Giornata piena a Palazzo Chigi, quella di oggi 30 agosto. Con il vertice di governo tra la premier, Giorgia Meloni, e i suoi vice, Matteo Salvini e Antonio Tajani, e il successivo primo Consiglio di ministri post-ferie, inizia ufficialmente ‘l’autunno’ della politica. No, le stagioni non sono cambiate – nonostante il clima continui a dare segnali di profonda sofferenza -, ma questo, storicamente, è il momento di ‘mettere a terra’, come si usa dire oggi, i progetti di lavoro da qui alla fine dell’anno.
In agenda sono tanti i temi da discutere, tra gli alleati di governo e maggioranza. La partita europea è chiusa, non nel senso che gli accordi siano stati già definiti con Ursula von der Leyen, anzi. Ma la quadra su Raffaele Fitto è stata trovata da tempo e domani in Sala del Consiglio, dopo lo scampanellio della premier, si tratterà solo di mettere il suo nome nero su bianco sul foglio da spedire a Bruxelles con oggetto: candidato italiano alla nuova Commissione Ue. Poi tutto passerà nelle mani della presidente Udl, alla quale staranno fischiando parecchio le orecchie da direzione sud-Europa, dopo il tour de force del leader Ppe, Manfred Weber, a Roma. La partita andrà avanti fino a novembre, mese nel quale la squadra sarà completata con giocatori e ruoli assegnati.
Nel frattempo l’Italia deve imbastire tutti i passaggi che dovranno portare alla prossima legge di Bilancio 2025. In primis, il Piano strutturale di bilancio da consegnare a Parlamento e Unione europea: il Mef garantisce che arriverà in Cdm nei tempi previsti, ovvero metà settembre. Il documento non è di poco conto, perché prende il posto della Nadef e da quello si capirà se i rumors sui tagli all’assegno unico per i figli, il lavoro femminile e le pensioni sono reali, o fake news come sostiene il ministero dell’Economia. Dalle opposizioni chiedono chiarezza anche sulle reali intenzioni del governo rispetto alla transizione ecologica e la conseguente conversione industriale, perché, a detta degli avversari di centrosinistra (se riusciranno a trovare la quadra sulla potenziale coalizione), la lotta ai cambiamenti climatici non sembra proprio essere in cima ai pensieri della maggioranza.
Uno scenario, questo, che richiama ancora una volta alla sfida europea. Perché a Bruxelles il centrodestra continua a chiedere di avere un’Ue “meno ideologica“, ergo razionalizzando i dettami del Green deal. Principio sul quale, invece, la rive gauche italiana (e non solo) non vuole cedere e insiste con i vertici delle istituzioni continentali per andare avanti. Forti anche del fatto che i voti a von der Leyen per la riconferma, loro, non li hanno fatti mancare. Come il Ppe, che vuole realismo per non sovraccaricare le imprese. Sarà un bel nodo da sciogliere, per la riconfermata presidente.
Altro punto: i trasporti. L’estate nera per l’intensa opera di infrastrutturazione delle linee ferroviarie starebbe volgendo al termine, ma da sciogliere restano comunque diversi nodi, soprattutto sull’alta velocità. Per inciso, il ministro Salvini esulta per il via libera della commissione Mase agli interventi sulla AV Salerno-Reggio Calabria.
C’è il tema lavoro, poi. Il rilancio del piano industriale italiano ed europeo, fortemente voluto da Adolfo Urso. Il ministro delle Imprese e il Made in Italy dovrà mettere mano a diversi dossier, primo tra tutti Stellantis, per la Gigafactory di Termoli (il tavolo è fissato per il 17 settembre) e non solo. C’è da capire se arriverà, come sperano a Palazzo Piacentini, un secondo produttore automobilistico (ma anche un terzo e un quarto). Inoltre, vanno risolti i tavoli di crisi aperti, incrociando le dita che i dati sul fatturato dell’industria (in calo su base annua, a luglio) non ne portino altri in dote. Allo stesso tempo, c’è da aiutare le imprese a mantenere uno standard elevato di export (che va a gonfie vele), potenziando l’internazionalizzazione delle nostre aziende nel mondo.
Agricoltura. Capitolo complicato, legato a doppio nodo sia al Green deal, per il contrasto ai cambiamenti climatici, sia al braccio di ferro sulle regole europee, che i nostri agricoltori contestano perché miopi e troppo restrittive nella competizione con mercati che, invece, hanno pochi ostacoli da superare.
Tutto questo scenario, infine, si incrocia con la partita politica delle prossime elezioni regionali. Si voterà in Liguria, Emilia-Romagna e Umbria: tre partite che potrebbero riaprire i giochi per il centrosinistra oppure chiuderli (per il momento) a favore del centrodestra e del governo. Anche di questo parleranno Meloni, Salvini e Tajani. Cosa che faranno pure nel campo opposto (vedremo se largo o meno). Per l’appunto, l’autunno della politica è già iniziato.
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