Roma e Bruxelles tentano di schivare maxi-dazio Usa su pasta. Opposizioni all’attacco

La guerra dei dazi con gli Stati Uniti è tutt’altro che scongiurata. Da Oltreoceano arriva la minaccia contro il più italiano dei prodotti più esportati nel mondo: la pasta. Il Dipartimento del Commercio americano accusa i produttori italiani di dumping e minaccia una tariffa del 91,74%, in aggiunta al 15% già in vigore, facendo salire la tariffa complessiva sulla pasta a quasi il 107%.

Il nuovo maxi-dazio potrebbe scattare da gennaio 2026. Contro questo rischio, la Commissione europea, lavora in coordinamento con il governo italiano all’indagine antidumping di Washington e, garantisce il portavoce della Commissione europea per il Commercio, Olof Gill, “interverrà se necessario”. La proposta americana parte da un’indagine del Dipartimento del Commercio di Washington, dopo una revisione richiesta da alcune aziende concorrenti negli Stati Uniti, che coinvolge La Molisana e Garofalo. Le autorità Usa hanno determinato in via preliminare i margini di dumping medi ponderati stimati per il periodo dall’1 luglio 2023 al 30 giugno 2024 del 91,74% sia per La Molisana Spa che per il Pastificio Lucio Garofalo Spa. L’ad della Molisana, Giuseppe Ferro, sembrava aver aperto questa mattina alla possibilità che il pastificio fosse pronto ad aprire uno stabilimento di produzione negli Stati Uniti. La notizia viene poi smentita dalla stessa azienda poche ore dopo, aggiungendo che è intenzione dell’azienda “proseguire l’iter legale così come intrapreso”.

Intanto, dalle opposizioni parte l’attacco all’esecutivo. “È evidente l’obiettivo di Trump di spingere alla delocalizzazione le nostre produzioni“, rileva la segretaria del Pd, Elly Schlein, che grida all’impoverimento industriale per l’Italia e taccia Giorgia Meloni di “finto patriottismo”: “Anziché difendere gli interessi industriali e occupazionali italiani preferisce difendere le sue amicizie politiche e ideologiche. E dopo aver minimizzato e sottovalutato per mesi gli effetti dei dazi americani il governo Meloni ad oggi non ha ancora proposto alcuna misura per sostenere la domanda interna e le imprese. Si diano una mossa“, tuona la dem.

Il leader del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte si rivolge direttamente ai cittadini, sui social: “Avete visto almeno un euro dei 25 miliardi di aiuti promessi dalla presidente del Consiglio ad aprile? Per ora abbiamo notizia solo di oltre 20 miliardi di aumenti in 3 anni per armi e difesa”, denuncia, accusando Palazzo Chigi di aver lasciato le imprese vessate dalla trattativa con Trump da sole. Il pentastellato propone di “prendere soldi da extraprofitti energetici e delle banche, dalle risorse concentrate sulla folle corsa al riarmo per metterli sulle emergenze di lavoratori con stipendi da fame e imprese che escono da 30 mesi di crollo della produzione industriale su 33 di Governo”.

Oggi, per l’esponente di Alleanza Verdi Sinistra Angelo Bonelli,assistiamo ai risultati dell’amicizia del Governo Meloni con gli Usa”. L’ecologista parla di una politica “totalmente asservita a Washington, che non difende gli interessi delle imprese italiane ma li sacrifica per compiacere i suoi alleati d’oltreoceano”. Dov’è Giorgia Meloni “che si era fatta pontiera nei suoi viaggi a Washington?”, domanda. “Ha capito che per essere più forte negli scenari che contano deve essere con Trump. Forte con i deboli e debole con i forti”.

A Chicago per il Vinitaly.Usa, Francesco Lollobrigida fa il punto sulla tutela dell’export con l’ambasciatore Marco Peronaci, assicurando che i dossier legati alla presunta azione anti dumping sono seguiti con attenzione. Farebbero comunque scattare, per il ministro dell’Agricoltura, un meccanismo “iper protezionista del quale non vediamo né la necessità né alcuna giustificazione”. Il Governo i diplomatici italiani lavorano per affrontare questo e altri dossier (vino, pecorino romano, olio extravergine) utili a garantire rapporti commerciali “floridi e sempre più proficui”, commenta.

I super-dazi sulla pasta italiana sono “ingiusti, con una forzatura strumentale che in questo caso è data proprio dall’entità del dazio che si vuole applicare”, commenta con GEA Luigi Scordamaglia, amministratore delegato di Filiera Italia. Secondo il manager “il comportamento omissivo va prima di tutto dimostrato”. E su questo, comunque, le aziende coinvolte hanno “già dichiarato di aver fornito la documentazione che smentisce” il dumping. E poi “non sono state interpellate tutte le aziende. E’ evidente quindi che la questione sia strumentale”. Scordamaglia si dice comunque “fiducioso”. La decisione definitiva non è stata presa, le aziende hanno ancora 120 giorni di tempo per presentare ufficialmente la loro difesa. In questo periodo, prevede l’ad di Filiera Italia, “la pronta reazione del governo, del ministero degli Esteri, dell’Agricoltura, dell’ambasciata a Washington e le documentazioni che saranno presentate porteranno a cancellare il dazio, o di portarlo come è stato in passato in situazioni analoghe al 4-5%”.

mariaelena.ribezzo

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