L’orto-terapia: la cura del verde cura anche le persone

In Italia non ha ancora preso piede ufficialmente e nemmeno è stata inquadrata, ma all’estero, soprattutto nei Paesi anglosassoni e in Giappone, è finita persino nei corsi di laurea. È l’ortoterapia, una pratica che ha effetti benefici sulla salute e l’equilibrio psicofisico delle persone, in modo particolare di quelle malate. A scuola e nei centri terapeutici, l’Horticultural therapy è una disciplina che migliora la qualità della vita di tutte le fasce d’età, dai più piccoli agli anziani. Negli Stati Uniti, dove l’ortoterapia è entrata a far parte dei programmi nelle facoltà di Medicina, questa disciplina ha trovato applicazione pratica in molti ospedali universitari.

UNA LUNGA STORIA

Nel diciannovesimo secolo, Benjamin Rush, uno dei firmatari della Dichiarazione di Indipendenza degli Stati Uniti e riconosciuto come il ‘Padre della psichiatria americana’, fu il primo a documentare l’effetto positivo che il lavoro in giardino aveva sulle persone con malattie mentali. Negli anni ’40 e ’50, l’assistenza riabilitativa dei veterani di guerra ricoverati in ospedale ha notevolmente ampliato il ricorso a questa pratica. Non più limitata al trattamento delle malattie mentali, l’ortoterapia ha acquisito credibilità ed è stata adottata per una gamma molto più ampia di diagnosi.

LE APPLICAZIONI DELLA ORTOTERAPIA

Le tecniche di terapia orticola ora vengono utilizzate per aiutare le persone ad apprendere nuove abilità o recuperare quelle perdute. Aiuta a migliorare la memoria, le capacità cognitive, le abilità linguistiche e la socializzazione. Nella riabilitazione fisica, può contribuire a rafforzare i muscoli e a migliorare la coordinazione, l’equilibrio e la resistenza. In contesti di terapia orticola professionale, le persone imparano a lavorare in modo indipendente, a risolvere i problemi e a seguire le indicazioni. Secondo numerosi studi, prendersi cura delle piante, dalle più piccole come quelle dell’orto a quelle più grandi, insegna a prendersi cura di se stessi. Gli esperti, però, chiariscono che questa pratica non può sostituire le tradizionali cure farmacologiche, ma se combinate, le due hanno effetti molto positivi.

PER OGNI DISAGIO O MALATTIA UN PERCORSO VERDE SU MISURA

In Italia un sostenitore della ortoterapia è Andrea Mati, progettista del verde e autore del libro, di recente pubblicazione, ‘Salvarsi con il verde. La rivoluzione del metro quadro vegetale’. La sua Mati 1909 ha infatti sviluppato un ramo di azienda dedicato alla progettazione e alla realizzazione di giardini terapeutici, luoghi che hanno un effetto positivo sull’umore e la salute del paziente, avendo in alcuni casi la capacità di diminuire la somministrazione dei farmaci.

Grazie alla collaborazione con alcune università, centri di ricerca e aziende specializzate nel settore delle terapie non farmacologiche, l’azienda si sta specializzando nella progettazione di giardini dedicati ai bisogni fisici, psicologici e sociali delle persone affette da queste patologie, ponendo attenzione anche nei confronti dei familiari, amici e del personale di assistenza. Presso il centro Mati 1909 è stato creato un modello di giardino dedicato alla patologia dell’Alzheimer studiato per aiutare il paziente e chi lo accompagna a rilassarsi, attraverso stimoli sensoriali, tattili, olfattivi, uditivi e visivi, che generano benessere. Piante profumate, aromatiche e dalla fioritura prolungata sono al centro del percorso e hanno un effetto terapeutico sul paziente. Nel 2018 sono stati realizzati giardini studiati per l’autismo e la sindrome di Down. Ad esempio, i giardini pensati per le persone affette da disturbi dello spettro autistico presentano un camminamento progettato sui principi del ‘giardino sensoriale’ sul quale si affaccia una serie di radure isolate: sono ‘nicchie verdi’ che danno al paziente un senso di forte protezione e ‘accudimento’. Questi percorsi servono a ridurre l’ansia e lo stress e a indurre senso di benessere e di fiducia; in più limitano stereotipia, ritualità e compulsività (comportamenti ossessivi ripetuti), classiche caratteristiche delle persone autistiche.

Nadia Bisson

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