“L’accordo tra i due principali partiti d’opposizione di Taiwan con la probabile vittoria del candidato del Kuomintang, più aperto al dialogo con la Cina rispetto alla presidenza attuale, alle elezioni del prossimo gennaio, ha tolto dal tavolo del vertice Biden-Xi Jinping la controversia più pericolosa. L’altro nodo cruciale è quello della guerra commerciale derivante dallo scontro tecnologico tra le due superpotenze”. Lo sostiene il politologo Ian Bremmer, fondatore del centro di ricerche Eurasia, intervistato da il Corriere della Sera. “sarà interessante vedere quanto l’apertura di un dialogo sul controllo dell’intelligenza artificiale e sulle altre tecnologiche digitali ed energetiche andrà in profondità e allenterà le tensioni sul commercio. O se si andrà alla guerra fredda tecnologica: con gli Usa che chiudono sui loro microchip e la Cina sui suoi minerali rari. Comunque il clima è molto migliorato”, aggiunge. E ancora: “I progressi sulla tutela dell’ambiente, l’energia, l’intelligenza artificiale. E, pur continuando a competere con durezza in campo economico e nell’arena geostrategica, la volontà di tornare a scambiare informazioni militari per evitare che incidenti casuali provochino conflitti. Ma, più in generale, è evidente l’intenzione tanto di Biden quanto di Xi di comportarsi, sullo scenario internazionale, da adulti consapevoli delle responsabilità che derivano dalla loro forza: atteggiamenti ben diversi da quelli della Russia di Putin o dell’Iran”.
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