ucraina, Zelensky ha dichiarato di aver avuto “una discussione costruttiva e approfondita con il team americano” su questo argomento. Il piano originale di Washington è stato ampiamente percepito come ampiamente favorevole alle richieste del Cremlino, tanto che oggi il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov parlando a una tavola rotonda sull’Ucraina, ha ribadito che dopo la visita dell’inviato americano Witkoff “le incomprensioni con gli Usa sono state eliminate”. E Mosca ritiene che il presidente Donald Trump “sia sincero nei suoi sforzi per cercare di mediare un accordo”.
Intanto sabato i funzionari di Ucraina, Usa, Francia, Germania e Regno Unito – riporta Axios – si vedranno a Parigi per fare l’ennesimo punto della situazione. Oggi Zelensky si è unito in videoconferenza alla riunione dei cosiddetti ‘volenterosi’: al centro le garanzie di sicurezza che “includano componenti serie di deterrenza europea e siano affidabili, ed è importante che gli Stati Uniti siano con noi e ci sostengano”, come ha spiegato il leader ucraino. “Nonostante la pressione, rimaniamo assolutamente fermi nel nostro obiettivo: raggiungere una pace giusta e sostenibile per l’Ucraina. Ho aggiornato i leader sul nostro lavoro per garantire il finanziamento dell’Ucraina per il 2026-2027. Le nostre proposte sono sul tavolo e il senso di urgenza è chiaro a tutti. La prossima settimana sarà decisiva”, ha scritto la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen su X al termine della videoconferenza. il cancelliere tedesco, Friedrich Merz, ha lasciato intendere che lunedì possa esserci l’ennesimo vertice a Berlino a cui però non è certo participi il presidente americano. “Dipende anche molto dalla redazione congiunta dei documenti attualmente in fase di elaborazione. Sono ragionevolmente fiducioso che ci riusciremo”, ha affermato il Cancelliere
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