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La Cop27 entra nella fase finale. Nella bozza manca ‘loss & damage’. Guterres: “Momento cruciale”

La Cop27 è arrivata alle fase finali e, al momento, non sembra essere sulla strada giusta per raggiungere un accordo soddisfacente. Nella bozza della dichiarazione finale divulgata giovedì spicca il ‘vuoto’ del paragrafo relativo ai ‘Bisogni speciali e circostanze speciali dell’Africa’: il testo infatti non fa riferimento alla creazione di un fondo ‘loss and damage’ per il finanziamento dei Paesi devastati dagli impatti climatici, richiesto oltre che dai Paesi più vulnerabili e dai Paesi in via di sviluppo del G77, anche dalla Cina. Rientrano, invece, nel documento, la necessità di esercitare tutti gli sforzi per raggiungere l’obiettivo dell’Accordo di Parigi di mantenere l’aumento della temperatura media globale ben sotto i 2°C. Investire in rinnovabili, velocizzare gli impegni di decarbonizzazione. Ma soprattutto c’è “urgenza di affrontare le perdite e di danni del riscaldamento globale“.

GUTERRES: “SIATE ALL’ALTEZZA DEL MOMENTO”. Un urgenza ribadita dal segretario generale dell’Onu Antonio Guterres che, di rientro dal G20 di Bali, in conferenza stampa si appella alle parti in causa chiedendo loro di essere “all’altezza di questo momento e della più grande sfida che l’umanità deve affrontare” perché “il mondo ci guarda e ha un messaggio semplice: siate pronti e datevi da fare”. Il momento, secondo Guterres, è cruciale: “ La Cop27 si concluderà tra 24 ore e le Parti rimangono divise su una serie di questioni importanti. È evidente che la fiducia tra Nord e Sud e tra economie sviluppate ed emergenti è venuta meno. Non è il momento di puntare il dito. Il gioco delle colpe è una ricetta per la distruzione reciproca assicurata”. Quindi, in sintesi, l’importante è lavorare alacremente e “trovare un accordo ambizioso e credibile sulle perdite e i danni e sul sostegno finanziario ai Paesi in via di sviluppo”. Fra le altre priorità, per il segretario generale dell’Onu, abbandonare i combustibili fossili, accelerare sulle rinnovabili (“rampa di uscita dall’autostrada dell’inferno climatico” e sbloccare i finanziamenti per il clima nei Paesi in via di sviluppo.

ACCORDI DI PARIGI – Nella bozza di documento finale, che ora verrà analizzata e discussa da sherpa e ministri delle nazioni presenti, si chiede di “esercitare tutti gli sforzi per raggiungere l’obiettivo dell’Accordo di Parigi di mantenere l’aumento della temperatura media globale ben sotto i 2 gradi Celsius dai livelli pre-industriali e per perseguire gli sforzi per limitare l’aumento della temperatura a 1,5 gradi Celsius sopra i livelli pre-industriali“.

AIUTI AI PAESI IN VIA DI SVILUPPO – Il documento, “rileva con preoccupazione il crescente divario tra le esigenze dei Paesi in via di sviluppo, in particolare a causa dei crescenti impatti del cambiamento climatico e l’aumento dell’indebitamento, e il sostegno fornito da quelli sviluppati, evidenziando che le attuali stime di tali bisogni sono dell’ordine di 5,6 trilioni di dollari fino al 2030“. Invece, “nel periodo 2019-2020 il flusso di finanza climatica globale è stato di 803 miliardi di dollari, il 31-32 per cento di quanto è necessario per tenere il riscaldamento sotto il 2%, verso l’obiettivo di 1,5°C. Questo livello di finanziamenti per il clima – si legge nel testo – è anche inferiore a quanto ci si aspetterebbe alla luce delle opportunità di investimento individuate e il costo del mancato raggiungimento degli obiettivi di stabilizzazione del clima”. Per questo, si sottolinea “l’urgente necessità di accelerare e migliorare l’azione per il clima e la fornitura di sostegno” ai Paesi in via di sviluppo “per affrontare il cambiamento climatico nelle aree di mitigazione, adattamento, perdita e danno al fine di rendere possibile il raggiungimento dell’obiettivo dell’accordo di Parigi”. Inoltre, la bozza “esprime grave preoccupazione per il fatto che l’obiettivo delle parti dei paesi sviluppati di mobilitare congiuntamente 100 miliardi di dollari all’anno entro il 2020 non sia stato ancora raggiunto e sollecita i paesi sviluppati a raggiungerlo”. Ribadisce poi “l’appello ai paesi sviluppati ad almeno raddoppiare la finanza per l’adattamento al 2025 rispetto al livello del 2019

INVESTIRE IN RINNOVABILI– Nel documento si precisa che “circa 4.000 miliardi di dollari l’anno devono essere investiti in energie rinnovabili entro al 2030, compresi gli investimenti in tecnologia e infrastrutture, per consentirci di raggiungere emissioni nette pari a zero entro il 2050″. “Gli investimenti in economia a basse emissioni richiedono da 4 a 6.000 miliardi di dollari all’anno“.

EMISSIONI – La bozza  “nota con grande preoccupazione” che, con gli attuali impegni di decarbonizzazione degli stati, “le emissioni al 2030 sono stimate dello 0,3% in meno rispetto al 2019“, mentre “dovrebbero essere ridotte del 43% al 2030 rispetto al 2019, se si vuole raggiungere l’obiettivo di zero emissioni nette“.

Valentina Innocente

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