Bianchi: “Superbonus Lazio per green edilizia. Roma no pattumiera d’Europa”

Una vita vissuta tra le sue due grandi passioni: giornalismo e ambiente. Dopo essere diventata uno dei volti più amati della televisione pubblica con il programma ‘Lineablu’, Donatella Bianchi scende in campo per le elezioni regionali nel Lazio, correndo come candidata presidente del Movimento 5 Stelle. Ligure di La Spezia, romana di adozione, Bianchi muove i primi passi della sua carriera nella redazione del Secolo XIX, poi collaborazioni con radio e tv, per la quale realizza reportage e monografie su turismo, beni culturali e ambientali su scala internazionale, fino al grande lancio con la Rai. Ma nel curriculum può vantare anche esperienze importanti alla presidenza del Wwf Italia
e del Parco nazionale delle Cinque Terre, la medaglia d’oro al merito della Marina militare italiana, il ruolo di ambasciatore italiano sia del Green Book della Commissione europea che per la Biodiversità da parte del ministero dell’Ambiente. Con GEA parla del suo programma e dei progetti che ha in mente per il Lazio.

Bianchi, a che punto è la Regione Lazio nella transizione ecologica?

“Grazie al grande lavoro fatto dalle due assessore del M5S abbiamo raggiunto obiettivi che fino a pochi mesi fa sembravano utopie. Il cambio di passo in Regione si è visto negli ultimi 18 mesi, quando il Movimento 5 Stelle è entrato in giunta e ha spostato l’attenzione su questioni rimaste irrisolte da troppi anni. E mi riferisco alla legge sul turismo, ferma da 15 anni, o all’assessorato alla Transizione ecologica che abbiamo fortemente voluto. È notizia recente l’approvazione del piano di Transizione ecologica che vale oltre 5 miliardi di euro. Molto è stato fatto, ma molto vogliamo e dobbiamo fare ancora. La destra al governo sta dimostrando di non considerare strategica la transizione ecologica, nascondendo la testa sotto la sabbia quando parliamo di cambiamenti climatici o salvaguardia ambientale. Noi invece abbiamo il tema ambientale al centro della nostra agenda e non faremo un passo indietro su argomenti che per noi hanno un valore assoluto”.

Il tema dei rifiuti è sempre molto attuale sul territorio: sul termovalorizzatore di Roma la posizione del M5S è chiara, ma se fosse eletta quali correttivi apporterebbe al piano regionale?

“Il ciclo dei rifiuti nel Lazio, dopo quasi un ventennio di commissariamenti e inadeguata pianificazione, deve essere ripensato verso l’economia circolare riducendo il consumo di materie prime: si deve investire in filiere corte di aggiornamento tecnologico, ricondizionamento dei beni, riparazione e riuso in grado di prevenire la produzione di rifiuti e far crescere di pari passo le industrie che riutilizzano le materie prime seconde distinguendolo dal rifiuto residuo. Il futuro non è bruciare tonnellate di rifiuti o trasformare il Lazio nella pattumiera d’Europa come vorrebbe il commissario Gualtieri, una buona parte del Pd laziale o Bonelli. Il futuro è la transizione ecologica e solo noi siamo in grado di spingere la Regione in questa direzione”.

Tra le vostre proposte c’è anche la nascita di un Superbonus Regione.

“La Regione Lazio potrebbe essere la prima ad aprire un canale parallelo a quello nazionale di incentivi alla ristrutturazione in chiave green. Possiamo mettere in campo una società regionale per comprare i crediti fiscali dalle banche e fluidificare il mercato degli interventi di ristrutturazione. La Regione potrebbe costituire un Fondo di garanzia per il credito bancario a favore delle imprese edilizie che non riescono a monetizzare i loro crediti. Questo significherebbe rilanciare comparto edile e generare posti di lavoro. I cosiddetti ‘green jobs’ sono la chiave per ridurre il nostro impatto ambientale e creare nuovi posti di lavoro specializzati e meglio remunerati”.

Il nucleare è il ‘male assoluto’ o una strada percorribile per l’indipendenza energetica?

“Le mie non sono posizioni ideologiche sul nucleare, ma guardo ai numeri e ai fatti. L’Italia ha deciso di uscire dal nucleare nel 1987 e abbiamo dimostrato in tutti questi anni di non essere capaci di gestire le dismissioni, siamo circa al 30%. Numeri molto bassi. Siamo un Paese che non ha completato lo smantellamento delle centrali nucleari che abbiamo ereditato negli anni passati. Siamo in infrazione europea da 10 anni per un deposito di scorie che ancora non sappiamo dove mettere. Il nucleare di quarta generazione sarà disponibile forse tra dieci anni perché la maturità della tecnologia non è immediata. Il nostro no al nucleare è basato su motivazioni concrete. Chi oggi continua a parlare di nucleare non risponde mai alle seguenti domande: dove vorreste fare gli impianti? Come e quando? E dove andrebbero stoccate le scorie radioattive? Sono soluzioni miopi e pericolose, che tentano di risolvere il problema con la stessa mentalità che l’ha creato. Noi siamo coerenti. Lasciamo ad altri il populismo sul nucleare”.

Chiara Troiano

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