Un appello, anche e soprattutto alle opposizioni, affinché siano unite almeno su una questione: la nomina di Raffaele Fitto come vicepresidente esecutivo della prossima Commissione Europea. La presidente del Consiglio Giorgia Meloni decide di iniziare così le sue comunicazioni al Parlamento in vista del Consiglio Europeo che si svolgerà il 17 e 18 ottobre. “Ci sono momenti in cui l’interesse nazionale deve prevalere su quello di parte e mi auguro sinceramente che questo momento sia uno di quelli, senza distinguo e senza tentennamenti“, richiama all’unità la premier, ricordando come nella scorsa legislatura lo stesso Fitto si espresse a favore della nomina di Paolo Gentiloni. La nomina dell’attuale ministro per gli Affari europei a Bruxelles rappresenterebbe “un notevole miglioramento per la nostra nazione rispetto alla composizione della commissione uscente, atteso che vedeva 4 Vicepresidenti esecutivi e 7 Vicepresidenti complessivi ma nessuno di questi era italiano“. Miglioramento che confermerebbe “una ritrovata centralità dell’Italia in ambito europeo, rafforzata da un governo credibile che garantisce la stabilità politica in una fase storica in cui tutto intorno a noi è instabile. Una realtà, insomma, molto distante dal continuo mantra di un presunto isolamento internazionale italiano“, sottolinea Meloni. D’altronde, alle deleghe assegnate a Fitto “si aggiunge anche quella al Pnrr, che vale ulteriori 600 miliardi di euro circa. E questo rappresenta una garanzia per tutti, perché grazie all’ottimo lavoro svolto in questi due anni dallo stesso Fitto, l’Italia è oggi la Nazione più avanti di tutte nella realizzazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, nonostante abbia anche il piano più corposo“. Ed è un ruolo che rappresenta “l’opportunità per il commissario italiano di far valere le ragioni di una necessaria, maggiore flessibilità, sugli investimenti. Una posizione storicamente italiana che ha trovato soltanto un primo, parziale, accoglimento nella riforma del Patto di stabilità appena entrata in vigore”.
Sul tavolo a Bruxelles, però, al netto della composizione della futura Commissione, sono tanti i temi. A partire dalla situazione geopolitica internazionale, con il conflitto in Medio Oriente e la “preoccupazione per l’escalation in corso in Libano” che ha portato all’attacco da parte dell’esercito israeliano al contingente italiano della missione Unifil: “Pur se non si sono registrate vittime o danni ingenti, io penso che non si possa considerare accettabile”, sottolinea, confermando che nelle prossime settimane si recherà in Libano. E poi il lavoro per la costruzione della pace in Ucraina e il contrasto all’immigrazione illegale.
Fra i discorsi che dovrà riaprire la prossima Commissione Europea c’è però sicuramente il Green deal, su cui la presidente del Consiglio ha le idee chiarissime: “l’approccio ideologico” che ne ha accompagnato la nascita “ha creato effetti disastrosi”, perché “non è vero che per difendere l’ambiente e la natura l’unica strada percorribile sia quella tracciata da una minoranza palesemente ideologizzata”. Anzi, “inseguire la decarbonizzazione al prezzo della deindustrializzazione è, semplicemente, un suicidio. Non c’è nulla di verde in un deserto, e nessuna transizione verde, alla quale guardiamo con favore, è possibile in una economia in ginocchio“. Tutti temi che saranno necessariamente sul tavolo della prossima legislatura europea.
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