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Stretta Usa su emissioni: piano per ridurre CO2 centrali elettriche

Continua l’azione del governo americano a difesa del clima. L’amministrazione di Joe Biden ha annunciato un maxi piano per ridurre le emissioni di CO2 per le centrali elettriche, comprese quelle a gas e carbone, a partire dal 2030, misure tanto attese nell’ambito degli impegni climatici degli Stati Uniti. Queste nuove norme prevedono, tra l’altro, l’obbligo per alcune centrali elettriche a carbone di catturare le proprie emissioni di CO2, invece di immetterle nell’atmosfera. Se entreranno in vigore, sarà la prima volta che l’Environmental Protection Agency (Epa) imporrà restrizioni sulle emissioni di CO2 delle centrali elettriche esistenti. La produzione di elettricità rappresenta circa un quarto delle emissioni di gas serra americane.

Come un precedente tentativo sotto il presidente Obama, è probabile che questi regolamenti vengano combattuti in tribunale. Secondo il direttore dell’Epa, Michael Regan, avranno il potenziale per prevenire l’emissione di “oltre 600 milioni di tonnellate di carbonio entro il 2042“, che equivalgono alle emissioni di “metà delle auto americane in un anno“. Regan ha però avvertito che porterebbero alla chiusura delle centrali elettriche a carbone, ma ha assicurato che avrebbero “un impatto trascurabile sui prezzi dell’elettricità“.

In concreto, le regole proposte variano a seconda del tipo di centrale, del loro livello di utilizzo o anche della loro eventuale data di chiusura prevista. L’agenzia fa affidamento in particolare sulle tecniche di cattura e stoccaggio della CO2, che sono ancora rare e costose. Nel 2022, secondo la US Energy Information Agency, circa il 60% della produzione di elettricità negli Stati Uniti proveniva da gas (40%) o carbone (20%), seguita dal nucleare (18%) e dalle energie rinnovabili ( 21,5%).

Il governo sta scommettendo sul loro sviluppo, dopo aver approvato lo scorso anno una legge (il controverso Inflation Reduction Act) che prevede maggiori crediti d’imposta per le centrali elettriche che utilizzano queste tecniche. Una prima categoria riguarda le centrali termoelettriche a turbina a vapore, cioè prevalentemente a carbone. Secondo le nuove regole, chi intende proseguire dopo il 2040 dovrà installare tecnologie che consentano di catturare il 90% della CO2 emessa dal 2030. Nessuna restrizione, invece, per le centrali a carbone dismesse entro il 2032, o addirittura entro il 2035 per quelle funzionanti a meno del 20% della loro capacità.

L’Epa sostiene che l’installazione di queste tecnologie richiederà tempo e sarà particolarmente conveniente per gli impianti che operano più a lungo. Per le centrali elettriche a gas che utilizzano turbine a combustione, si propongono due percorsi: da un lato la cattura della CO2, dall’altro l’idrogeno a basse emissioni di carbonio. Le nuove centrali elettriche a gas utilizzate ad alta capacità dovranno catturare il 90% della loro CO2 entro il 2035, oppure utilizzare idrogeno a basse emissioni di carbonio al 30% entro il 2032 e al 96% entro il 2038. Si applicano le stesse regole alle più grandi centrali elettriche a gas già esistenti. Regan ha assicurato che queste proposte erano “al 100% in linea” con gli impegni di Joe Biden, che ha promesso una produzione di energia a emissioni zero dal 2035.
Già nel 2015 Barack Obama aveva annunciato un piano per ridurre le emissioni di CO2 delle centrali elettriche, che è stato bloccato prima di entrare in vigore: la Corte Suprema aveva limitato la capacità di agire dell’EPA l’anno scorso. Secondo la sentenza, le regole generali, che avrebbero la conseguenza di imporre una transizione dal carbone ad altre fonti energetiche, esulano dall’autorità dell’agenzia.
Le misure presentate giovedì seguono “l’approccio tradizionale” dell’EPA per agire sotto il ‘Clean air act’, ha assicurato Regan. “Siamo fiduciosi di agire entro questi limiti”, ha affermato. Prima di essere finalizzate, le nuove regole devono essere oggetto di un periodo di dibattito pubblico.

Valentina Innocente

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