Il risultato delle prossime elezioni per il Parlamento europeo determinerà se e in che modo l’Unione europea perseguirà le politiche per lo sviluppo sostenibile avviate nell’ultimo quinquennio. L’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile formula alcune proposte per integrare nella governance e nelle politiche della prossima legislatura europea la sostenibilità come definita nell’Agenda 2030 approvata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel settembre del 2015.
1. Accelerare l’attuazione dell’Agenda 2030
L’Unione europea deve accelerare gli sforzi per realizzare l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile e raggiungere i 17 Obiettivi entro la fine di questa decade. L’ASviS ritiene che anche nella prossima legislatura le forze politiche che siederanno nel Parlamento europeo, il Consiglio europeo, la Commissione europea, il Comitato Economico e Sociale e il Comitato delle Regioni devono confermare esplicitamente l’Agenda 2030 come riferimento centrale e comune per disegnare le proprie politiche interne ed esterne, coerentemente con quanto previsto all’art. 3 del Trattato.
2. Perseguire e realizzare una transizione ecologica “giusta”
Il principio della “transizione giusta” deve essere concretizzato rafforzando il confronto partecipativo con la società civile e i governi locali, perseguendo ogni sforzo per non lasciare nessuno indietro, concertando tra le parti le misure d’accompagnamento alla transizione attraverso “Patti sociali”, perseguendo con ogni sforzo il più ampio consenso possibile sulle azioni da mettere in campo, ma senza rinunciare agli obiettivi di neutralità carbonica e di maggiore equità. Pertanto, dovrà essere riaffermata la visione a lungo termine al 2050 di “vivere bene nel rispetto dei limiti planetari” con l’obiettivo di integrità, connettività e resilienza di tutti gli ecosistemi e dell’aumento sostanziale delle aree degli ecosistemi naturali, nonché della completa decarbonizzazione dell’economia. A tal fine devono essere consolidate e definite ove ancora necessario le misure atte a conseguire al 2030 la riduzione delle emissioni nette di gas serra dell’UE di almeno il 55% (e di almeno il 90% entro il 2040), la protezione legale di almeno il 30% della superficie terrestre e marina, la protezione rigorosa di almeno un terzo delle aree protette, l’effettivo ripristino del 30% delle aree degradate degli ecosistemi terrestri, delle acque interne e degli ecosistemi costieri e marini, riconoscendone l’inderogabilità e l’urgenza anche ai fini dell’adattamento dei territori dell’UE agli effetti dei cambiamenti climatici, e della resilienza sociale ed economica.
Per conseguire tali obiettivi vanno realizzati significativi ed efficaci investimenti pubblici e stimolati quelli privati. A tal fine, l’Unione dovrà sviluppare, ove necessario, nuovi strumenti legislativi e uno spazio fiscale europeo per accompagnare la transizione sociale ed economica, prestando particolare attenzione ai contesti di maggior vulnerabilità sociale e aziendale. Le politiche industriali nazionali ed europee devono accelerare la riduzione dell’impronta ecologica dell’UE, dentro e fuori i suoi confini, coniugando tale obiettivo con quello dello sviluppo economico dell’Unione con il principio di “autonomia strategica aperta” e di sostenibilità economico-finanziaria, definendo le necessarie misure di accompagnamento delle imprese nel processo di transizione.
3. La politica industriale come motore della transizione per un’Europa competitiva sullo scenario globale.
Facendo seguito all’approvazione da parte del Consiglio dell’Unione del testo di direttiva sulla due diligence lungo la catena di fornitura, e alla luce degli obiettivi di decarbonizzazione, è necessario consolidare l’integrazione della sostenibilità nelle strategie e nei modelli di business del settore privato, al fine di produrre un vantaggio competitivo per le imprese che operano in Europa. Pertanto, il sistema economico-industriale deve essere trasformato in motore di accelerazione del processo attuativo degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030. A tal fine devono essere costruite, con un dialogo rafforzato con i portatori d’interesse, in particolare delle Parti sociali, le condizioni di contesto affinché i modelli di business possano essere allineati agli interessi della collettività, siano rimosse le ambiguità e incertezze sul futuro degli obiettivi e dei processi di transizione ecologica e digitale e la loro continuità nel tempo, sia rafforzata la capacità di visione a lungo termine del sistema produttivo con più ampie garanzie di successo e ritorno negli investimenti. Ciò deve essere conseguito anche passando dalla volontarietà alla obbligatorietà della responsabilità sociale d’impresa, scardinando i tentativi di esternalizzazione delle violazioni sociali e ambientali e assicurando equi risarcimenti alle vittime. Strumentale allo scopo è l’estensione progressiva, proporzionale e inclusiva degli ambiti di applicazione degli standard di rendicontazione della sostenibilità e della Tassonomia degli investimenti sostenibili, incentivando questi ultimi e assicurando che le necessarie misure d’accompagnamento e assistenza alla trasformazione dei settori produttivi, con particolare attenzione alle PMI, siano integrate nelle misure legislative.
4. Attuare il pilastro europeo dei diritti sociali, contrastare le disuguaglianze, rafforzare la coesione territoriale.
Le politiche sociali europee devono valorizzare il percorso avviato con l’adozione del Piano d’azione del “Pilastro europeo dei diritti sociali” del 2021. Gli obiettivi al 2030 devono essere ampliati e rafforzati, rendendo il Pilastro dei diritti sociali pienamente coerente con l’Agenda 2030. Vanno assicurate sinergie più forti tra politiche economiche, sociali e ambientali, recuperando i ritardi registrati per il conseguimento degli obiettivi per la parità di genere, la riduzione delle diseguaglianze sociali, generazionali e tra territori, la solidità e l’efficacia dei sistemi sanitari, l’accesso universale a servizi pubblici di base. In quest’ambito è necessaria una più decisiva azione dell’UE nella tutela di minori e adolescenti, con particolare attenzione ai gruppi sociali più vulnerabili, grazie all’adozione di politiche strutturali e continuative.
5. Attuare riforme istituzionali verso una maggiore integrazione europea, rafforzare la democrazia e la partecipazione
Per rafforzare la democrazia europea, rendendo più efficaci, incisivi e trasparenti i meccanismi decisionali, va avviato il processo di riforma dell’architettura istituzionale dell’Unione verso una maggiore integrazione, ma nel frattempo vanno sfruttati al massimo gli spazi offerti dai Trattati vigenti. Tra le proposte da considerare, ricordiamo quelle dell’elezione dei membri del Parlamento attraverso il voto su liste a livello di Unione o “liste transnazionali”; l’elezione diretta del Presidente della Commissione; il conferimento della capacità d’iniziativa legislativa al Parlamento; la riforma del meccanismo decisionale del Consiglio, superando il vincolo dell’unanimità per le politiche ordinarie, rispettando il principio guida dell’unità nella valorizzazione della diversità culturali delle nazioni e dei diversi territori, garantendo il rispetto dello Stato di diritto e dei propri valori fondamentali nei diversi Stati membri, anche con un più efficace utilizzo di misure economiche come deterrente.
Urgente e necessaria è l’individuazione di soluzioni che assicurino l’efficacia dei processi decisionali nella prospettiva dell’allargamento dell’UE a nuovi Stati membri, e una maggiore coesione e autorevolezza nei rapporti con altre aree geopolitiche. D’altra parte, deve essere considerata la possibile adozione di nuovi strumenti legislativi europei prendendo anche a riferimento la Dichiarazione dei ministri dell’OCSE sul rafforzamento della democrazia di novembre 2022, inclusiva dei piani d’azione per la partecipazione e l’apertura dello spazio civico, e per il contrasto alla misinformazione/disinformazione. In tale contesto, è fondamentale che l’UE persegua il Piano già adottato per il coinvolgimento partecipativo dei giovani nei processi decisionali e lo Youth Check, anche considerando i nuovi impegni che gli Stati membri assumeranno nel quadro del prossimo “Summit sul Futuro” delle Nazioni Unite. In quest’ambito le istituzioni dell’UE, in coordinamento con gli Stati membri, devono rafforzare la capacità di rendere maggiormente trasparenti, accessibili e comprensibili alla cittadinanza i processi strategici in corso e i relativi risultati.
6. Ampliare la capacità d’investimento pubblico e privato nell’Ue.
Il quadro finanziario pluriennale deve assumere a tutti gli effetti funzione di riferimento per l’attuazione del Piano d’accelerazione. Il quadro di coordinamento del Semestre europeo deve svolgere un più forte ruolo d’integrazione tra bilancio pubblico europeo e bilanci nazionali, rafforzando la coerenza delle politiche per l’Agenda 2030 anche nella relazione annuale di crescita sostenibile. Per superare la frammentazione delle politiche fiscali nazionali, occorre avviare un percorso che porti alla realizzazione di significativi investimenti collettivi a livello dell’Unione: di conseguenza, deve essere rafforzata e ampliata la capacità fiscale europea per finanziare investimenti finalizzati al raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile. Le riforme, nel quadro europeo e nei quadri nazionali, dovranno comunque favorire, di regola, il reindirizzamento dei flussi finanziari privati verso il raggiungimento degli SDGs, il che produrrebbe benefici per la stabilità finanziaria, sia pubblica che privata, anche nel lungo termine. Vanno promossi strumenti e metodi comuni per misurare il contributo delle politiche dell’Unione e nazionali al conseguimento degli Obiettivi dell’Agenda 2030 nel ciclo del Semestre europeo, con particolare riferimento alla riduzione delle diseguaglianze territoriali. A seguito del Summit sul Futuro, nel quadro della riforma dell’architettura finanziaria globale, potranno essere considerate possibili ipotesi di riforma dei Trattati europei per meglio integrare nel mandato della Banca Centrale Europea il perseguimento degli obiettivi di sostenibilità.
7. Rafforzare l’impegno dell’Ue per conseguire gli obiettivi di sviluppo sostenibile in un quadro istituzionale multilaterale, prevenendo conflitti e promuovendo la pace
La pace e la prevenzione dei conflitti, i diritti umani, la risposta alle sfide ambientali, il sostegno a una piattaforma internazionale di risposta alle emergenze, la sicurezza sanitaria globale, tutti temi del prossimo Summit sul Futuro dell’ONU, devono essere integrati tra loro in una visione strategica di sistema dell’azione esterna dell’UE nel quadro del Piano d’accelerazione 2024-2029.
L’UE deve confermare la propria capacità di leadership per gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile mantenendo la promessa di un sostegno forte e determinato alle proposte di riforma dell’ONU e delle istituzioni finanziarie multilaterali in discussione al Summit sul Futuro di settembre 2024, assicurando l’impegno a perseguire i successivi sviluppi attuativi, attraverso il proprio sostegno a un nuovo contratto sociale globale ancorato ai diritti umani e alla solidarietà tra generazioni. Per fare fronte alle numerose sfide geopolitiche internazionali occorre aumentare gli sforzi per dotarsi di una politica estera comune, in grado di rafforzare il ruolo dell’UE come interlocutore unico nei negoziati internazionali.
L’Unione europea dovrà essere pronta a rivalutare le proprie politiche per la migrazione e l’asilo qualora i nuovi strumenti normativi adottati non risultassero sufficientemente adeguati per garantire il rispetto dei diritti umani e rispondere a possibili emergenze umanitarie di ampia portata. Inoltre, va rafforzata la coerenza tra le misure che l’UE adotta nei diversi ambiti della cooperazione allo sviluppo, dagli accordi commerciali alla regolamentazione d’accesso al mercato unico, dai negoziati internazionali sull’ambiente a quelli sui diritti umani e sulla prevenzione dei conflitti. In particolare, l’UE, assumendo tutte le misure di pertinenza della nuova ‘Agenda per la pace’ in discussione alle Nazioni Unite, dovrà rafforzare il coordinamento delle azioni degli Stati membri per la prevenzione dei conflitti, mettendo a disposizione adeguate risorse finanziarie, rafforzando l’approccio Team Europe, specialmente con la cooperazione internazionale verso i paesi Africani. Facendo proprie le proposte incluse nella nuova ‘Agenda per la pace’, l’UE deve essere anche promotrice del rinnovo dell’impegno degli Stati nella messa al bando delle armi nucleari e delle armi letali a guida autonoma diretta dall’intelligenza artificiale, e degli impegni generali per la riduzione delle spese militari e l’uso di tali fondi alternativo per infrastrutture e servizi sociali.
Per consolidare e rafforzare il multilateralismo e costruire un mondo più giusto, sostenibile e inclusivo, oltre a un deciso sostegno alla riforma dell’architettura finanziaria globale nel quadro del Patto sul futuro, è necessario incoraggiare i singoli Paesi europei a destinare almeno lo 0,7% del Reddito Nazionale Lordo all’Aiuto Pubblico allo Sviluppo. Vanno sviluppati accordi quadro con i Paesi in via di sviluppo, specialmente quelli africani, per affrontare emergenze globali come il cambiamento climatico, la sicurezza energetica, l’approvvigionamento alimentare e le migrazioni. Dato l’interesse strategico dell’UE per il continente africano, come per i temi sopra indicati delle transizioni “gemelle”, anche in questo caso l’emissione di debito comune per lanciare un piano europeo di sviluppo sostenibile dell’Africa andrebbe valutato con attenzione.
Di particolare rilevanza nel quadro del Summit sul Futuro è anche il perseguimento del “Patto Globale Digitale”, al fine di definire accordi per una governance globale dell’IA e della circolazione dei dati entro il 2030. In questa prospettiva l’UE, anche sulla base dell’attuazione della recente legge europea sull’intelligenza artificiale, deve mantenere la propria coerenza con un modello di sviluppo tecnologico incentrato sull’umano e ancorato ai diritti umani universali, finalizzando le nuove tecnologie al raggiungimento degli SDGs.
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