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Inflazione e dazi: lo scontro Trump-Harris si gioca sull’economia Usa

Inflazione, concorrenza con la Cina, prezzo del petrolio. Nel primo, e unico, confronto prima del voto di novembre negli Stati Uniti i due candidati alle presidenziali, Kamala Harris e Donald Trump, si sono scontrati soprattutto su temi economici, accusandosi a vicenda di aver “venduto” il Paese o di aver distrutto l’economia. Potere d’acquisto, l’inflazione o la posizione dei democratici sullo shale gas e sul petrolio: non sono mancati gli argomenti su cui confrontarsi.

Ha venduto semiconduttori americani alla Cina per aiutarla a migliorare e modernizzare il suo esercito”, ha accusato la vicepresidente democratica. “Fondamentalmente ci ha convinto che una politica cinese dovrebbe garantire che gli Stati Uniti vincano la competizione del 21° secolo”. E poi, riferendosi all’aumento dei dazi doganali attuato durante il mandato Trump, Harris ha stimato che egli abbia “lanciato guerre economiche”, sia con la Cina sia con l’Unione Europea. Per quanto riguarda la proposta repubblicana di imporre dazi doganali dal 10% al 20% su tutte le importazioni, i democratici l’hanno vista come una “tassa sui consumi”, che alla fine peserà sui cittadini americani.

L’ex presidente, però, ha risposto sottolineando che il presidente democratico uscente Joe Biden ha mantenuto i dazi doganali che aveva istituito su una serie di prodotti cinesi. E ha attaccato soprattutto Harris sulla questione del gas e del petrolio di scisto, un argomento delicato in Pennsylvania, lo stato chiave in cui si è svolto il dibattito, assicurando che “Harris non autorizzerà mai più” la fratturazione idraulica in questo stato. “Se lei vincesse le elezioni, il fracking in Pennsylvania scomparirebbe dal primo giorno”, ha insistito Trump, riferendosi a una dichiarazione di Harris che nel 2019 aveva assicurato che avrebbe vietato la pratica. La candidata democratica ha ricordato di aver assicurato nel 2020 che non l’avrebbe vietato e di non aver spinto in questa direzione come vicepresidente.

Trump ha poi accusato l’attuale governo di aver distrutto l’economia americana, prendendo ad esempio l’elevata inflazione, in particolare nel 2022 e nel 2023. Secondo Trump, infatti, l’amministrazione Biden ha aperto le porte al tasso di inflazione più alto della storia degli Stati Uniti, affermando che ha raggiunto il 21%, o addirittura il 60% per alcuni prodotti. In realtà, l’inflazione ha raggiunto il picco del 9,1% nel 2022 dopo l’invasione russa dell’Ucraina, ben al di sotto del livello record del 23,7% raggiunto nel 1920. Sulla scia della pandemia di Covid-19, l’inflazione è salita al tasso annuo del 9,5%, il più alto dall’inizio degli anni ’80 negli Stati Uniti, con un aumento ancora più marcato per alcuni prodotti di consumo. Tuttavia, alla domanda se gli americani vivessero oggi in condizioni migliori rispetto a quattro anni fa, la candidata democratica non ha risposto direttamente. “Tutto ciò che abbiamo fatto è porre rimedio al caos lasciato da Donald Trump”, ha assicurato Harris, ricordando in particolare “il peggior tasso di disoccupazione dai tempi della Grande Depressione”. In realtà il tasso di disoccupazione negli Stati Uniti ha raggiunto il suo massimo dagli anni ’30 nell’aprile 2020, nel pieno della pandemia di Covid-19. Pochi mesi dopo, alla fine del mandato di Donald Trump, era tornato al 6,4%. Era al 4,2% lo scorso agosto, pochi mesi prima della fine del mandato di Joe Biden e della sua vicepresidente Kamala Harris. Economia è considerata l’argomento principale dagli elettori, secondo un sondaggio realizzato all’inizio di settembre da Siena per il New York Times.

Valentina Innocente

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