Nella corsa sfrenata a isolare Vladimir Putin e a fare a meno del suo gas, del suo petrolio e del suo carbone, in questa corsa sfrenata – dicevamo – se l’Unione europea indossa i panni del frontman, gli Stati Uniti hanno assunto il ruolo di suggeritori. Ovviamente a distanza. Prova ne sia che Joe Biden ha dettato la linea del G7 e spinge affinché le sanzioni nei confronti della Russia siano ogni settimana, forse ogni giorno, sempre più severe.
Resta il fatto che l’indebolimento del Cremlino è un obiettivo americano a prescindere dalla guerra e da ciò che essa sottintende. Per la cronaca, in un lunedì nerissimo per la Borsa e per lo spread, in capo alla parata militare del 9 maggio, Putin ha scaricato sull’occidente le responsabilità del conflitto. Sintetizzando: la Nato vuole espandersi, noi ci sentiamo minacciati, noi cerchiamo di difenderci, eccetera eccetera. C’era onestamente da immaginarselo. Però, ricapitolando: Biden pressa, la Ue si adegua forse un po’ troppo, il gas diventa una discriminante per il presente e per il futuro mentre le ritorsioni si allargano anche ai rifornimenti di petrolio (con liti e spaccature interne all’Unione) e carbone.
Intanto la guerra continua e scivola su un piano inclinato che sembra non raddrizzarsi mai; al tempo stesso, le ripercussioni cominciano a farsi sentire sul fronte dell’approvvigionamento del grano, ‘prigioniero’ da mesi nei silos ucraini, stoccaggio in questo caso non voluto, con il quale presto o tardi dovremo confrontarci. E sarà un ‘confronto’ non meno doloroso di quello energetico perché, ad esempio, il Wfp (Word food programme) dell’Onu l’ha toccata piano in sede di previsioni, profilando l’ipotesi di carestie e inflazione se non tornerà la pace.
A questo punto, la missione del premier Mario Draghi a Washington pare sia dirimente. Oltre al consolidamento della liaison transatlantica, il tema centrale è la risoluzione del problema delle forniture di gas. Guarda caso, quello liquido statunitense serve all’Italia per smarcarsi dalla Russia, malgrado costi di più ma la situazione – suggeriscono – è così compromessa che non bisogna stare troppo lì a mercanteggiare sul prezzo. E allora, tra l’accelerazione sulle rinnovabili e una coccola all’idrogeno, si aprano le valvole al gas a stelle e strisce. Al massimo, daremo un’altra botta al Pnrr per pagarlo…
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