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Meloni presenta il Piano Mattei: risorse per 5,5 mld. ‘No scatola chiusa’

Le risorse per il Piano Mattei ci sono e sono più ingenti di quanto fosse trapelato nei giorni scorsi. Ma il clima al vertice Italia-Africa non è dei più distesi e un velo di mistero copre ancora l’implementazione del Piano “Può contare su una dotazione iniziale di oltre 5,5 miliardi di euro tra crediti, operazioni a dono e garanzie”, annuncia Giorgia Meloni ai capi delegazione del summit in Senato. L’Unione Africana, però, in un primo momento chiede più concretezza e meno chiacchiere. “Non ci accontentiamo di semplici promesse che poi non sono mantenute“, tuona Moussa Faki Mahamat, presidente della Commissione, in apertura dei lavori. Lamenta di non essere stato interpellato nella stesura: “Avremmo auspicato di essere consultati, adesso siamo pronti a discutere le modalità”. Il Piano non è una “scatola chiusa, da imporre e calare dall’alto”, ribatte Meloni: è pensato, spiega, come una “piattaforma programmatica aperta alla condivisione e alla collaborazione con le nazioni africane, sia nella fase di definizione sia in quella di attuazione dei singoli progetti”. “Sulla concretezza – aggiunge a fine giornata – sono assolutamente d’accordo, è la ragione per cui abbiamo voluto raccontare l’idea Piano Mattei partendo da progetti specifici“. E ribadisce: “Potrei aver fatto io l’errore di aver dato l’impressione che fosse tutto definito. Ma il vertice era fondamentale per definire ciò che stiamo facendo e per raccogliere spunti”.

Alla fine della giornata, però, il presidente dell’Unione africana, Azali Assoumani, parla di successo: “Mi congratulo con il primo ministro e le autorità italiane per il successo del vertice, sia nella forma che nel contenuto. Ora non resta che renderlo concreto”, afferma. E sulla polemica chiarisce: “è un piano molto buono per noi che lo abbiamo letto bisogna renderlo concreto, va rivisto, adattato al contesto, ci saranno sicuramente aggiustamenti ma non vi sono contestazioni”.

Dei cinque miliardi e mezzo, tre arrivano dal Fondo italiano per il clima e due miliardi e mezzo dalle risorse della cooperazione allo sviluppo. A questi, si aggiungeranno quelli che (auspicabilmente) arriveranno dalle Istituzioni finanziarie internazionali, dalle Banche Multilaterali di Sviluppo, dall’Unione Europea e da altri Stati donatori, che già si sarebbero fatti avanti per sostenere progetti comuni. Ma ci sarà anche, entro l’anno, un nuovo strumento finanziario, assieme a Cassa Depositi e Prestiti, per agevolare gli investimenti del settore privato nei progetti del Piano.

Per la prima volta, la Conferenza Italia-Africa (in passato tenuta a livello ministeriale) viene elevata a Vertice e apre alla partecipazione dei Capi di Stato e di Governo. “E’ una scelta che ribadisce la centralità e la rilevanza che l’Italia attribuisce al rapporto con le Nazioni africane”, rivendica la premier. In emiciclo, a sostenere il progetto, siedono i vertici delle Istituzioni europee, Ursula von der Leyen, Charles Michel, Roberta Metsola. L’obiettivo dichiarato, di medio e lungo periodo, è quello di dimostrare che “siamo consapevoli di quanto il destino dei nostri due continenti, Europa e Africa, sia interconnesso. E che possiamo crescere insieme”, afferma Meloni, per “costruire una cooperazione da pari a pari”.

Cinque i pilastri: istruzione e formazione, salute, agricoltura, acqua ed energia. “È un piano ambizioso ma estremamente concreto, che partirà da progetti pilota in alcune Nazioni africane per poi estendersi al resto del Continente”, assicura la presidente del Consiglio. Quello di oggi “non è un punto di arrivo, ma un fondamentale momento di confronto con tutti i vertici del continente africano, per fare sempre di più“, precisa il ministro degli Esteri, Antonio Tajani. Perché, ricorda, “le sfide globali sono tante e sempre più complesse”. Tre guerre e la situazione nel Mar Rosso hanno ricadute non indifferenti “strategiche ed economiche” sui Paesi africani.

Uno dei miti che vuole sfatare il programma è che l’Africa sia povera. Nient’altro che una “narrazione distorta”, per Meloni, che ricorda che il continente detiene il 30% delle risorse minerarie del mondo, il 60% delle terre coltivabili. Il 60% della sua popolazione ha un’età inferiore ai 25 anni, questo lo rende anche una terra dalle “enormi potenzialità di capitale umano”, sottolinea. Ma si tratta anche di un continente immenso, che racchiude necessità molto diverse tra loro.

Una collaborazione industriale tra Europa e Africa è “assolutamente necessaria”, per il ministro delle Imprese, Adolfo Urso, che parla di interconnessioni, spazio e, soprattutto, materie prime critiche. Si riferisce ai gasdotti, ma anche ai progetti di interconnessione elettrica con Tunisia e in prospettiva con Libia e Egitto, anche per l’energia rinnovabile. Alle connettività digitali, con il cavo Blue Med e Raman, che garantiranno la trasmissione dati tra Nord e Sud del Mondo. Alla rete satellitare e a quello che consentirà anche ai paesi africani l’accesso allo Spazio che “l’Italia conseguì proprio dall’Africa – ricorda Urso -, dalla nostra base di Malindi 60 anni fa”.

Cruciale, nel Piano, il pilastro energia e il progetto di far diventare l’Italia hub energetico d’Europa. Lo sviluppo di fonti, tecnologie e infrastrutture è “precondizione sia per la prosperità dell’Africa sia per la crescita e la sicurezza di Italia ed Europa”, evidenzia il ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto. Il “ponte” tra i due continenti, afferma, “deve andare nelle due direzioni e spingere crescita e sicurezza su entrambi i lati, attraverso partenariati paritari”. Bene quindi che all’Africa vada oltre il 70% del Fondo italiano per il Clima (3 miliardi di Euro). Oltre a quello, con i 100 milioni di euro annunciati a COP28, l’Italia è, sottolinea, il “primo  donatore del Fondo su ‘Perdite e Danni'”. Le infrastrutture sono al centro: le imprese italiane nel settore costruzioni sono presenti in Africa da anni e oggi, fa sapere il ministro Matteo Salvini, “sono impegnate con cantieri attivi per oltre 12 miliardi di euro”.

Durante la nostra Presidenza del G7, l’Italia lavorerà per “migliorare la diversificazione delle catene di approvvigionamento e di produzione”, fa eco il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ribadendo che Roma sta dedicando una speciale attenzione all’Africa: “Vi assicuro – precisa – che come ministro delle Finanze questa attenzione è già una realtà

Valentina Innocente

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