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I consumi di gas calano ma la nostra produzione industriale sale

La produzione industriale italiana ha iniziato il 2023 peggio del previsto. A gennaio Istat ha registrato un -0,7% mensile, contro attese di -0,1%, e un incremento dell’1,4% annuale (le aspettative erano per un incremento del 2,9%). Però “il rialzo su base annua è solo un’illusione ottica considerato che a gennaio 2022 la produzione precipitò, secondo gli indici aggiornati di oggi da noi rielaborati, del 3,1% su dicembre 2021 e del 2,7% su gennaio 2021. Non per niente rispetto agli anni precedenti il confronto con il dato di oggi resta sfavorevole”, afferma Massimiliano Dona, presidente dell‘Unione Nazionale Consumatori. “Secondo il nostro studio, infatti, se la produzione di gennaio 2023, nei dati corretti per gli effetti di calendario, è salita dell’1.4% rispetto a gennaio 2022, è ancora inferiore sia rispetto al 2021, -1,4%, sia con il dato pre-pandemia del gennaio 2020, -3,3%, gap che sale addirittura al 6,2 per i beni di consumo non durevoli”, conclude Dona.

Tra i settori di attività economica che presentano variazioni tendenziali (anno su anno) positive si segnalano la fabbricazione di coke e prodotti petroliferi raffinati (+15,3%), la produzione di prodotti farmaceutici di base e preparati farmaceutici (+14,3%) e la fabbricazione di computer e prodotti di elettronica (+11,8%). Le flessioni più ampie si registrano invece nella fabbricazione di prodotti chimici (-10,8%), nell’industria del legno, della carta e della stampa (-10,4%) e nella fornitura di energia elettrica, gas, vapore ed aria (-9,3%). Tuttavia, se contestualizzato, il dato della produzione industriale appare meno peggio del previsto. Intanto va considerato che il +1,4% andrebbe raffrontato col consumo di gas, materia prima fontamentale in Italia. E il primo report mensile del Gas Exporting Countries Forum, noto anche come Opec del gas, mostra che “a gennaio il consumo di gas è diminuito del 22% su base annua a 7,6 miliardi di metri cubi. Il calo del consumo di gas è stato determinato dalle temperature più calde, con una temperatura media superiore di 1,1°C rispetto alla norma stagionale”, precisa il Gecf, che sottolinea come “per il 13° mese mese consecutivo, il consumo di gas nel settore industriale sia diminuito su base mensile rispetto all’anno precedente, in risposta ai prezzi elevati del gas naturale”.

“Il calo della produzione industriale è stato più ampio delle attese, ma non annulla il balzo di dicembre”, commenta Paolo Mameli, senior economist della Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo. Anzi, “a differenza che in altri Paesi europei (Germania in primis), la produzione nei settori ad alta intensità energetica è calata ancora su base congiunturale a gennaio (-0,9% mensile), ma la tendenza di calo si è andata via via attenuando nel periodo più recente: la variazione negli ultimi tre mesi risulta pari a -2% trimestre su trimestre a gennaio, dopo un punto di minimo a -6,1% lo scorso settembre”, continua Mameli. Per cui “l’industria, che è stata la principale responsabile del calo del Pil nello scorcio finale dello scorso anno, potrebbe quantomeno non frenare il valore aggiunto a inizio 2023. Ciò indica rischi al rialzo sulla nostra attuale previsione di un’attività economica stagnante nel trimestre in corso dopo il -0,1% trimestrale visto a fine 2022″.

Il Pil potrebbe dunque anche essere positivo da gennaio a marzo. “Di recente, abbiamo rivisto al rialzo le nostre previsioni sulla crescita dell’economia italiana quest’anno (dallo 0,6%, già ampiamente al di sopra del consenso negli ultimi 6 mesi, allo 0,8%), grazie alla moderazione dei prezzi energetici, mentre abbiamo ridotto la nostra previsione per il 2024 (dall’1,8% all’1,5%, che resta peraltro al sopra della stima media di consenso), sulla scia degli effetti ritardati della stretta monetaria della Bce”, conclude il senior economist della Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo.

Vittorio Oreggia

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