Draghi lascia Bruxelles col sorriso: “Soddisfatte da Ue tutte le richieste dell’Italia”

Sull’energia “la soluzione trovata risponde a tutte le richieste dell’Italia: price-cap, disaccoppiamento, forme comuni per ridurre l’impatto su imprese e famiglie”. Mario Draghi lascia Bruxelles soddisfatto”. Il vertice dei capo di Stato e di governo dell’Ue, l’ultimo a cui partecipa prima di lasciare palazzo Chigi, è un successo senza ‘se’ e senza ‘ma’. E’ vero che tutto resta da scrivere nel dettaglio, ma “sul contenuto operativo e concreto di queste decisioni il linguaggio qui scioglie ogni dubbio”. Vuol dire che la Commissione europea dovrà presentare, “con urgenza, decisioni concrete, e quindi non roadmap né analisi”. Non vuol dire che la partita finisce qui, “perché c’è ancora del lavoro da fare”, ma “non c’è modo di equivocare”.

Fin qui si era parlato solo di forniture, ma mai di prezzi. E’ questo quello che è cambiato in occasione del vertice. Draghi lo sottolinea, e non a caso. Perché è questa la chiave di volta del successo negoziale. “Si parlava di stoccaggi comuni, acquisti comuni. Questo va bene”, riconosce il capo di governo uscente, ma “è una sola dimensione limitata ai volumi”. Come Italia, ricorda, è che “il nostro problema non è la disponibilità di gas”, vero è che “noi oggi continuiamo a esportare milioni di metri di cubi al giorno”. Semmai, nel contesto della crisi energetica, “il problema nostro e di altri Paesi come noi è il prezzo, e se questo fronte non c’erano proposte”. Da questo punti di vista, “c’è stata la comprensione che questo vertice non potesse essere a una sola dimensione, anche perché altrimenti neanche noi saremmo stati interessati”.

L’Italia era pronta a far saltare il tavolo, anche solo abbandonandolo. Invece ha tenuto duro e portato a casa una risultato che Draghi rivendica con forza. Queste misure “si tradurranno presto in bollette più basse”, per effetto di misure “nostre”. Perché, scandisce il leader italiano a Bruxelles, “tutte queste misure sono iniziative del governo italiano, e ne sono orgoglioso”. Ringrazia pubblicamente Roberto Cingolani e Enzo Amendola, rispettivamente ministro per la Transizione ecologica e sottosegretario con delega agli Affari europei. “E’ la prova che l’Italia ha tutte le capacità di tracciare un sentiero in Europa e percorrerlo”.

Parole non casuali. Perché quanto portato a casa è l’eredità per il governo Meloni. “Non do consigli al nuovo governo”, dice. Però resta il fatto che “l’Unione europea è fondamentale per la stabilità del continente e del mondo intero”, e che anche e soprattutto per questo “l’Italia deve mantenere un ruolo centrale con la credibilità e la chiarezza di un progetto di cui siamo stati fondatori“. Sono più che consigli, sono indicazioni. E lezioni. “Quello che un governo uscente può fare è offrire la testimonianza di ciò che ha fatto”, e Draghi torna a Roma, per il passaggio di consegne, con un accordo per politiche sull’energia che, assicura, “si tradurranno presto in bollette più basse”. Questo per famiglie e imprese. Per la classe politica e la nuova maggioranza, invece, si lascia il pro-memoria con le cose da fare. “Stiamo cercando di assicurare una transizione più rapida e la più informata possibile. Ogni ministro ha preparato un documento con le cose da fare e da affrontare”. E’ Draghi che lavora al post-Draghi.

Il messaggio per Meloni non si esaurisce qui. Ricorda Draghi che come esecutivo “abbiamo accelerato moltissimo sulle rinnovabili, per raggiungere ambiziosi obiettivi di sostenibilità”. Ancora, “abbiamo speso oltre 60 miliardi per aiutare famiglie e imprese, perché potessero rispondere all’aumento dei prezzi , e abbiamo lasciato sempre invariati gli obiettivi di finanza pubblica”. Sempre attraverso l’azione di governo “abbiamo dimezzato l’effetto dei rincari sui bilanci familiari, e nel caso delle famiglie più povere l’impatto dell’inflazione è stato ridotto del 90%”. Draghi sottolinea che “questa è la nostra agenda sociale”. Ma sembra più il suggerimento della nuova agenda per l’Italia.

Nadia Bisson

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