“Mentre in tutto il mondo si discute su come restare all’interno del perimetro di incremento di temperatura media atmosferica disegnato dagli scienziati, che hanno stabilito in 1,5°C l’aumento massimo sopportabile nel prossimo futuro e il limite da non superare, ci sono alcuni sapiens che non prendono assolutamente in considerazione i dati scientifici e condannano l’intera umanità a un destino pericoloso e a una certa riduzione del benessere”. Lo scrive in un suo intervento su La Stampa il geologo e divulgatore Mario Tozzi. Il nodo è quello dei combustibili fossili. Tozzi scrive ancora che la corsa non è finita “come possiamo facilmente constatare dalle recentissime notizie di acquisizioni e accorpamenti da parte di Exxon e Chevron, che si sono assicurate, per circa 120 miliardi di dollari complessivi, rivali strategici e nuove estrazioni in zone chiave come la Guyana. Notizia che si aggiunge ai patti stretti da molte compagnie gaspetrocarboniere, fra cui Eni, con il Qatar per assicurarsi forniture di gas naturale liquefatto fino al 2053. Tradotto significa la morte degli accordi di Parigi (2018) e la fine di ogni speranza di lavorare sulle cause della crisi climatica: un ceffone non solamente agli ambientalisti, quanto a tutti gli uomini di buona volontà”. La morale di Tozzi è questa: “Nulla sembra poter fermare la sciagurata corsa delle major dei combustibili fossili alla trivella selvaggia: forti di una liquidità senza precedenti per via degli utili da record registrati negli ultimi tre anni, le corporation stanno progettando di estrarre ancora di più e per tempi ancora più lunghi, allontanando per sempre quella data del 2050 presa come termine ultimo per abbattere in maniera significativa le emissioni”.
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