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Snam investe 11,5 miliardi al 2027. Focus su sicurezza energetica e transizione green

Transizione energetica, sviluppo della dorsale dell’idrogeno, investimenti green con l’obiettivo di raggiungere la neutralità carbonica nel 2050. Snam presenta il nuovo piano 2023-2027 che prevede 11,5 miliardi di euro di investimenti totali (al netto dei finanziamenti pubblici pari a circa 900 milioni), con un incremento del 15% rispetto al piano 2022-2026, “destinati al rafforzamento delle infrastrutture di trasporto, stoccaggio e GNL e ai business della transizione (biometano, CCS, idrogeno ed efficienza energetica)”. “In un contesto energetico globale che continua ad essere sfidante e volatile investiremo nello sviluppo di un’infrastruttura in grado di gestire in modo sempre più flessibile una pluralità di molecole verso la neutralità carbonica del Paese“, dichiara Stefano Venier, amministratore delegato di Snam  ribadendo l’impegno del gruppo “per rafforzare la sicurezza energetica, garantendo infrastrutture per forniture diversificate e sostenibili nel lungo periodo e supportando il percorso di transizione, anche attraverso progetti considerati strategici a livello europeo”.

In generale, Snam potenzia l’impegno di sostenibilità nel medio-lungo periodo, nel nuovo piano strategico aggiornato: net zero su tutte le emissioni al 2050 e nuovo target sulla biodiversità, con impatto da neutrale (2024) a positivo dal 2027. Aumenta all’85% al 2027 (80% nel precedente piano) il peso della finanza sostenibile sul totale del funding. Come si legge in una nota, sulle emissioni Scope 1 e 2, l’azienda ha come obiettivo la neutralità carbonica entro il 2040. A partire dal -8% di emissioni registrato nel 2023 sulla nuova baseline del perimetro regolato che porta a -16% la riduzione complessiva dal 2018, e del -4% sul totale di Gruppo, Snam ha fissato nuovi target nel medio termine, pari a -25% al 2027, -40% al 2030 e -50% al 2032. A questi obiettivi Snam aggiunge un nuovo impegno di lungo termine: raggiungere il net zero su tutte le emissioni (incluse quindi anche le Scope 3) entro il 2050.

Scendendo nei dettagli, allo sviluppo sostenibile delle infrastrutture sono destinati 10,3 miliardi di euro, in particolare: 7,4 miliardi di euro dedicati al trasporto (rispetto ai 6,3 miliardi del precedente piano), compresi gli investimenti relativi al potenziamento della Dorsale Adriatica, la sostituzione di circa 900 km di rete, la costruzione di stazioni di compressione dual fuel, le opere di collegamento con le FSRU e gli impianti di biometano; 1,4 miliardi di euro (rispetto a 1,3 miliardi del precedente piano) per l’ampliamento e l’upgrade dei siti di stoccaggio; 1,5 miliardi di euro (rispetto a 1,4 miliardi del precedente piano) destinati al GNL, con un aumento riconducibile alla messa in esercizio della FSRU di Ravenna, al ricollocamento della FSRU di Piombino, ai relativi investimenti infrastrutturali e alla realizzazione delle infrastrutture small-scale (Panigaglia e Pignataro) nel Nord e nel Sud Italia.

Gli investimenti nei business della transizione energetica ammontano a 1,2 miliardi di euro. In particolare, per il biometano sono previsti 400 milioni di euro: attraverso la controllata Bioenerys, circa 400 milioni di investimenti sono dedicati alla messa in esercizio di impianti per raggiungere una capacità complessiva di 80 MW e una produzione attesa pari a circa 135 milioni di metri cubi l’anno entro il 2027. In questo segmento di business, il gruppo svolge un duplice ruolo: da un lato, facilita le interconnessioni degli impianti alla rete e, dall’altro, sviluppa e realizza impianti con un focus che va dalla frazione organica dei rifiuti solidi urbani a quello, sempre più strategico, delle materie prime agricole. Alla fine del 2023, il gruppo già vanta una solida piattaforma di 40 impianti in esercizio con circa 41 MW di capacità di biometano e biogas, rafforzando il proprio ruolo di operatore di primo piano su scala industriale.

Valentina Innocente

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