Industria del vetro pronta a decarbonizzare: 68% aziende ha roadmap

Super-enervigori, ma con numeri di riciclo da record e grandi innovazioni. L’industria italiana del vetro accoglie la sfida della decarbonizzazione e il 68% delle aziende ha già una roadmap definita.

La strategia passa dagli investimenti per ridurre i consumi e le emissioni, ma anche dalla diminuzione delle emissioni di CO2, grazie all’uso del rottame che rispetto allo scorso anno ha un prezzo molto inferiore. Nel 2022 sono state di 1.042.295 tonnellate le emissioni dirette risparmiate grazie all’uso del rottame di vetro. Aumenta inoltre l’elettrificazione dei forni e la quota di energia green impiegata, con nuovi combustibili. E ancora, in molti hanno già piani stringenti di riduzione dei gas serra per gli impianti produttivi attraverso nuove soluzioni tecnologiche, così come un approccio sistematico per ridurre l’impronta di carbonio della catena del valore. Si interviene anche sul prodotto, come l’alleggerimento di peso di bottiglie e vasetti e un maggior utilizzo di rottame nella produzione.

Le soluzioni tecnologiche per un cambio di paradigma energetico “ci sono”, sottolinea il presidente di Assovetro, Marco Ravasi. Ma non basta, avverte: “Occorre definire un quadro normativo- regolatorio chiaro e duraturo, con adeguati sistemi incentivanti che rendano sostenibili gli investimenti per le aziende“. Altri paesi, per facilitare la transizione energetica della propria industria energivora, hanno varato piani di supporto economico. Ravasi pensa alla con i ‘contratti di protezione del clima’ e agli Stati Uniti, con sovvenzioni per 6 miliardi di dollari.

Le aziende del vetro stanno facendo la loro parte. Il nostro report di sostenibilità ci dice che il 68% del campione esaminato ha formalizzato una roadmap di decarbonizzazione al 2030 e 2050 e molte vetrerie stanno già attuando importanti cambiamenti sia nel campo dei processi industriali che dei prodotti”, scandisce il presidente.

La percentuale di energia rinnovabile sul totale dei consumi, autoprodotta o acquistata, ha rappresentato oltre l’11% nel 2022 (+1% rispetto all’anno precedente); la diminuzione del peso di bottiglie e vasetti prosegue, le bottiglie di vino hanno ridotto in media il loro peso del 12% negli ultimi 10 anni, richiedendo minor consumo di materie prime, di energia e, di conseguenza, producendo minori emissioni di CO 2 ; l’utilizzo del rottame di vetro è arrivato all’85/87% di media (potenzialmente potrebbe arrivare al 100%) nella produzione delle bottiglie scure (l’utilizzo di una tonnellata di rottame consente di risparmiare 0,67 tonnellate di CO 2 ). Se tutti i forni italiani che producono bottiglie chiare (quelle che utilizzano una minor quantità di rottame) passassero al vetro scuro le emissioni di CO 2 diminuirebbero di circa l’8%.

Ma l’industria nazionale del vetro, come registra il Rapporto di Sostenibilità 2023, non ha solo ridotto la CO 2 , ma anche, tra il 2016 e il 2022, le emissioni di NO X del 41%, quelle di SO X del 49% e le polveri del 53%. Anche i consumi idrici hanno registrato nel 2022 un calo del 39% rispetto al 2016 (addirittura del 7,2% tra il 2021 e il 2022), anche attraverso un importante contributo del recupero. Le aziende vetrarie italiane procedono a passo spedito sulla strada della riduzione della propria impronta carbonica. Zignago Vetro, ad esempio, ha da tempo stabilito obiettivi strategici al 2030 e si è dotata di un vero e proprio Piano di decarbonizzazione. Un’iniziativa chiave di questo percorso è l’impianto di Fossalta di Portogruaro alimentato ad energia rinnovabile prodotta dall’impianto a biomassa di Zignago Power che rifornisce quasi il 100% dell’elettricità consumata dalla vetreria e copre circa il 38% del fabbisogno di energia elettrica del Gruppo.

La centrale di Zignago Power di Fossalta di Portogruaro, di tipo termoelettrico, utilizza, quale combustibile, biomassa di scarto (residui di potatura, scarti di segheria ecc.) e di filiera corta. Inoltre, recupera parte dell’energia termica dei fumi di combustione per produrre acqua calda ed anche per alimentare una rete di teleriscaldamento. Verallia sta portando avanti il progetto Heatox (preriscaldo di gas e ossigeno), nuovo sul mercato, in cui metano e ossigeno passano attraverso uno scambiatore che recupera il delta termico rispetto alla temperatura di uscita del forno. In questo modo, metano e ossigeno entrano nel forno già preriscaldati e hanno bisogno di minori calorie per raggiungere la temperatura di fiamma.

Consumando quindi meno combustibile, si arriva alla riduzione di circa il 5% delle emissioni di CO 2 “scope 1”, ovvero quelle generate direttamente dalla combustione del gas impiegato per l’attività di fusione. Il Gruppo lavora anche per realizzare prodotti super leggeri e a minore carbon footprint, ha da poco lanciato sul mercato la Bordolese Air 300gr, la bottiglia Bordolese più leggera di sempre. Un progetto che utilizza strumenti di modellazione all’avanguardia per prevedere la resistenza meccanica della bottiglia. Nello stabilimento O-I di Villotta di Chions ha preso il via un progetto di utilizzo dell’ossigeno nei suoi due forni fusori, la cosiddetta tecnologia oxy-fuel, che consente di aumentare l’efficienza energetica utilizzando l’ossigeno. Questa nuova tecnologia ha permesso una riduzione del consumo di energia superiore al 38% e delle emissioni di circa l’80%. Altre innovazioni hanno interessato lo stabilimento vetrario, come il riutilizzo “circolare” del calore proveniente dai fumi in grado di preriscaldare il rottame di vetro delle raccolte differenziate prima di immetterlo nei forni di fusione. Il perdurare della crisi geopolitica e dell’inflazione hanno fatto registrare nel 2023 un calo dei consumi in tutta Europa, Italia compresa, e di conseguenza anche della produzione dei contenitori in vetro, “vestito” d’eccellenza per cibi e bevande. La produzione di vetro cavo nel 2023 è diminuita del 5,3%. In particolare, la produzione di bottiglie è calata sempre del 5,3% e quella dei vasi dello 0,9%. È diminuito anche l’import e l’export di bottiglie rispettivamente dell’11,6% e del 18,3%. Per i vasi invece, mentre l’export è calato del 30%, l’import è aumentato del 5,5%.

mariaelena.ribezzo

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