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La manifattura italiana s’è desta: dopo un anno torna in espansione

A marzo l’Italia s’è desta: il settore manifatturiero ha mostrato segnali positivi, con sia i nuovi ordini che la produzione che hanno fatto appena il loro ingresso in territorio di crescita. L’ottimismo sulla produzione nel corso dei prossimi dodici mesi è aumentato, con le aziende che hanno registrato la crescita occupazionale più rapida in un anno. Nel dettaglio l’Indice Pmi (Purchasing Managers’ Index) sul Settore Manifatturiero Italiano, un indicatore composito a una cifra della prestazione del settore manifatturiero derivato da indicatori relativi a nuovi ordini, produzione, occupazione, tempi di consegna dei fornitori e scorte di acquisto, lo scorso mese ha raggiunto 50.4, in salita da 48.7 di febbraio. Malgrado il tasso di miglioramento sia stato solo marginale, questo risultato segna la prima espansione (sopra quota 50) della manifattura tricolore.

Il rafforzamento delle condizioni operative è stato il risultato della rinnovata crescita della produzione e dei nuovi ordini, così come della crescita delle assunzioni. La pressione al ribasso dell’indice principale arriva solo dalla giacenza degli acquisti, con le aziende che hanno continuato a ridurre le rimanenze delle materie prime e dei semilavorati. La leggera espansione delle vendite totali scaturisce principalmente dai clienti nazionali, la domanda estera infatti è diminuita modestamente. Sebbene solo frazionale, la crescita dei nuovi ordini è stata la prima in un anno, con alcune aziende che hanno riportato un maggiore interesse da parte dei clienti. In risposta a ciò, le aziende campione hanno innalzato a marzo i loro volumi produttivi, ponendo quindi fine alla sequenza di declino di 11 mesi. Detto questo, la crescita della produzione è stata solo marginale ma nettamente superiore alla media europea.

Infatti i dati dell’indagine Pmi di marzo hanno segnalato l’ennesima contrazione (un anno di fila) del settore manifatturiero dell’eurozona L’ottimismo delle aziende è aumentato al livello massimo in quasi un anno, ma le aspettative di crescita sono rimaste relativamente deboli, avendo quindi un impatto ulteriore sul livello occupazionale delle aziende. Allo stesso tempo sono diminuite drasticamente le interruzioni sulla catena di distribuzione, con i tempi medi di consegna che hanno registrato il miglioramento più elevato in sei mesi. Anche se al tasso più lento in un anno, i costi di acquisto hanno continuato a calare, e i prezzi di vendita sono stati scontati maggiormente. In termini numerici il Pmi del manifatturiero nell’Eurozona a marzo ha raggiunto il livello minimo in tre mesi di 46.1, diminuendo da 46.5 di febbraio, ma meglio delle attese.

Detto della svolta italiana, tra le nazioni monitorate, la Grecia (56,9) ha continuato sul suo cammino di crescita più solido, con le condizioni manifatturiere migliorate al livello massimo in oltre due anni. Il rialzo greco ha superato di gran lunga quello della Spagna 851,9), nazione questa che dopo la Grecia ha riportato il risultato migliore, e che a marzo ha osservato una nuova e modesta espansione, leggermente più debole di quella osservata a febbraio. Ancora debolissima invece la Germania (poco sopra 41,9), che fa nettamente peggio della Francia (46,2).
Per Cyrus de la Rubia, Chief Economist presso Hamburg Commercial Bank, “è scoraggiante assistere a come il settore manifatturiero abbia gradualmente riportato aumenti dell’Indice Pmi della Produzione senza mai raggiungere risultati soddisfacenti. Questo, tuttavia, è per lo più dovuto ai risultati insoddisfacenti dei settori manifatturieri della Germania e della Francia. Considerato ciò, non sorprende affatto che le nostre previsioni a brevissimo termine sul Pil, che includono i dati Pmi, anticipano un allungamento della recessione del settore manifatturiero dell’eurozona”.

Vittorio Oreggia

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