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Allarme fotovoltaico europeo: crollo prezzi import pannelli cinesi, rischio crac

La canzone del sole suona stonata in Europa. Secondo Opis – società del Dow Jones che fornisce quotazioni dell’energia, dati e analisi – i prezzi dei moduli solari in Cina sono scesi ai livelli più bassi di sempre. Per Walburga Hemetsberger, Ceo di SolarPower Europe, l’organizzazione che rappresenta i produttori fotovoltaici del Vecchio Continente, “sebbene il calo dei prezzi sia generalmente una notizia gradita, se non controllato ha gravi ripercussioni sulla nostra autonomia strategica aperta. Nel breve termine, ciò sta già ponendo sfide reali alla competitività interna e alla rinascita della produzione solare dell’Ue. Chiediamo urgentemente ai leader dell’Ue di salvare le linee di approvvigionamento tecnologico strategico dell’Europa”.

Una “tempesta perfetta” delle forze di mercato, non insolita per le materie prime, ha fatto scendere le quotazioni di oltre il 25%, spiega SolarPower Europe. I prezzi dei moduli hanno raggiunto il minimo storico di meno di 0,15 euro/W per i prodotti a basso costo, ora addirittura superando i livelli pre-Covid, rendendo estremamente difficile per le aziende manifatturiere europee vendere i propri prodotti. La notizia arriva subito dopo che la Norwegian Crystals, uno dei più longevi produttori di moduli del continente, ha dichiarato bancarotta. La combinazione di forti segnali di domanda globale e di feroce concorrenza tra i fornitori cinesi ha portato a tassi significativi di nuovi investimenti nelle catene di fornitura del solare fotovoltaico, continua l’organizzazione. Il conseguente eccesso di offerta ha portato a un rapido calo dei prezzi delle materie prime come il silicio, lungo tutta la catena di approvvigionamento fino a moduli, inverter e batterie.

Questo perché la Cina sta costruendo impianti di batterie ben oltre i livelli necessari per soddisfare la domanda interna di auto elettriche e stoccaggio dell’energia in rete, tra ingenti sussidi statali e prestiti bancari incontrollati che dovrebbero sostenere l’espansione internazionale dei produttori cinesi, scrive il Financial Times. Si prevede che la capacità di produzione nelle fabbriche di batterie cinesi raggiungerà quest’anno i 1.500 gigawattora – sufficienti per 22 milioni di veicoli elettrici – più del doppio dei livelli di domanda, previsti a 636 GWh, secondo i dati di Cru Group, una società di ricerca. In pratica – continua il quotidiano della city – i produttori di batterie stanno seguendo un modello mostrato in altri settori come l’acciaio, l’alluminio e i pannelli solari, dove le aziende cinesi beneficiano di sussidi per conquistare un’enorme quota del mercato globale ed eliminare la concorrenza a livello internazionale. Le regioni della Cina stanno gareggiando l’una contro l’altra per trarre vantaggio dai sussidi governativi e diventare epicentri di produzione di batterie in previsione dell’aumento della domanda futura, rischiando un eccesso di produzione. Una corsa che – sottolinea l’Ft – preoccupa persino il leader cinese Xi Jinping, che a marzo aveva messo in guardia l’industria dal rischio di un’espansione eccessiva e dal potenziale ciclo di espansione e contrazione, che ha colpito alcune industrie cinesi in rapida crescita, tra cui quella immobiliare e quella solare.

Il crollo dei prezzi ha spinto gli acquirenti europei a riempire i magazzini del Vecchio Continente di pannelli made in China con circa 40 gigawatt di corrente continua (GWdc) di capacità attualmente immagazzinati, la stessa quantità installata in tutto il continente nel 2022. Tutti questi pannelli solari immagazzinati valgono circa 7 miliardi di euro e potrebbero generare abbastanza elettricità per alimentare 20 milioni di case all’anno, ma per ora si accumulano. SolarPower segnala infatti un leggero, temporaneo rallentamento del mercato solare europeo nel terzo trimestre, legato all’inflazione e all’inasprimento dei colli di bottiglia relativi alle connessioni alla rete e alle autorizzazioni dei progetti.

Il mondo del fotovoltaico europeo chiede dunque urgentemente alla Commissione Ue di intraprendere azioni decisive, come ad esempio la “rapida acquisizione d’emergenza delle scorte di moduli dei produttori europei di fotovoltaico“, l’istituzione “di una banca per la produzione solare a livello europeo”. Si chiede poi di “accelerare l’adozione del Net Zero Industry Act, includendo forti criteri di sostenibilità e resilienza in aste specifiche” e di “promuovere l’impatto previsto del regolamento sul lavoro forzato dell’Ue sostenendo la Solar Stewardship Initiative”. Infine si auspica di “bilanciare l’eccesso di offerta con un ulteriore incremento della domanda di solare fotovoltaico in Europa, ad esempio attraverso la Direttiva europea sulle prestazioni dell’edilizia”. Hemetsberger continua: “La base originaria della produzione solare europea è andata perduta dieci anni fa. Se non rispondiamo rapidamente e in modo appropriato a questa crisi dei prezzi, andremo incontro a un’altra ondata di fallimenti e a una falsa partenza per l’agenda di autonomia strategica aperta dell’Ue”.

Valentina Innocente

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