Più biciclette, più auto elettriche, più trasporto urbano, “accessibile” a tutti. In sintesi: mobilità sostenibile. Il Comitato europeo delle regioni (Cor) pone il tema al centro della sessione plenaria di ottobre, con tre pareri che hanno tutti come oggetto e obiettivo spostamenti eco-compatibili, a partire dalla città.
Il nuovo quadro per la mobilità urbana è il primo dei documenti al voto. Si ricorda l’insostenibilità di abitudini che da sole, sono “responsabili del 23% delle emissioni totali di carbonio prodotte dai trasporti”. Basta auto e scooter, dunque. Innanzitutto basterebbe mettere da parte la pigrizia e, per i piccoli spostamenti, basterebbero spostami a piedi, che “non comportano un costo, giovano alla salute e aiutano la sostenibilità”. Un suggerimento alla cittadinanza. Nella consapevolezza della difficoltà di indurre i cittadini a cambiare, si invitano le autorità locali a ricorrere al sistema dei pedaggi. Zone a traffico limitato e obbligo di pagamento per disincentivare l’uso e l’abuso dell’auto privata. Per la politica locale, invece, l’invito a promuovere diffusione e utilizzo della bicicletta, “alternativa di trasporto neutra in termini di emissioni di carbonio ed economicamente accessibile che può essere facilmente combinata con altri modi di trasporto”.
Il nodo forse spinoso di questa posizione è la richiesta di “nuovi finanziamenti” avanzata alla Commissione europea. Il bilancio dell’Unione è sempre quello, i soldi del Recovery Fund sono già finiti, e quelli rimasti dirottati sul piano RePowerEu per l’indipendenza energetica dalla Russia. Ma si insiste sulla necessità di incentivi per gli acquisti di biciclette elettriche. Non finisce qui, perché si vuole rimettere mano al sistema di certificazioni di sostenibilità. Si chiede “un’altra norma” sulla categoria Euro per autovetture, furgoni, autocarri e autobus “al fine di ridurre le emissioni di inquinanti tossici (ossido di azoto, ammoniaca, monossido di carbonio e particolato Pm10 e Pm2,5)”. Ancora, potenziamento del trasporto pubblico e misure di contrasto alla “povertà nei trasporti”, che riguarda quanti fanno fatica a comprare un abbonamento.
C’è poi il parere sulle piccole aree urbane, attori chiave per la gestione di una transizione giusta. Qui si chiede di tenere conto dei centri più piccoli per tutto ciò che riguarda le colonnine. Si pone l’accento sulla necessità di “garantire la disponibilità nelle zone meno densamente popolate di stazioni di ricarica accessibili al pubblico destinate ai veicoli commerciali leggeri”, tenuto conto che le piccole aree urbane ospitano il 43% della popolazione dell’Ue e circa il 66% degli abitanti delle città in Europa risiede in aree con meno di 500mila abitanti.
Nell’agenda della sessione plenaria del 10-13 ottobre anche gli orientamenti per lo sviluppo della rete trans-europea dei trasporti (Ten-T). Qui si chiede un maggiore coinvolgimento degli enti locali e dei territori nel processo decisionale e soprattutto realizzativo. Si vuole essere certi che i piccoli centri urbani non siano tagliati fuori e possano essere collegati alla rete di trasporto europea, affinché “la rete, nel suo insieme, stabilisca un collegamento valido ed efficace con le reti di trasporto secondarie”. Si propone “un’autorità regionale o di un gruppo di autorità competenti” per dialogare direttamente con la Commissione europea, possibilità fin qui non prevista.
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