Addio Berlusconi, mille vite in una tra successi, dolori e la passione per i cactus

Silvio Berlusconi è morto questa mattina all’ospedale San Raffaele di Milano, dove era ricoverato dal alcuni giorni. Amato, odiato, condannato e assolto, votato e decaduto, potente e sottovalutato. Comunque la si pensi, è stato un simbolo del Made in Italy nel mondo, sia nel bene che nel male, a seconda dell’angolatura da cui lo si è osservato. Chi gli era accanto ne ha sempre osannato le doti, chi gli sedeva contro lo ha combattuto, anche aspramente, ma non è mai riuscito a buttarlo giù dalla torre. Amava ripetere di aver raggiunto sempre tutti gli obiettivi che si poneva: dall’imprenditoria al calcio, alla politica.

Ma qualche volta gli si è allungato il naso per qualche bugia. Anzi, per alcune sue ‘verità alternative’. Già, perché uno dei suoi più grandi desideri non si è mai realizzato: diventare presidente della Repubblica. Magari di un sistema presidenzialista (o semi), ma ora poco importa. Nei libri di storia c’è già ormai, perché al di là di ogni possibile opinione nella sua vita ha creato un impero, prima con l’edilizia tirando su Milano 2 negli anni Settanta; poi editoriale e televisivo, con Mediaset, che dagli anni Ottanta ha rotto gli argini del sistema pubblico di tele-radio trasmissione, successi imprenditoriali che gli valsero, nel 1977 il riconoscimento dell’Ordine al merito del lavoro per cui cui è sempre stato chiamato Cavaliere; è stato dal 1986 al 2017 il patron della sua squadra del cuore, il Milan, portandolo sul tetto d’Italia (8 scudetti, 1 Coppa Italia, 7 Supercoppe), d’Europa (5 tra Coppa campioni e Champions League e altrettante Supercoppa Uefa) e del mondo (2 Coppe intercontinentali, 1 mondiale per club); ha vinto per ben tre volte le elezioni politiche (nel 1994, 2001 e 2006) con un partito creato dal nulla, Forza Italia, a capo di una coalizione costruita con soggetti vicini ma apparentemente incompatibili, Lega e Alleanza nazionale; ed è stato per quattro volte presidente del Consiglio (1994-1995, 2001-2005, 2005-2006, 2008-2011).

Silvio Berlusconi è stato così tante cose, che raccontarle adesso, evitando lenzuolate chilometriche, diventa un compito ai limiti dell’impossibile. Ma una cosa ancora non risalta della sua incredibile esistenza: l’amore per la natura e per l’ambiente. Eppure è sempre stata una sua grande passione, se pensiamo che nello smisurato archivio delle sue interviste ci sono anche racconti di come abbia scelto personalmente le piante, soprattutto i cactus, e gli alberi per i giardini delle sue favolose residenze. Da Arcore alla Sardegna, non ha mai voluto far mancare il suo tocco per i buenos retiros della sua vita. Soprattutto sull’isola resterà mitologica la scelta di aver installato un finto vulcano all’interno dei 120 ettari di Villa Certosa, che nel 2013 fece preoccupare i vicini per il fumo sprigionato dai lapilli per un’eruzione controllata durante una festa di Ferragosto.

Nonostante questo episodio, va dato atto al Cav di aver visto i danni del riscaldamento globale molto prima di altri leader internazionali, a partire dal suo amico, l’ex presidente Usa George W. Bush: sul tema era più vicino alle posizioni di Barack Obama, per dire, e lo disse apertamente durante il G8 a L’Aquila. Fu il primo capopartito a creare i Circoli di Forza Italia dedicati all’ambiente e alla cultura rurale, anche se non ha mai amato quello che definiva “l’ambientalismo ideologico”. Ad esempio, sul nucleare era d’accordo, almeno su quello di nuova generazione. E nell’ultima campagna elettorale, della scorsa estate, nel suo programma inserì la piantumazione di 1 milioni di nuovi alberi tra le promesse da mantenere.

Non va assolutamente dimenticata la passione del Cav per gli animali, che trasformò in impegno politico appoggiando le iniziative del suo partito in loro difesa. Dai cavalli ai cani, fece diventare famoso il suo barboncino Dudù, primo di una ‘stirpe’ di oltre 9 cagnolini che hanno accompagnato gli ultimi anni della sua vita. Indimenticabili le foto della visita di Vladimir Putin in Italia, nel 2014, mentre gioca lanciando la pallina al cagnolino dell’amico Silvio nei corridoi di Palazzo Grazioli. Anche nella sua vita privata Berlusconi è stato un personaggio pubblico, forse troppo. Nato da una famiglia milanese di estrazione borghese il 29 settembre del 1936, primogenito di Luigi, impiegato di banca, e Rosa Bossi, ha avuto due fratelli, Maria Antonietta (morta nel 2009) e Paolo. È cresciuto con i Salesiani, ma ha anche vissuto l’occupazione nazifascista.

Diploma di maturità classica, poi la laurea in Giurisprudenza (successivamente ne ha ricevuta un’altra, ad honorem, in ingegneria gestionale), le prime esperienze come musicista sulle navi da crociera assieme al suo storico amico e collaboratore, Fedele Confalonieri, che da sempre lo accompagna anche come manager delle sue aziende. Berlusconi si è sposato due volte nella sua vita: la prima con Carla Elvira Lucia Dall’Oglio, dalla quale ha avuto Marina e Pier Silvio, la seconda con Miriam Bartolini, conosciuta più col suo nome d’arte, Veronica Lario, con la quale ha avuto altri 3 figli: Barbara, Eleonora e Luigi. Ha avuto 17 nipoti, di cui ha sempre parlato con profondo orgoglio.

C’è anche una parte buia della sua sfera personale. Quella delle ‘cene eleganti’ di Arcore, le accuse di aver avuto una relazione con Karima el Mahroug, detta Ruby, all’epoca dei fatti contestati minorenne, per cui è stato mandato a processo in diversi filoni d’inchiesta. Con la giustizia il suo rapporto è sempre stato… tormentato. A suo carico, infatti, sono stati aperti almeno 30 procedimenti ma solo uno è passato in giudicato: quello per frode fiscale, nel 2013, che portò alla sua decadenza da senatore in virtù della legge Severino. Senza contare che per anni il suo nome è stato accostato alla mafia, avendo avuto alle dipendenze, come stalliere, il boss di Cosa Nostra, Vittorio Mangano. Nel 1986 subì anche un attentato (fu fatto saltare con una bomba il cancello di Villa San Martino, ad Arcore), che in alcune intercettazioni dell’epoca, parlando con il suo amico e collaboratore, Marcello Dell’Utri (condannato nel 2014 a 7 anni per concorso esterno in associazione mafiosa), definì “affettuoso”, nel senso che non c’era l’intenzione di colpire lui o la sua famiglia.

Berlusconi ha vissuto 86 anni, ognuno dei quali a ritmi che nemmeno in tre alla volta sarebbero capaci di reggere. Per questo, se la leggenda narra che avrebbe potuto vivere fino a 120 anni, come sosteneva il suo storico medico personale (e amico) Umberto Scapagnini, possiamo tranquillamente affermare che Silvio quella soglia l’ha superata abbondantemente. Addio, Cavaliere.

Elena Fois

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